Non esistono app di fitness che promettono di darti tono muscolare e prestanza fisica all’instante, ma una nuova startup in giro sembra avere un approccio molto più olistico delle altre.
Si trova a San Francisco, e il suo nome è Pivot. È una società che sembra sbucata dal nulla eppure dichiara di aver ottenuto già fondi per 17 milioni di dollari con partecipazioni di realtà eccellenti come Bling Capital, Founders Fund, Khosla Ventures e altri.
Qual è la sua particolarità? Di fatto è una palestra distribuita. Si, sei sempre tu, a casa tua col tuo bel tappeto e la voglia di buttare giù qualche chilo. Sì, c’è sempre il tuo fido cellulare a scandire il tempo degli esercizi. Non sei solo, purtuttavia. Quello che cambia è la combninazione di sensori e machine learning che guardano come ti stai comportando e tengono traccia in tempo reale delle tue prestazioni.
“Nella mia vita ha sempre fatto la differenza avere qualcuno accanto che mi insegnasse, mi desse ispirazione e fiducia in ciò che facevo,” dice il fondatore e CEO di Pivot, Moawia Eldeeb. “Un video di workout, perfino se è in diretta, non è paragonabile ad avere qualcuno che ti segue. Per questo Pivot sta costruendo la tecnologia per colmare il gap tra l’allenamento in palestra e quello a casa. Vogliamo che le persone portino con sé lo stesso senso di sicurezza, la stessa guida e lo stesso rapporto che si può tenere con un istruttore in palestra”.
Cosa offrirà Pivot
Quando Pivot aprirà i battenti in autunno di quest’anno, l’iscrizione al suo servizio non comprenderà solo un’app di fitness. Includerà (immagino a vari livelli) tutto l’equipaggiamento necessario agli allenamenti, compreso un monitor del battito cardiaco. Darà accesso a piani di allenamento on demand registrati e in diretta, e sessioni di cardio con allenatori in carne ed ossa. Gli istruttori avranno la possibilità di monitorare in tempo reale i dati forniti dai sensori e daranno feedback immediati ai partecipanti. Altre feature che strizzano l’occhio alla gamification prevederanno competizioni tra amici o membri della stessa community su Pivot.
Gli analisti hanno stimato che i gruppi fitness più ristretti ed esclusivi (quelli per intenderci con un personal trainer individuale o condiviso tra pochi partecipanti) sono cresciuti di 10 volte negli ultimi 5 anni. Riuscire a portare l’appeal di queste classi “frontali” su larga scala sfruttando app fitness non è facilissimo (se ne parla da anni) ma profittevole: aprirà su un mercato che nei soli Stati Uniti vale più di 30 miliardi di dollari.
Ed in effetti Pivot ha già un agguerrito rivale: si chiama Vi, ha raccolto già più fondi (20 milioni di dollari nel solo mese di giugno) e promette di farci allenare col supporto di una AI che farà da personal trainer analizzando i dati delle nostre prestazioni e fornendo analisi e stimoli in tempo reale. Sullo stesso tenore anche Tonal, altra startup che ad aprile ha raccolto 45 milioni per il suo sistema di fitness casalingo guidato da una AI.
Inutile dire che CEO e investitori che hanno puntato su Pivot ritengono il sistema più efficace rispetto agli altri, per via della sinergia tra sistemi informatici e persone in carne ed ossa.