Un’agghiacciante profezia ci arriva da James Hansen, 68 anni di cui quasi 30 passati al Goddard Institute for Space Studies della Nasa: quasi mai sbaglia una osservazione. Nel 1981 scrisse che il decennio successivo avrebbe segnato un picco di caldo e la previsione si avverò.
All’inizio degli anni Novanta disse che il primo decennio del nuovo secolo avrebbe battuto il record precedente e anche stavolta i fatti gli diedero ragione. Speriamo che adesso si sbagli perché lo scenario che disegna è da incubo: un aumento del livello dei mari di ben 7 metri a fine secolo.
Possibile? “Non solo possibile”, risponde Hansen, “ma molto probabile se ci comporteremo come ha fatto l’umanità in un film appena uscito, The age of stupid: noi viviamo nel momento in cui possiamo scegliere: imboccare la strada che ci consente di frenare il riscaldamento climatico o prendere la via che ci trascina verso un mondo simile al Pleistocene, quando il livello dei mari era più alto di 25 metri”.
L’Ipcc, la task force degli scienziati Onu, riduce le stime parlando di una crescita degli oceani di circa mezzo metro. Hanson frena il sollievo dati alla mano: “L’ONU prevede una crescita inferiore perché prende in considerazione solo alcuni fattori, come la dilatazione termica dell’acqua per l’aumento della temperatura. L’elemento cruciale, la deglaciazione, non viene conteggiato per una ragione molto semplice: il modello non riesce a calcolarlo in modo affidabile”.Lo scienziato basa la sua previsione sull’analisi di quello che è realmente accaduto in passato quando la concentrazione di anidride carbonica in atmosfera ha fatto un salto brusco. Raffrontando i dati di oggi con quelli paleo-climatici si può misurare la portata del rischio: se non si taglierà l’uso dei combustibili fossili, i ghiacciai della penisola antartica, che attualmente perdono 200 chilometri cubi all’anno, fonderanno nell’arco di un secolo. Il che produrrà un aumento di 6-7 metri del livello del mare a cui si dovrà aggiungere in collasso dei ghiacciai in zone come la Groenlandia.L’alternativa?Ridurre subito in maniera radicale l’uso dei combustibili fossili, a cominciare dal carbone. E’ l’unica possibile, perché anche due gradi in più in un secolo sono troppi. “Finora l’inerzia del sistema ci ha aiutato,” conclude Hanson, “perché ad esempio la massa d’acqua degli oceani ha frenato il riscaldamento climatico. Ma l’inerzia non è un alleato nel lungo periodo: appena si rovescerà la tendenza, gli oceani cominceranno ad accelerare il processo”. Eliminando subito l’uso del carbone, nell’arco di una ventina di anni potrebbe iniziare la discesa per mettere in sicurezza il pianeta.