La dipendenza secolare del mondo dai combustibili fossili può finire con decenni di anticipo rispetto alle previsioni, segnando punti a favore della lotta alla crisi climatica.
I segnali arrivano dai dati di crescita delle energie rinnovabili, che arriveranno a fermare la domanda di carbone e petrolio già nel decennio che inizia il prossimo gennaio.
Il famoso picco
I sempre più alti consumi energetici hanno fatto crescere sconsideratamente il ricorso ai combustibili fossili, in un quadro peraltro già compromesso dall’inquinamento. Da tempo le previsioni mostrano che questa curva di crescita sta per raggiungere il suo apice per poi riscendere: il “picco” del petrolio era previsto a partire dal 2040.
L’analisi sulla diffusione (e sul costo) di altre forme di energia come quella solare ed eolica sta spostando decisamente indietro le lancette di questo orologio: il picco del petrolio sarà raggiunto molto prima e non per la carenza di combustibile, ma per il calo della domanda.
Nel Regno Unito già oggi le energie rinnovabili hanno generato nell’ultimo trimestre più elettricità dei combustibili fossili. È la prima volta in assoluto in una storia nata quasi 140 anni fa. Solo 10 anni fa il gas e il carbone generavano più del 70% dell’elettricità di tutto lo UK.
Il ritmo di crescita delle rinnovabili (molto più delle pur nobili proteste di piazza) condizionerà la politica ad accelerare la transizione, speriamo in tempo per contenere i danni dell’inquinamento già prodotto ed evitare una catastrofe.
Passaggi planetari
Mentre in Italia l’agenda energetica sembra ancora blanda nonostante il “Green New Deal” annunciato anche dal Presidente del Consiglio e l’impegno del Ministro Sergio Costa, altrove hanno qualche anno di vantaggio e si concentrano sull’annuncio delle prossime intenzioni. Senza citare il Costa Rica che fa storia a sé, in UK il partito Laburista Inglese, alle prese con i grattacapi della Brexit, trova comunque il tempo per promettere una “Rivoluzione Industriale Verde” che crei un’economia a zero emissioni (e 70,000 nuovi posti di lavoro) entro il 2030. Negli USA il “Green New Deal” è paventato dalla deputata Alexandria Ocasio-Cortez, e punta ad eliminare le emissioni di gas serra dal paese in meno di un decennio.
Michael Liebreich, fondatore del gruppo di ricerca Bloomberg New Energy Finance (BNEF) paragona la sostituzione di un vecchio sistema energetico col nuovo all’attesa di uno starnuto. È lì lì, sai che arriverà presto ma non è ancora partito. Come negli sketch di Totò.
“Il primo 1% richiede una vita, il passaggio dall’1% al 5% sembra non arrivare mai, come quando stai per starnutire: sai che accadrà, ma non sai esattamente quando. Dal 5% al 50% tutto cambia a velocità pazzesca,” dice Liebreich.
Tutto cambia
Il mondo sta entrando in un periodo di rapidissimo mutamento. Un mutamento che metterà da parte molti paradigmi medici, scientifici, politici, energetici, e i combustibili fossili non fanno eccezione.
Nel prossimo decennio i segnali del passaggio saranno molto, molto più rapidi di quanto ci aspettiamo, che la politica sia lenta o rapida, perché sta diventando una questione maledettamente economica.
Bloomberg New Energy Finance ha rilevato l’estate scorsa che non solo attivare generazione di elettricità da energie pulite è più economico della costruzione e gestione di nuovi impianti a carbone o a gas, ma presto sarà più vantaggioso anche del tenere in piedi gli impianti già esistenti.
Questo punto di non ritorno farà si che tutti gli investimenti oggi previsti nelle vecchie fonti energetiche saranno dedicati alle nuove. L’offerta abbondante di elettricità pulita abbasserà ulteriormente i costi e guiderà l’abbattimento delle emissioni.
Il picco dell’uso di benzina e carbone è previsto per il 2026. DNV GL ritiene che per quell’anno il petrolio non sarà più la maggiore sorgente energetica, e per la fine del decennio la sua domanda inizierà a calare drasticamente.
Siamo andati avanti. Le cose cambieranno in fretta. Si, noi dobbiamo andare ancora più in fretta e si, è difficile. Ma ora sappiamo di trovarci in un mondo nel quale i due terzi della popolazione globale vivono in un paese nel quale eolico e solare sono le fonti più economiche di energia. Vanno gestite.
Eppure non basta
Il cambiamento delle rinnovabili alle porte è notevole e arriverà prima del previsto, come detto, ma non sarà abbastanza per rispettare gli obiettivi degli accordi di Parigi sul clima siglati nel 2015 nell’ambito della Conferenza COP21. Bisogna fare di più.
Il prossimo anno Glasgow ospiterà la 26° Conferenza delle Nazioni Unite sul clima (COP26) che punterà finalmente ad una roadmap condivisa che contenga la crescita delle temperature, nei 2 gradi in più rispetto all’era pre-industriale.
Le aspettative sono alte, anche per un’opinione pubblica molto concentrata sul tema.