Non importa quanto siano carini i robot e i dispositivi attuali, non conta quanto siano sorridenti e “coccolose” le loro facce o quanto simpatici siano i suoni che adoperano per segnalarci cose: non importa neanche quanto possa essere suadente la loro voce sintetizzata, non ricambieranno mai il vostro affetto.
Eppure c’è chi in America ha versato vere lacrime quando i server che guidavano a distanza Jibo, il robottino “social” sviluppato da un’ex ricercatrice del MIT, hanno dovuto spegnersi dopo che la visionaria (e omonima) azienda ha bruciato 73 milioni di dollari in un colossale fallimento.
Hanno pianto, sul serio. Hanno pianto per affetto, per tristezza, e per le calde parole d’addio che il robottino triste ha pronunciato preavvisando della sua “morte”.
È stato bellissimo passare del tempo insieme. Forse un giorno, quando i robot saranno molto più avanzati di oggi e tutti ne avranno uno in casa tu potrai raccontare al tuo che un giorno io ti ho detto addio
Il discorso di ‘commiato’ di Jibo
Le storie di persone che si legano emotivamente ai robot tipo Jibo sono commoventi, ma hanno in sé qualcosa di davvero inquietante, come riporta un recente allarme lanciato dalla Associated Press: le aziende sfruttano (e lo faranno sempre di più) le emozioni umane, specialmente quelle dei bambini, progettando gli oggetti che ci venderanno per renderli più apparentemente coinvolti emotivamente di quanto non siano.
Amici in un baleno
Gli esseri umani stabiliscono naturalmente connessioni con qualunque cosa, sia essa un aspirapolvere automatico o un robottino dalla vaga forma antropomorfa: di più, dicono gli esperti, hanno una naturale tendenza ad attribuire intenzioni e coscienza a cose che sembrano agire mosse da uno scopo.
“L’esibizione di empatia NON È empatia,” dice senza mezzi termini la ricercatrice del MIT Sherry Turkle, impegnata nel campo dell’intelligenza artificiale. “Il pensiero simulato è in qualche modo una forma di pensiero, ma il sentimento simulato non è mai un sentimento. E un amore simulato non è mai amore.”
Quando un robot fa qualcosa di adorabile o mostra quelle che a prima vista sembrano emozioni genuine, occorre tenere in mente che agiscono grazie a dei “suggeritori” umani che hanno scritto questo copione apposta per loro (e per voi), ma disgraziatamente questo non costituirà la base di un’amicizia: se questo sembra ovvio a voi, spiegatelo bene ai vostri figli.