Ci sono tante idee che Facebook poteva mettere in campo per recuperare reputazione dopo le salate sanzioni per la violazione della privacy dei suoi utenti.
Quella di aprire Facebook Café è forse tra le più bizzarre. Una catena di “Privacy Bar” dove trovare con calma il tempo e i consiglieri giusti per configurare il proprio profilo Facebook, decidendo chi possa vedere le nostre cose e chi no.
Simpatico. Ma non è esattamente ciò che il gigante di Menlo Park ha deciso di fare. “Nei nostri Facebook Café istantanei,” spiega il responsabile europeo di Facebook Steve Hatch, “puoi ricevere aiuto su come cambiare le impostazioni della tua privacy, nel tempo che basta a bere una buona tazza di caffè”.
Facebook offre già un check-up della privacy sulla sua app: basta cliccare il tasto “?” nel menu del sito. La stragrande maggioranza degli utenti però preferisce restare con le impostazioni di default.
Per Facebook la sfida della privacy è cruciale, lo ha detto anche il caro Mark. Direi quasi di sopravvivenza, considerato il fatto che tutto il suo modello di business si regge sulla gestione di dati degli utenti.
Per questo gioca a tutto campo: messaggeria criptata, monitoraggio dell’odio in rete, protezione dei più piccoli, sicurezza dei dati. E ascolto e trascrizione delle nostre conversazioni (ecco, questo magari non è stato carino).
Da Cambridge Analytica in poi è stato tutto un profluvio di multe e rivelazioni su quanto la piattaforma sia “bucata”. Per quanto il contraccolpo sugli utenti sia stato basso (gli iscritti aumentano ancora) i danni economici per Facebook potrebbero diventare davvero ingenti senza un rimedio.
Perciò non basta aver reso più rapide le regolazioni della privacy. È tempo di Facebook Café! La prima delle Caffetterie Facebook aprirà a Londra il 28 agosto, seguita da altre 4 nel Regno Unito fino al 5 settembre.
Il Facebook Café avrà ovviamente un (limitato) menù di bevande da gustare mentre si impedisce alla nostra ex di farsi gli affari nostri.
Funzionerà?
Più facile a dirsi che a farsi. Secondo la stessa Facebook, nella sola Londra più del 25% degli utenti non riesce ancora a cambiare le impostazioni della privacy. È chiaro che serva semplificare ancora e ancora l’interfaccia: forse sarebbe un uso più utile delle risorse rispetto ad aprire 5 caffetterie pop-up.