Il Giappone è l’unico paese al mondo in cui gli animali domestici sono più numerosi dei bambini. Bambini e animali domestici sono strettamente collegati in Giappone: con l’aumentare del numero di neonati, il numero di cani e gatti aumenta.
Non che si capisca camminando per le strade di Tokyo: nonostante il numero crescente di gatti, ad esempio, è raro vederli in giro. Molto più facile vedere cani, magari nascosti nelle carrozzine o avvolti in cappotti e coperte come surrogati dei bambini. Oggi Bongo, un cane robot, vuol surrogare anche loro.
Vedi pochi animali domestici in città perché i proprietari sono protettivi nei loro confronti, o riluttanti a farli uscire.
In generale, i gatti non sono ammessi perché i loro escrementi sono considerati “antisociali”.
Anche i cani della città sono in maggior parte delle razze “giocattolo” più che cani da lavoro. Molto carini, ma allevati per trotterellare in salotto e non per qualche mansione specifica. Loro malgrado, purtroppo, sono praticamente gli equivalenti a quattro zampe degli “hikikomori” (gli hikikomori sono persone che si rifiutano di lasciare la propria stanza per paura di interagire con gli altri).
Questo li porta ad ululare spesso quando lasciati soli in casa per molte ore (cioè sempre). E poi costano un occhio della testa, e costa mantenerli.
I gatti sono più indipendenti, ma se non li lasci andare fuori il loro cestino per i rifiuti dovrà essere comunque pulito ogni giorno.
Per questo milioni di abitanti che vivono da soli vorrebbero avere un animale domestico per far loro compagnia, ma devono rinunciare. Chi adora i simpatici animali domestici, ma è frenato da sporcizia, odore e spese di manutenzione mostrano grande interesse per le alternative robotiche. In principio fu Aibo, il cane robot della Sony, ma forse era troppo presto per introdurlo sul mercato. 14 anni dopo il suo ritiro (è già passato così tanto tempo?) arriva Bongo, un cane giocattolo robotizzato della Bandai Namco, il colosso nato dalla fusione di due grandi gruppi del settore entertainment.
Bongo, cane robot: brutto di faccia, bello di cuore.
A prima vista, Bongo potrebbe sembrare un po’ ingannevole: dovrebbe essere una sorta di bassotto, con il tronco che si allunga e si accorcia. Le sue gambe sono fondamentalmente un travestimento per le ruote, il corpo tubolare lo fa sembrare un po’ un aspirapolvere. Ma è difficile non rimanere colpiti dal modo in cui segue il suo proprietario nella stanza.
Bongo può scuotere la coda e le orecchie quando gli fai una domanda (tipo: “che dovrebbe fare il governo giapponese contro il calo delle nascite, a parte far mettere robot nei negozi Uniqlo oppure dare esoscheletri ai vecchietti per farli lavorare in eterno?”). Ha anche un piccolo ma delizioso repertorio di movimenti cagneschi e può persino abbaiare agli estranei. Già. con un suo sistema di riconoscimento facciale diventa ostile alle facce che non ha mai visto, o che non riconosce. Non sia mai che debba socializzare, per carità.
Nonostante la diffidenza, il cane robot Bongo viene via con poco. Si concede ai nuovi padroni per un’inezia, appena 12.800 yen più tasse.
Una miseria anche per i prezzi nipponici, l’equivalente di 120 euro. Praticamente un decimo del prezzo di qualche prezioso e sfizioso (e rumoroso) Spitz di Pomerania o Akita.