Ne abbiamo viste tantissime: assistenti virtuali che origliano (e trascrivono) le nostre conversazioni, social che cedono i nostri dati ad aziende di propaganda, perfino robot che ci spiano in albergo.
E ne vedremo ancora: la tecnologia pervasiva unita all’internet delle cose ha fame di dati, dei nostri dati. Questo Progetto Nightingale ne è l’ennesimo paradigma.
A questo punto devo ritenere che non ci importi più di tanto essere “spiati” o “venduti” ad altri: le reazioni sono blande, finanche dopo l’ultimo exploit portato alla luce dal Wall Street Journal.
Il quotidiano riferisce che Google sta aggregando in segreto milioni di cartelle mediche di pazienti provenienti da 21 stati degli Stati Uniti, in un progetto chiamato Nightingale.
Qual è lo scopo del Progetto Nightingale?
La casa di Mountain View ha collaborato con Ascension, un sistema di assistenza sanitaria, per raccogliere questi dati e progettare un software basato su AI e ML che personalizza l’assistenza individuale dei pazienti, sempre secondo il Wall Street Journal. Né i medici né i pazienti però sono stati messi al corrente di questa pratica.
Perché Google ha intrapreso questa iniziativa?
Google raccoglie i risultati di laboratorio dei pazienti, le diagnosi, i registri di ricovero e altre categorie da Ascension: elementi che completano l’intera storia sanitaria di milioni di pazienti, inclusi i loro nomi completi e le loro date di nascita.
Secondo quanto scritto anche dalla testata Forbes il personale di Ascension carica questi dati sui server Cloud di Google. In cambio ha accesso ad un motore di ricerca per reperire informazioni sui pazienti come problemi medici noti, risultati di test e farmaci.
È legale?
Difficile da dire. Per me no. Un comunicato stampa pubblicato solo ieri da Ascension ha annunciato ufficialmente la sua collaborazione con Google nel Progetto Nightingale. Nel comunicato ha aggiunto che tutto il lavoro relativo al suo “impegno con Google è conforme alle regole” e “sostenuto da un solido impegno in termini di sicurezza e protezione dei dati”. Non ha riconosciuto se i dati dei pazienti sono stati raccolti e utilizzati da Google senza il loro consenso.