Quando nel corso degli ultimi 5 anni abbiamo riportato notizie sul braccio robotico della DARPA (se ne avete voglia, il vecchio sito è a disposizione), parlavamo di prototipi avanzati: oggi possiamo parlare, con soddisfazione, di test clinici: è il futuro.
Non più tardi di due settimane fa gli organismi sanitari americani hanno approvato il protocollo che permetterà ai volontari di ottenere l’impianto di un braccio bionico: in prima linea, ancora una volta, soldati feriti in guerra. Saranno loro a sperimentare i benefici di questa nuova tecnologia, e ad aiutare medici e tecnici a correggere i suoi inevitabili difetti.
Entro 4 anni potremmo ritrovarci in un mondo che permette impianti massivi di protesi bioniche sulla popolazione: si tratta di dispositivi costati anni di ricerche e più di 100 milioni di euro, è quanto di meglio si trovi oggi nel campo del design prostetico, della robotica, e delle interfacce corpo-macchina.
E’ un evento che segnerà un salto gigantesco nella medicina e anche nel pensiero delle persone, che si avvicineranno all’idea di un uomo in grado di ‘aumentare’ la sua vita con la tecnologia.
Ci aspettiamo che finalmente si identifichi un problema e lo si trasformi in una soluzione tecnologia: non sarà un lavoro semplice da fare, per la prima volta al mondo robotica e medicina saranno così vicine nell’analisi dei risultati. Il passo avanti, tuttavia, è davvero notevole: La Food and Drug Administration ha tempi molto più lunghi (sui 10 anni), e la previsione di 4 anni è già una gran cosa, se si tiene conto che i trials clinici non sono giochini ma servono ad assicurare ai pazienti la sicurezza su ciò che assumono (in questo caso su ciò che si impiantano).
Risolti i dubbi sul degrado dei microchips, la manutenzione da effettuare e i rischi da rigetto, taglieremo finalmente questo nastro: sarà l’inizio di un mondo diverso.