È una delle prime combinazioni tra stampa 3D e materiali autoriparanti: il futuro ne sarà pieno.
Un team di ricerca ha annunciato lo sviluppo di tutta una serie di materiali stampabili in 3D e in grado di ripararsi da soli, anche dopo un taglio netto: potrebbero cambiare le regole del gioco per moda, elettronica e mille altri campi.
Il Professor Qiming Wang e i suoi studenti della University of Southern California hanno iniziato sfruttando un metodo di manifattura chiamato fotopolimerizzazione, che fa uso della luce per solidificare una resina liquida.
Per ottenere il risultato hanno effettuato infiniti tentativi su tempistica e dosaggi per ottenere le qualità di autoriparazione senza compromettere la stampabilità.
“Aumentando gradualmente gli agenti ossicanti il comportamento autoriparante migliorava, ma peggiorava la capacità di foto polimerizzazione,” dice Wang. “Si tratta di un equilibrio molto precario”.
Un mondo che si cura da sé
Il team ha testato il suo metodo stampando un numero considerevole di oggetti: la soletta di una scarpa, un robot soffice, un sensore, tagliandoli poi a metà.
Dopo due ore a 60° la maggior parte di questi oggetti si è completamente autoriparata (per i sensori ci vuole più tempo a causa delle componenti elettroniche).
Il tempo di “guarigione” si riduce ulteriormente aumentando la temperatura.
“In un range di temperature che va dai 40 ai 60 gradi,” commenta il primo autore della ricerca Kunhao Yu, “e in tempi diversi i materiali si riparano al 100%. Il processo ha luogo anche a temperatura ambiente“.
Veniamo subito al dunque: quanto manca allo sviluppo di ricambistica per auto e abiti da lavoro autoriparanti.
Ecco la ricerca pubblicata su Nature.