Premessa doverosa: se pensate che parlare di sesso o di rivoluzione sessuale non sia attinente al futuro sbagliate di grosso.
Molte delle risposte attuali alla domanda “perché facciamo sesso?” sono ovvie: la maggior parte di loro include la necessità di riproduzione. Il sesso è (ancora) il principale modo di far nascere bambini.
Ma come cambierebbe il nostro approccio verso il sesso se questo non avesse più a che fare con la procreazione?
Lo facciamo per riprodurci
Dalla nascita del primo “bimbo in provetta” oltre 40 anni fa sono milioni i terrestri nati grazie a questo metodo. Il numero è destinato a crescere in proporzione al miglioramento degli strumenti in grado di identificare rischi genetici negli embrioni.
“Prevedo che in futuro la gente farà ancora sesso, ma non a scopo riproduttivo”: è la previsione (shock?) di Henry Greely. Nel suo libro “La fine del sesso e il futuro della riproduzione umana” l’autore ipotizza che in un periodo compreso tra i prossimi 20 e i prossimi 40 anni tutti quelli che avranno una buona copertura sanitaria preferiranno concepire in provetta.
Il libro di Greely esplora le sfide etiche e legali alla base di questo cambiamento. “Come per cose simili ci sarà una prima reazione negativa, ma via via sarà tollerata e poi preferita”.
In un mondo dove i bambini si fanno in laboratorio (fors’anche in grembi artificiali), e la riproduzione “vecchio stile” con sempre più rischi è destinata solo a classi più disagiate, quale nuovo senso assume il sesso?
Sul piano biologico c’è una ovvia motivazione al sesso umano: lo facciamo per procreare e diffonderci.
Questa regola è stata introdotta da una particolare interpretazione dei testi sacri della tradizione cristiana (in realtà nel “Cantico dei Cantici” si fa riferimento anche a sesso appassionato, erotico e selvaggio tra due amanti, non si specifica “moglie e marito”). È un tipo “etico” di sesso che è stato sublimato da vette di poesia pura in Sant’Agostino e ha grande influenza soprattutto in Occidente. Secondo questo schema, il sesso è “etico” se praticato anzitutto per riprodursi.
Lo facciamo per essere amati
Un altro “perché” al sesso viene direttamente da Aristotele, che nei suoi Principi introduce un sillogismo: “Essere amati è preferibile nel rapporto, in base alla natura del desiderio erotico. Il desiderio erotico è più un desiderio di amore che di un rapporto sessuale. Se è soprattutto per quello, anche questo è il suo fine. O il rapporto sessuale, quindi, non è affatto un fine o lo è, ma è per il bene di essere amato ”.
Per Aristotele, insomma, non è l’amore che punta al sesso, ma il contrario.
Come tanti, il filosofo greco dà per scontato che Amore e Sesso vadano di pari passo, ma non ha mai cercato di dimostrare questo assunto. Si limita a dire che il sesso “non è l’obiettivo finale del desiderio erotico”. In altre parole, se Aristotele ha ragione, il sesso non avrebbe uno scopo erotico. Il sesso non riguarderebbe il sesso.
Insomma, perché lo facciamo?
Per procreare, certo. Per unirci, sicuro. Ma sono solo due delle risposte possibili.
Pensate al cibo. Mangiare in gruppo per i nostri antenati era legato alla sopravvivenza: cibo per il gruppo uguale cibo per l’individuo. Oggi facciamo foto al cibo, mangiamo panini assurdi e altre cose che non hanno più un vero legame con la sopravvivenza. Anche per il sesso funziona così. Ci provoca piacere e a volte lo facciamo solo se non ha un senso, solo se porta una mera soddisfazione.
Forse è il momento di ammetterlo: godere è la ragione principale per cui facciamo sesso. Oddio, possiamo anche non ammetterlo, ma la rivoluzione sessuale arriverà in ogni caso.
La pillola
C’è una ragione profonda per cui il 1968 è ricordato da tutti come il centro affettivo di una rivoluzione sessuale. È l’anno della pillola, un piccolo farmaco che ha avuto l’effetto di una bomba atomica.
In una ricerca del 2015 Jean M Twenge, professore di Psicologia alla San Diego State University, ha esaminato le attitudini sessuali degli americani dagli anni 70 al 2010. La sua conclusione, laconica: “gli americani hanno accettato di buon grado il sesso non coniugale”.
Le abitudini cambiano, l’approccio al sesso è più lontano dai legami, la nostra etica del sesso si evolve, spesso più velocemente della società.
Che cosa è naturale e cosa no?
Difficile dirlo. Di certo, molte delle idee tradizionali sul sesso sono piuttosto incompatibili con la natura. Prendete l’omosessualità: alcuni dicono che è un fatto innaturale, perché ad esempio gli animali non sarebbero omosessuali.
Niente di più falso. Macachi Giapponesi, moscerini della frutta, albatros, delfini sono solo alcune tra le 500 specie animali che contemplano anche l’omosessualità.
Beninteso, gli animali non si “considerano” gay. Non si “considerano” neanche etero. Semplicemente non definiscono sé stessi in base a che tipo di sesso fanno.
Con questo ovviamente non sto dicendo che il sesso gay non abbia uno scopo o un significato: ne ha tanti, incluso l’amore.
Di certo, storicamente la cultura gay è stata sempre più aperta anche all’idea che il sesso non debba sempre e per forza avere obblighi sociali e conformisti, e che anzi non ne abbia bisogno. Questo approccio più libero potrebbe essere addirittura tra i motivi ispiratori di certi pregiudizi nei confronti degli omosessuali.
Lo “schema etico” degli eterosessuali si contraddice. Le becere accuse di amoralità rivolte ai gay non vengono prese in considerazione quando un eterosessuale mette in atto le tantissime attività sessuali che non trovano sbocco nella procreazione.
Questione di tempo
Grazie a Dio (o chi per lui, direbbe Lucio Dalla) l’ostilità preconcetta verso l’omosessualità continua a calare in tutto il mondo, al netto delle denunce che giustamente fanno e devono far rumore.
Uno studio del Williams Institute alla Scuola di Legge della UCLA ha osservato il cambiamento delle attitudini di persone in 141 paesi del mondo. Nel 57% di questi paesi si osserva una grande crescita della generale accoglienza e accettazione del mondo LGBT dal 1981 al 2014.
Non è tutto rose e fiori, chiaramente. I ricercatori notano che mentre i maggiori incrementi si registrano nei paesi considerati più tolleranti (Islanda, Olanda, Svezia, Danimarca, Andorra e Norvegia), le nazioni più refrattarie (Azerbaijan, Bangladesh, Georgia, Ghana) si sono radicalizzate ulteriormente. Il quadro generale comunque migliora.
I modelli mediatici
Ci sono molte ragioni alla base di questo incremento della tolleranza: supporto pubblico di associazioni mediche e psicologiche, copertura mediatica positiva (nella cultura pop sono rappresentati sempre più esempi di amore omosessuale) e non ultima la conoscenza personale di chi viene allo scoperto. Difficile pensare che i gay vogliano “distruggere la civiltà” quando sono tua sorella, il tuo insegnante di piano, il tuo fiorista, il pompiere volontario che abita di fronte.
Il popolo LGBT come pioniere della nuova etica sessuale
La cultura LGBT sta offrendo al mondo nuove strade per riflettere sull’etica del sesso, in modalità che non obblighino necessariamente alla procreazione, al matrimonio o alla monogamia. Un sondaggio del 2005 mostra che il 40% delle coppie gay vive una relazione aperta contro il 5% degli etero: se questo tipo di esperienza diventerà la norma generale saranno stati i gay ad aver trainato la nuova rivoluzione sessuale.
Che ne dicono gli etero?
Immagino che più di qualche eterosessuale storcerà il naso, ma è difficile dire oggi che la morale eterosessuale abbia una qualche autorità morale o etica sul tema. La cultura popolare moderna ci mostra ormai moltissimi modelli di relazioni eterosessuali disfunzionali, matrimoniali e non. La “famiglia tradizionale” mostra mai come oggi di avere parecchie difficoltà ad insegnare qualcosa in tema di convivenza.
Gli strumenti (e gli alfieri) della rivoluzione
Nel corso degli anni sono tanti i futurologi che si sono lanciati in previsioni sul futuro del sesso. Dal porno VR al sesso con intelligenza artificiale, dai sexbot al sesso remoto il futuro sembra più digitale e meno organico anche in questo campo.
Mentre il futuro ci porterà cambiamenti tecnologici, però, la rivoluzione sessuale sarà guidata da nuove idee.
Ripenseremo la procreazione
Dal 1978 più di 10 milioni di bambini nel mondo sono nati con la fecondazione in vitro. Un numero destinato ad aumentare esponenzialmente via via che i trattamenti diventeranno più diffusi ed economici.
Il mondo si avvicinerà ad una forma eticamente e socialmente accettata di eugenetica. Una coppia che desidera avere un figlio visiterà una clinica, portando campioni di sperma e di pelle. In una o due settimane sarà ricontattata per selezionare quale tra i 100 embrioni prodotti a partire dai loro campioni scegliere per la fecondazione. La scelta sarà probabilmente basata su un’accurata serie di informazioni relative a patrimonio genetico, predisposizione alle malattie ed altre caratteristiche.
Ripenseremo monogamia e impegno sentimentale.
Avere un partner sessuale per l’intera vita adulta sembra più facile con un’aspettativa di vita relativamente bassa. Con la crescita dell’attesa di vita (dal 1960 al 2040 la vita media sarà 25 anni più lunga) le cose cambieranno. Secondo molti futurologi la prima persona che vivrà oltre 150 è già nata prima del 2001: quanto è realistico pensare che debba limitarsi ad avere per 100 anni e passa un solo partner sessuale? Già oggi divorzi e seconde nozze sono un aumento. Con l’attesa di vita più alta, “finché morte non ci separi” smetterà di essere un obiettivo primario.
Ripenseremo l’identità sessuale
Se il sesso smetterà di essere necessariamente accostato alla funzione procreativa, il sesso diventerà una modalità di comunicazione che prescinde i generi? In altri termini, il concetto di orientamento e identità sessuale sarà legato alla nozione di riproduzione o le parole “omosessuale” e “eterosessuale” resteranno solo sui libri di storia, e vivremo in una società “sessuale” a 360 gradi?
Se la nuova rivoluzione sessuale diventerà sempre più di massa sarà anche per le tante persone LGBT che da decenni invitano “la cultura dominante” a ripensare la sua etica sessuale.
Il sesso avrà sempre un suo significato ed uno scopo, ma sarà più per qualcuno che per qualcosa. Sarà per chi lo fa, innanzitutto, per la gioia che permette alle persone di incontrarsi, di unirsi, di sperimentare.