Il CEO di Twitter Jack Dorsey ha annunciato martedì che la società sta finanziando un nuovo team di ricerca che svilupperà uno “standard aperto e decentralizzato per i social media”, in parte per affrontare alcuni degli attuali problemi di Twitter, in parte per andare oltre.
Bluesky, la visione idealistica a lungo termine del CEO Twitter, è quella di cambiare i social del futuro. Per la precisione: decentralizzate le reti di social media rendendole più simili alla posta elettronica, in modo che gli utenti possano unirsi a reti diverse ma comunque comunicare tra loro, indipendentemente da quale stiano utilizzando. Sono un vecchiaccio, ma solo a me ricorda le mailing list?
Secondo Dorsey, standard tecnici condivisi renderebbero anche più semplice per gli utenti il controllo su come i social raccomandano i contenuti, migliorando la fruizione e limitando il problema delle “echo chambers”. Potrebbe anche rendere più semplice per i social network applicare restrizioni contro i discorsi d’odio e altri abusi (e quindi anche più semplice censurare, ma ne riparleremo), aiutando i vari operatori a condividere il carico a un costo inferiore.
Il caso Mastodon
Esistono già piattaforme di social media che operano su un framework comune e decentralizzato. La più popolare è Mastodon, un social network open source che viene spesso utilizzato come alternativa a Twitter. Mastodon è una sorta di federazione fatta di comunità indipendenti che utilizzano lo stesso protocollo e possono anche interconnettersi. Anche Tim Berners-Lee, il fondatore del World Wide Web, ha di recente lanciato un appello (non molto ascoltato, purtroppo) a favore di una rete decentralizzata.
A differenza di questi progetti, che hanno lottato per guadagnare attenzione, Twitter ha già una base di utenti devoti di oltre 300 milioni di persone, che potrebbe dare a Dorsey una maggiore trazione nel tentativo di spingere lo standard e convincere altri social network a fornire supporto.
Sembra improbabile, tuttavia, che Facebook, che attualmente domina lo spazio con un pubblico di oltre 2 miliardi di utenti, sia disposto a cedere il controllo a una “cooperativa social”. E per ora, in ogni caso, non si sbottona (magari anche per non aumentare i grossi problemi che avrà nel prossimo futuro). Un portavoce di Facebook non ha risposto immediatamente a una richiesta di commento.
Social del futuro: la visione di Bluesky
Dorsey ha annunciato la sua visione di social del futuro e il team, chiamato Bluesky, in una serie di tweet.
Bluesky includerà fino a cinque architetti, ingegneri e designer incaricati di creare gli standard. L’obiettivo è che un giorno Twitter diventi uno dei vari “client” della rete Bluesky, anche se è probabile che lo standard richiederà diversi anni per svilupparsi.
“Per i social media, vorremmo che questa squadra trovasse uno standard decentralizzato esistente, ma, in mancanza, non abbiamo paura di crearne uno da zero”, ha affermato Dorsey. “Questa è l’unica direzione che forniremo a Twitter”
Lo standard consentirebbe a Twitter di concentrare i suoi “sforzi sulla costruzione di algoritmi di raccomandazione trasparenti che promuovano conversazioni sane”
Concentrarsi sugli algoritmi di raccomandazione potrebbe aiutare Dorsey a deviare alcuni dei problemi di moderazione dei contenuti che l’azienda continua ad affrontare, come la sua incapacità di frenare i discorsi di odio. Lo ha affermato Jennifer Grygiel, professore di social media presso la Syracuse University. In un framework open source, Twitter gestirebbe il contenuto presente in piattaforma come Google fa con i siti che ospita sul suo motore di ricerca. Traduco: in Google se i siti non vanno bene, adieu. E comunque sono siti “indipendenti”, non sono responsabilità sua.
Annunciando Bluesky, Twitter sembra aver capito (anche in virtù delle multe beccate da Facebook per avere parte della responsabilità dei contenuti che appaiono nel social) che dover ospitare in proprio e gestire la responsabilità di tutti i contenuti è un modello di business che sul lungo termine non ha molti vantaggi.
Vediamo se ho capito. i social del futuro, dunque, sarebbero apparentemente decentralizzati e apparentemente deresponsabilizzati per chi li costruirà.