Le statistiche diffuse dall’OMS ci dicono che dei milioni di casi relativi ad arresto cardiaco fatale avvenuti al di fuori di strutture ospedaliere, più di un terzo sarebbero affrontabili: basterebbero l’arrivo tempestivo di un’ambulanza, l’utilizzo di un defibrillatore e tanta, tanta velocità (6 minuti sono la finestra di tempo che serve a salvare il paziente). Moltissime città del mondo non hanno la capacità di agire per tempo e mancano dell’organizzazione necessaria. Questo si traduce in un genocidio: centinaia di migliaia i morti ogni anno.
[highlight]Come affrontare questa situazione?[/highlight] Reazione standard: investire molto denaro in una migliore flotta di autoambulanze e mezzi di soccorso, sviluppo di una rete capillare di call centers e così via. Stefan Riegebauer, ricercatore austriaco, la pensa diversamente: per lui l’idea vincente sarebbe qualla di costruire una rete di soccorso fatta da droni aerei in grado di portare aiuto (ed equipaggiamento salva-vita) più velocemente sulla scena.
[highlight]Come funziona l’idea?[/highlight] Si crea un’app per cellulare, qualcosa che si possa sempre portare con noi: ci si iscrive, creando una community mobile. Si sistema una rete di droni equipaggiati con defibrillatori sui tetti degli edifici, uniti da un sistema wireless e da un gruppo di sensori. Quando qualcuno è in pericolo, può lanciare il suo SOS dall’app (o magari può farlo qualcuno che si trova accanto a lui). Il drone più vicino riceve il task e vola verso il luogo dell’incidente, portando via aerea il kit di primo soccorso, senza ambulanze o traffico o sirene, in meno di 3 minuti, abbattendo le morti per tardivo soccorso.
Semplicissimo, vero? Almeno in prospettiva, anche se oggi occorre lavorarci su: Riegebauer ha costruito un prototipo statico (che sembra un tantino naif): un team al MIT ha appena presentato un drone automatico in grado di volare a 35km orari in spazi molto stretti. Sarebbe ottimo. “I sistemi automatici sono sempre più diffusi,” sostiene Stefan. “Perchè non utilizzarli per queste emergenze?”.
Già. Perchè?
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