Geoship considera queste cupole in bioceramica le case del futuro, e con la collaborazione di Zappos ne avvia la costruzione per aiutare dei senzatetto.
In un mondo che peggiora a vista d’occhio tra uragani e incendi sempre più frequenti occorrono due cose: ristoro e riparo.
Il ristoro è una politica finalmente orientata a contenere il danno e riportare indietro il pianeta ad un tempo più libero da combustibili fossili, gas serra, plastiche e pesticidi.
Il riparo è la ricerca di soluzioni, anche abitative, in grado di reggere l’urto dei cambiamenti già innescati.
Per le abitazioni in particolare si rende necessario l’utilizzo di materiali diversi da pietra, cemento o legno come già fatto in passato. La bioceramica abbatte i costi di costruzione e costituisce una barriera ai guasti climatici.
È il concetto alla base del lavoro di Geoship, la startup che sta costruendo nuove unità abitative in bioceramica. Una collaborazione avviata con l’azienda di calzature Zappos vedrà la nascita di un piccolo quartiere di cupole geodesiche a Los Angeles, offerte gratuitamente ad alcuni senzatetto della città.
Le case
Il materiale usato per le leggere cupole che costituiscono la struttura principale delle abitazioni ha un lungo elenco di vantaggi, che appaiono sempre più evidenti col tempo che passa.
La ceramica è a prova di incendio fino a quasi 5000°C, e riflette più dell’80% dei raggi solari, contrastando le ondate di calore. È forte, e combinato con la sua struttura portante può reggere alla furia degli uragani. È a prova di insetti e talpe. Scherma buona parte dell’inquinamento elettromagnetico. Assorbe poca acqua in caso di tsunami o inondazione. La sua forma regge ad un terremoto. In caso di esodo, può essere smontata e riassemblata altrove.
Geoship stima per una casa in bioceramica una durata media di 500 anni. Il suo materiale comunque funge anche da collante, e in caso di danni successivi ripara la stessa struttura tappando anche falle e buchi.
I suoi costi di costruzione sono inferiori di quasi la metà rispetto all’edilizia tradizionale. I materiali possono essere tratti dall’inquinamento dell’acqua, che provvede a fornire tutti i fosfati del mondo. Non ci sono sprechi di materiale: la forma può cambiare in grandezza a seconda di quanta bioceramica può essere usata.
I pannelli che costituiscono la struttura possono essere realizzati in fabbrica, spediti ed assemblati sul poso senza nuove licenze e in pochi giorni. “È come mettere insieme dei Lego,” dice Morgan Bierschenk, fondatore di Geoship.
Gli interni
Piene di luce naturale e ottimamente ventilate, le case in bioceramica hanno tanti vantaggi anche al loro interno. Una perfetta casa “passiva”, riscaldata o rinfrescata senza energia esterna. I materiali usati non rilasciano inquinanti nell’aria.
Le idee dell’architetto Buckminster Fuller vedono la luce dopo 70 anni grazie a materiali molto più accessibili.
La startup sta costruendo una piattaforma collaborativa per aiutare gruppi di persone a trovarsi tra loro e progettare insieme “vicinati” o interi quartieri e villaggi di cupole. Anche il modello della stessa Geoship è studiato in modo da coinvolgere i clienti, prevedendo per loro una partecipazione tra il 30 e il 70% dell’azienda, come veri e propri soci.
“Questo potrebbe ridisegnare l’edilizia, e anche un po’ il capitalismo,” dicono con una certa dose di ambizione in azienda. Ma potrebbero non avere torto: che siano o meno smart, le case dovranno sopravvivere ai cambiamenti e assecondare buone abitudini ambientali.
La produzione vedrà la luce entro fine 2021, e se tutto andrà come deve andare sarà un trionfo anche per l’ambiente. L’energia necessaria alla costruzione di queste case è 20 volte inferiore a quella necessaria alle costruzioni tradizionali.