Un gruppo di neuroscienziati inglesi ha scoperto che è possibile stabilire una ‘conversazione’ bidirezionale con persone in permanente stato vegetativo, grazie ad un dispositivo già presente ovunque in grado di leggere la loro attività cerebrale.
I ricercatori hanno notato come alcuni individui in questo stato siano in grado di comprendere quanto viene loro detto e seguire comandi per compiere alcune azioni: il progetto può cambiare radicalmente il modo con cui questi pazienti vengono trattati. Nell’esperimento è stato chiesto a 16 degenti nell’Addenbrooke Hospital di Cambridge di immaginare il movimento di una mano destra e di un piede.
Le loro onde cerebrali sono state seguite con un elettroencefalogramma collegato ad un casco provvisto di elettrodi: lo stesso percorso mentale è stato fatto eseguire a 12 volontari sani, per valutare la corrispondenza dei percorsi cerebrali. Bene, 3 dei 16 pazienti hanno attivato le stesse aree del cervello dei volontari sani, dimostrando di aver compreso e di aver ‘risposto’ alla richiesta.
Un corollario importante a questo studio, pubblicato online sulla rivista The Lancet, è che l’elettroencefalogramma può essere efficace quanto la risonanza magnetica nel ‘leggere’ l’attività cerebrale dei pazienti: un particolare non da poco, dato che si tratta di un dispositivo molto più economico e portatile.
Il gruppo, guidato dal Prof. Adrian Owen del Consiglio di Ricerca Medica di Scienze Cognitive a Cambridge ha lavorato ad altri 7 progetti simili in Inghilterra, Belgio e Canada: “le nostre scoperte,” ha dichiarato Owen, “mostrano come l’EEG può scoprire capacità in pazienti che si trovano in stato vegetativo, e avviare un futuro fatto di ‘comunicazioni di routine’ con alcuni di questi pazienti, basate sulla classificazione dei loro stati mentali”.
Quanto soffrono queste persone? Vorrebbero continuare a ‘vivere’ nel loro stato, hanno la possibilità di esprimere un desiderio, di chiedere che sia rispettato? Penso ai recenti casi in Italia, quale quello di Eluana Englaro, in stato vegetativo per 16 anni e al centro di polemiche spesso strumentali di fronte a scelte dolorose compiute da persone vicine in mancanza di alternative. Cosa può voler dire stabilire un contatto, capire cosa del mondo esterno percepiscono questi pazienti? Per molti di loro avere coscienza della loro situazione potrebbe rappresentare un inferno. D’altra parte stabilire una comunicazione con soggetti in stato vegetativo potrebbe aprire a nuove conoscenze sulla materia: poter fare domande e ottenere risposte potrebbe fare luce su alcuni aspetti ancora non chiari di questo stato particolare.