Respirare sott’acqua senza l’aiuto di attrezzature voluminose sembra irrealistico. Almeno quanto doveva apparire irrealistico il volo umano alla vigilia di Kitty Hawk.
Deve essere quello che ha pensato il designer Jun Kamei quando nel 2018 ha realizzato Amphibio, un accessorio indossabile stampato in 3D che funge da branchia artificiale per respirare sott’acqua senza bombole. Non è una maschera per respirare sott’acqua. Non esistono maschere per respirare sott’acqua in grado di fare questo. È proprio un intero sistema di respirazione.
Dalla sua intuizione un giorno potrebbe nascere davvero un modo alternativo di respirare sott’acqua per gli esseri umani.
Kamei, laureato al Royal College, ha sviluppato una collaborazione artistica col laboratorio di design RCA-IIS di Tokio. Il risultato è quello che vedete in foto. La branchia artificiale è avveniristica e “stilosa”. Quando si dice “respirare design”, anche se per farlo bisogna andare sott’acqua.
Nelle pagine web di presentazione del progetto si può leggere la genesi del concept. “Stavo osservando come il futuro del nostro ambiente urbano cambierà con il riscaldamento globale e mi sono interessato profondamente alle cifre dell’innalzamento del livello del mare, e a come respirare sott’acqua”.
Il design
Lasciamo perdere per un attimo la visione apocalittica (che pare ispirata quasi al Miyazaki di ‘Conan, ragazzo del futuro’): l’oggetto ha una sua dignità. Si tratta di vere e proprie branchie artificiali. Con una maschera respirare sott’acqua è meno elegante, ne convenite? Di solito sott’acqua si nuota, non si respira.
Amphibio è un indumento stampato in 3D in due parti: una sorta di gilet e una maschera corretta in materiale “superidrofobo” (o estremamente idrorepellente) che estrae l’ossigeno dall’acqua circostante e dissipa l’anidride carbonica.
Amphibio è un prototipo funzionante, non un semplice esercizio estetico: è stato testato perfino nuotando e facendo esercizi nella piscina di un acquario. Questa maschera per respirare sott’acqua fa esattamente ciò per cui è nata. Si, permette in linea teorica la respirazione sott’acqua. Cioè: non è come respirare acqua, non sono come branchie dei pesci, ma quasi.
Certo, il buon funzionamento del dispositivo non implica che sia attualmente sufficiente alla respirazione umana.
Nonostante i miglioramenti degli ultimi mesi, per avere ossigeno sufficiente ad un uomo per respirare sott’acqua le branchie artificiali dovrebbero essere grandi 32 metri quadri. Decisamente più esteso di un paio di bombole, nevvero? Chissà la difficoltà di portarsi dietro a nuoto questo lenzuolone gigante.
Kamei ha in mente un colpevole per questa situazione di stallo: noi. “La difficoltà è il nostro grande consumo di ossigeno. Noi umani consumiamo troppo. Anche se l’ossigeno è dissolto nell’acqua, il tasso che deve essere assorbito durante il nuoto attraverso la branchia è enorme, e questo rende necessaria una branchia di superficie ampissima”, ha detto il designer.
Giusto. Se fossimo dei roditori sarebbe stato più facile respirare in acqua, mannaggia a noi che siamo umani. Principianti!
Recenti sviluppi del suo concept, ancora poco sbandierati, speculano sul miglioramento delle prestazioni ottenibile con l’uso di membrane in nanomateriali: anziché aumentare l’estensione delle branchie sarà possibile migliorare l’assorbimento dell’ossigeno e ottenere così la respirazione in acqua.
In attesa che il miglioramento delle tecniche di stampa 3D e dell’ingegneria dei materiali rendano Anfibio un progetto sostenibile per respirare sott’acqua, sono certo che presto questo saggio di bravura troverà impiego. Altro che maschere per respirare sott’acqua: le branchie incideranno nel settore ricreativo, o magari in quello militare.