Il giorno successivo al lancio di Libra da parte di Mark Zuckerberg (era il 19 giugno) ho scritto su questo sito che la creazione di questa “moneta” mi sembrava un segnale allarmante e megalomane di espansione.
Dopo aver raccolto miliardi di utenti (con relativi dati) e decine di miliardi di dollari in profitti annuali, la società di Menlo Park aveva annunciato di farsi una valuta propria.
Il piano, dettagliatissimo, era appoggiato da alcune tra le più importanti compagnie mondiali, costituitesi in un’associazione ad hoc.
Questa era la visione di Facebook per una moneta internazionale, e sembrava inarrestabile.
E invece.
3 mesi e mezzo dopo, il 4 ottobre, la prima a sfilarsi è stata PayPal. Nel giro di un’altra settimana hanno poi mollato Visa, Mastercard, Stripe e Mercado Pago, con eBay in fase di “riflessione” sul progetto.
L’ultimo operatore economico dell’associazione, PayU, non commenta le notizie sulle numerose defezioni.
Non so come la pensiate voi, ma mi sembra il segnale che forse i fondatori di Libra si siano resi conto di aver fatto il passo più lungo della gamba.
Perdere sei soci in una settimana dà l’idea che si sia diffuso il panico, ma la tempistica può dire qualcosa.
Lunedì 14 ottobre tutti i fondatori di Libra si riuniranno a Ginevra nel primo meeting dell’associazione. È lì che definiranno probabilmente i differenti ruoli da ricoprire in questo progetto, provando a trovare risposte a tutte le circostanze che evidentemente il piano iniziale non prevedeva. Non ultime le diffidenze degli Stati e delle varie Banche nei confronti del progetto.
Chi ha da dire qualcosa parli ora o taccia per un bel po’
Una formalizzazione del genere fa sì che le società ancora dubbiose sulla riuscita del progetto corrano a ritirarsi prima di mettere nero su bianco la loro partecipazione agni onori (per ora incerti) e agli oneri (per ora tanti e certi).
In particolare gli operatori economici che gestiscono transazioni corrono molti più rischi di altre società coinvolte nel progetto: un eventuale futuro di stringenti regolazioni o sanzioni per l’uso di Libra li colpirebbe direttamente e duramente. Per questo aldilà del gesto di mollare la presa potrebbe esserci l’interesse a liberarsi ora dei disagi e la possibilità di rientrare in altri momenti.
Come scritto in una lettera scritta da due senatori USA a tre delle aziende che hanno lasciato il progetto Libra, “Facebook sembra volere i benefici di attività finanziarie senza assumersi la responsabilità di essere regolati”.
Da qui i timori per Visa, Mastercard e altri simili di incorrere in paletti e sanzioni.
Per gli altri membri della Libra Association, che non hanno di questi rischi, non c’è peoblema.
Nella coalizione iniziale c’era comunque un buon numero di società senza problemi di questo tipo, come Lyft o Uber: oggi il deterrente non è solo per chi maneggia i soldi, ma pure per le nostre abitazioni, e le sanzioni scattano per chiunque.
In ogni caso è un problema, i problemi legati ai soci “spaventati” potrebbero assirittura non risolversi.
C’est la vie
Nei primi periodi del Bitcoin, spesso gli operatori venivano raggiunti da provvedimenti di indagini e inchieste sui sistemi contrari al riciclaggio. Una circostanza che si è ripetuta senza danni di sorta.