“Presto i medici potrebbero prescrivere sex robot a pazienti con disfunzioni sessuali,” spiega la dottoressa Marianne Brandon, psicoterapeuta e sessuologa, all’ultimo Simposio della Società di Psicologia Evoluzionistica Applicata.
Nella sua presentazione la dottoressa ha previsto l’ampia diffusione di robot umanoidi iper realistici entro un decennio: forniranno un senso di maggior coinvolgimento nell’attività sessuale contemplando anche elementi di personalità e capacità relazionali: non sarà così raro assistere a qualche infatuazione, o a parafilie legate a questi (ex?) oggetti. Ad ogni modo sarà una cosa con cui ci misureremo relativamente presto.
A fronte di una funzione benefica per chi ha già disfunzioni, però, la dottoressa mette in guardia dal rischio a lungo termine per tutta la società: principalmente di sviluppare dipendenze, di provocare degrado delle relazioni personali e svilimento della figura maschile e femminile, con risultati catastrofici.
Come alternative “perfette” ad una persona sessuale in carne ed ossa, i sex robot potrebbero finire per rendere una relazione intima “meno attrattiva”, riducendo il numero di legami affettivi e di matrimoni. “I Sexbot sono sempre disponibili e non rifiutano mai, la dipendenza sarà una opzione più che plausibile, e a quel punto sarà la società ad adattarsi al fenomeno e non viceversa.”