Tutti abbiamo pensato almeno una volta che l’#Ice Bucket Challenge fosse una trovata mediatica, un modo poco serio per raccogliere fondi a favore della ricerca scientifica e medica contro la #SLA. In realtà, non è stato proprio così. Ecco cosa è successo negli ultimi mesi.
Durante l’estate del 2014 sui social hanno cominciato a spuntare foto e video di gente che si rovesciava o si faceva rovesciare secchi d’acqua gelata addosso. Ma perché? Il tutto serviva per dare visibilità alla ricerca contro la sclerosi laterale amiotrofica (SLA), una malattia ancora oggi senza cura.
L’Ice Bucket Challenge divenne di moda perché vi parteciparono persone di vario genere: gente comune, attori, attrici, musicisti, cantanti, sportivi, politici. Oggi, grazie a cento milioni di dollari raccolti in un anno, 77 milioni destinati direttamente alla ricerca, sono arrivati i risultati più importanti: grazie alla ricerca, infatti, gli studiosi hanno scoperto qual è il gene responsabile della malattia.
A fare la scoperta è stato il gruppo di lavoro Project MinE della University of Massachusetts Medical School, analizzando il codice genetico di oltre 1.000 persone colpite dalla sindrome. Il gene identificato si chiama NEK1, osservato nel 3% dei casi, ed è ritenuto responsabile di numerose funzioni e di alcuni danni al DNA e alle strutture del sistema nervoso. Un piccolo grande passo in avanti!