Il ricercatore di robotica Peter Scott-Morgan non vuole essere ricordato come un inglese morto di malattia neurodegenerativa. Vuole diventare Peter 2.0, il cyborg più avanzato di sempre.
Già oggi un lungo elenco di dispositivi medici lo aiutano a respirare, nutrire e comunicare. Queste tecnologie sono destinate a crescere nel prossimo futuro. Ma, secondo Peter Scott-Morgan, diventare un cyborg non è questione di evitare la morte, è questione di evolversi.
“Sì, lo so, sembra tutto fantascienza”, ammette sul suo blog, “ma alcuni dei migliori cervelli del mondo, in collaborazione con alcune delle più potenti aziende hi-tech, sono pronti a renderla realtà entro la fine di quest’anno.”
È più o meno il tempo che gli resta da vivere (almeno statisticamente parlando), ma Scott-Morgan non ha alcuna intenzione di mollare l’anno venturo né quelli successivi.
Il suo corpo biologico è un robot messo male. È in declino a causa dello stesso disturbo neuro degenerativo diagnosticato al fisico Stephen Hawking nel 1963, e come lui si affida alla tecnologia per la mobilità e la parola.
Come Hawking, il sistema nervoso di Scott-Morgan sta lentamente perdendo la sua capacità di governare le funzioni chiave e i movimenti volontari, lasciandolo in uno stato di paralisi quasi totale.
Le integrazioni
All’inizio di questa settimana, l’uomo di 61 anni è tornato “un po’ più cyborg” a casa dopo quasi un mese in terapia intensiva, riprendendosi da una serie di procedure salvavita (o, a suo avviso, “miglioramenti”).
Questi includono un mini sistema di ventilazione (“più silenzioso di quello che ha Darth Vader,” scherza Scott-Morgan su Twitter):
Altri cambiamenti con tecnologia cyborg includono un tubo di alimentazione nello stomaco e una sacca per colostomia. Scott-Morgan ha anche rimosso le sue corde vocali per ridurre il rischio di aspirare la sua saliva e adesso comunica con una voce sintetizzata.
Lo spirito transumanista
Ogni nuovo pezzo di ingegneria viene visto come un “upgrade” dal titanico scienziato, che ha uno spirito davvero indomito, e un’indole che merita di finire su wikipedia alla voce “coraggio”.
“Ora siamo solo a un anno o due di distanza dalla possibilità di realizzare qualcosa di rivoluzionario. Tutta la tecnologia necessaria esiste già,” afferma.
Non è del tutto vero. Certo, innovazioni tecnologiche come una interfaccia cervello-computer sono ancora all’orizzonte. Ma Scott-Morgan immagina qualcosa di più: vede un futuro in cui Peter 2.0 non sarà tanto un robot cyborg nello spazio fisico, ma una mente in un paesaggio digitale.
“Peter 2.0 potrà farlo solo perché sarà molto più di un semplice organismo biologico che controlla in remoto due doppelganger”, spiega.
Più cyborg robot, meno malattie
Insieme a suo marito Francis, Scott-Morgan ha creato una fondazione che mira a ricercare l’uso etico dell’AI e della robotica per aumentare chiunque si senta limitato da malattia, età o disabilità.
Il futuro è già qui, in molti modi. Ma per citare lo scrittore di fantascienza William Gibson, “non è distribuito in modo molto uniforme”.
Per ampliare l’accesso ai trattamenti e alle tecnologie salvavita per le persone con malattie dei neurodegenerative, la loro campagna “Right to Thrive” ha chiesto sostegno ai membri del parlamento inglese.
Perché la storia di Peter 2.0 riguarda tanto, tanto di più. Forse ci darà lui stesso buone notizie, e lo spero con tutto il cuore.