Migliaia di anni fa i ghiacciai coprivano la maggior parte del pianeta.
Al loro scioglimento, enormi fiumi iniziarono a scorrere sotto le placche continentali. Di fatto, molta acqua dolce rimase intrappolata in sedimenti sotto il fondo degli oceani. Alla scoperta, avvenuta negli anni 70 su una piattaforma petrolifera in alto mare, gli scienziati pensarono ad un curioso fenomeno isolato.
Non è così. Le riserve sono enormi e possono rappresentare una nuova risorsa di acqua dolce per il nostro pianeta.
Come pubblicato sull’ultimo numero della rivista Scientific Reports, un team della Columbia University in collaborazione col Woods Hole Oceanographic Institution ha realizzato una ricerca durata 10 giorni che ha inviato sensori elettromagnetici dal New Jersey al Massachussets. Misurando il modo in cui le onde elettromagnetiche passano attraverso acque dolci e salate, i ricercatori hanno iniziato a stimare queste riserve per la prima volta.
Poco lontano dalla costa Atlantica Americana c’è un bacino di acqua dolce grande il doppio del lago Ontario. Le acque si trovano meno di 200 metri sotto il fondo del mare, e si estendono per centinaia di metri. Una quantità di acqua che fa invidia alle più grandi falde conosciute.
“Abbiamo bisogno di tracciare con precisione la mappa di questi giacimenti,” dice la prima autrice dello studio Chloe Gustafson. “Potrebbero esserci altre importanti risorse simili anche in altre parti del mondo”.
È quasi dolce
Non si tratta di acqua identica a quella che beviamo oggi, contenente cioè una parte per mille di sale. Quella presente nei giacimenti subacquei ha circa 15 parti per mille di sale, meno della metà di quello contenuto nell’acqua marina. Gli impianti di desalinizzazione possono con estrema facilità renderla acqua da bere. Lo sviluppo di membrane in grafene per il filtraggio renderà la cosa praticamente istantanea.