Milano, Italia, nel novembre 2050: una ragazza esce di casa e mette su la sua mascherina. Lo smog peggiora la sua asma e bisogna proteggersi. Mentre a passo svelto entra in una delle tante auto in car sharing si chiede se oggi farà meno di 30 gradi (sarebbe la prima volta, questo mese).
Circa 400km più a sud, vicino Siena, un imprenditore del settore vinicolo sta per mollare la sua attività e i terreni: troppo caldo per produrre uva e fare il suo Pinot Nero. I suoi vicini hanno già da un po’ convertito la produzione a grano per non fallire, lui però ama il vino e cerca terreni in Friuli per ricominciare.
Altri 300km più giù e ad est, nonno e nipotino passeggiano su una spiaggia di Pescara tenendosi lontani dall’acqua: l’alga rossa ha un suo fascino, ma il vecchietto non può fare a meno di pensare che al posto del mare c’era la sua, di spiaggia. Dove arriverà l’acqua quando mio nipote avrà l’età che ho io adesso?
Una giornata come tante
Nel 2050 i cambiamenti climatici e il loro effetto non saranno più oggetto di dibattiti e polemiche. Non lo saranno, perché inizieremo a vederli in modo così evidente che negarli sarà impossibile.
Ma ci sono buone notizie: abbiamo gli strumenti per ridisegnare il nostro futuro. Almeno è ciò che dicono i ricercatori della USC, University of South California.
Il tempo nel 2050: caldo, più caldo, ancora più caldo.
“Il clima globale è come un mezzo pesantissimo. Fargli cambiare direzione è lento e complesso,” dice Julien Emile-Geay, professore associato di scienze della Terra alla USC. “Se non iniziamo adesso, anzi prima di adesso, ci troveremo in un posto davvero ostile nel 2050”. Da esperto di clima, Emile-Geay ha dedicato la sua carriera a capire cosa accade al pianeta.
Il XX secolo è stato il più caldo mai registrato in 2000 anni. I dati esaminati dalle fonti più disparate inclusi ghiacci polari, tronchi d’albero e campioni di roccia, mostrano una crescita impazzita a partire dalla seconda metà dell’800.
Nel nord Italia del 2050 i Milanesi passeranno più di 3 mesi all’anno a vivere a temperature superiori ai 30 gradi. Saranno 95 giorni, per essere precisi, contro i 67 di oggi.
Non bene, neanche per la salute. L’OMS mette in guardia sul fatto che il caldo elevato sia un fattore di stress importante per il corpo, con seri rischi di infarto e altri problemi per gli anziani così come per la prima infanzia.
Il caldo oltre i 26 gradi rallenta i processi mentali, rendendo più difficili concentrazione e decisioni. E aumentando le diseguaglianze.
Una mamma in attesa senza soldi per un’auto esporrà il suo feto ad alte temperature, per fare un esempio, mentre chi ha più danaro potrà proteggersi. Le politiche ambientali dovranno considerare soluzioni che considerino anche l’equità sociale.
Il rischio idrogeologico aumenterà notevolmente: alle coste “penserà” il livello del mare, che eroderà spiagge e infiltrerà terreni con acqua salata. Sulla terra ferma saranno gli incendi a farla da padrone, e più in generale gli sbalzi termici. Nel nostro paese i settori più a rischio saranno quello vinicolo e agricolo, che contano molto sul PIL nazionale. Molte coltivazioni, tra uva e mele, potranno solo essere abbandonate o spostate più a nord che si può.
Ambiente nel 2050: che c’è nell’aria?
Non serve viaggiare nel futuro per immaginare l’impatto dei cambiamenti climatici sull’aria. Nel 2018 Roma ha avuto 94 giorni di smog oltre i limiti. Il caldo peggiora le condizioni dell’ozono (non quello nell’alta atmosfera, ma quello al suolo): più caldo uguale peggiore qualità dell’aria. Nel 2050 l’aumento delle temperature, se non si interviene, porterà i cieli di Roma al grigiore dei fumi anni ’70, quando dai tubi di scappamento delle auto veniva fuori l’impossibile. I giorni oltre i limiti di smog a Roma saranno oltre la metà del totale, e considerate che oggi Roma è tra le grandi città con la qualità dell’aria.
Acqua e Oceani nel 2050: sotto la superficie
Oltre il 90% del calore creato dagli umani a partire dagli anni ’70 è stato assorbito dagli Oceani, e nel 2050 gli effetti in acqua si vedranno come sulla terraferma.
Gli Oceani soffocano letteralmente tra acidificazione, perdita di ossigeno e inquinamento da plastica. Tutto l’ambiente Marino è in serio pericolo.
I grandi predatori marini sono sull’orlo dell’estinzione, e circa metà delle barriere coralline sta svanendo.
Nel Sud Italia, da Napoli in giù, o in isole come la Sardegna le persone si confronteranno seriamente con i livelli del mare: molti di noi potrebbero da vecchi non riconoscere più le località di villeggiatura che frequentavano da piccoli. Anche l’ambiente costiero avrà i suoi problemi, le alte temperature favoriranno la proliferazione di fastidiose alghe.
Basilicata, Calabria e Sicilia dovranno fronteggiare anche siccità crisi idriche di ogni genere: spesso ci sarà davvero poca acqua da bere e le parole d’ordine potrebbero essere “filtraggio” e “riciclo”.
Oggi l’idea di bere “acqua ricondizionata” da usi differenti (scarichi alimentari, o sanitari) fa davvero specie, forse perché possiamo permetterci di desiderare che arrivi sempre da freschi ruscelli di montagna.
Impensabile che duri per sempre. La penuria di risorse idriche farà conoscere alla società la necessità di usare (o bere) anche acqua “riciclata” o desalinizzata, ovviamente purché sana al 100%, e poi nel caso vi autorizzo a dubitarne.
Le nostre abitudini nel 2050
Ci siamo preoccupati così tanto di dimostrare come e quanto stessero per accadere cambiamenti climatici che non siamo stati capaci di capire e far capire le cose già cambiate sotto i nostri occhi.
Anche in Italia nel 2050 spostarsi, viaggiare, comprare, mangiare, abitare: niente di ciò sarà come prima. La consapevolezza dello stato del pianeta trasformerà le nostre abitudini a tutti i livelli.
Molti pensano che la scelta sia tra avere un pianeta sano o un’economia sana. È una distinzione che non ha senso.
Si può costruire un’economia centrata su valori umanistici ed ecologici. Le leggi della fisica non cambiano: quelle dell’uomo si. Il 2050 potrebbe vedere meno spostamenti lunghi, più tempo per le visite locali, per famiglia e amici, il ritorno a comunità con legami più forti tra gli individui.
Il 2050 potrebbe vedere una trasformazione nella distribuzione delle merci: una parte potrebbe essere stampata in 3D da piccole unità locali e consegnata in bici o su veicoli puliti.
In generale, l’Italia nel 2050 potrebbe farci ripensare le nostre vite, disegnare intorno ai nostri bisogni anziché alle nostre dipendenze.
È come ricevere la diagnosi di un male che può ucciderti se non corri ai ripari: ti risvegli o muori. Se ti risvegli, ti chiedi come impiegare al meglio il tempo che hai. Nel nostro caso potremmo dover ricostruire le reti sociali su base più locale, più vicina al modello di piccole comunità.
Che poi è ciò che consigliano anche psicologi e sociologi quando osservano che le città ci stanno peggiorando.
Insomma, dopo tanti posti in Italia così conosciuti potremmo raccontare un 2050 e un finale diverso. Una finestra spalancata sulla piccola piazzetta di un paesino sul mare, non importa il nome: ciò che conta è l’aria di un mattino di fine novembre che pizzica le narici col suo freddo frizzante.