Ogni giorno che passa usiamo l’intelligenza artificiale per una sempre maggiore varietà di scopi e lavori. L’AI ha già fatto la sua comparsa in quasi tutti i settori e li sta aiutando ad innovarsi, sviluppare strumenti autentici e costruire strategie per un futuro sostenibile.
I ricercatori stanno esplorando con impazienza nuovi casi d’uso dell’intelligenza artificiale che hanno il potere di trasformare radicalmente la società. E come un’osmosi, mentre noi sviluppiamo e regoliamo l’intelligenza artificiale, lei ci sviluppa e ci regola a sua volta. Finirà per cambiarci, un po’ come ogni tecnologia? O prenderà direttamente il nostro controllo? Annosa questione.
Anche se al momento potrebbe non sembrare possibile, ci sono molte teorie che suggeriscono un impatto letale dell’AI sull’uomo in futuro. E chissà, una delle prossime generazioni potrebbero decidere di avere come leader mondiale una intelligenza artificiale.
Nel bene e nel male, l’intelligenza artificiale è pronta a mimare e poi sfidare non solo le nostre capacità, ma anche la nostra attitudine alle relazioni e ai sentimenti. Leadership, carisma, equanimità, amicizia saranno sempre più “studiate” dai sistemi di machine learning. Le macchine non impareranno a “provare” questi sentimenti, ma saranno molto abili a manifestarli e rappresentarli. Finché non toccherà anche all’amore.
No, non è un film
La maggior parte di noi è cresciuta leggendo o guardando opere di fantascienza. Tutte ci hanno insegnato generalmente a temere l’intelligenza artificiale, perché capace di distruggerci o riduci in schiavitù. Troppo facile citare i capostipite dei supercattivi artificiali. Il subdolo HAL 9000 in “2001 Odissea nello spazio” trama per uccidere i suoi creatori. L’intelligenza artificiale Skynet in “Terminator” a momenti annienta l’umanità e provoca un Olocausto nucleare.
Tutte queste opere si sono concentrate sull’immagine degli effetti fisici di una intelligenza artificiale sull’uomo. Molte meno opere si sono invece concentrate sulle implicazioni sociali e relazionali dell’avvento di una intelligenza artificiale molto sviluppata. E sembra che questo aspetto non sia assolutamente trascurabile, dato che relazionandosi a noi l’AI cambierà anche il nostro modo di relazionarci gli uni agli altri.
L’intelligenza artificiale ci sta già seducendo
Date un’occhiata in giro oggi. Siamo circondati dall’intelligenza artificiale con cui possiamo interagire: gli assistenti vocali sono sui nostri telefoni e nelle nostre case. Ci ascoltano (anche con qualche aiuto umano molto scorretto) e imparano sempre di più dalle nostre conversazioni e da come ci poniamo nei loro confronti.
La strada va verso sviluppo di un’IA più sofisticata, che dialogherà con noi in modo molto naturale ed “empatico”. E questo le renderà inevitabilmente oggetti affettivi.
In “Lei”, bellissimo film del 2013 diretto da Spike Jonze, uno scrittore introverso acquista un’intelligenza artificiale per aiutarlo a scrivere e finisce per innamorarsene.
La sensibilità affettiva del personaggio magistralmente interpretato da Joaquin Phoenix è affascinata dalla capacità dell’IA di apprendere e adattarsi a lui, di rispondere ai suoi bisogni e in qualche misura anche di prevenirli.
Può non accadere subito, ma gli umani potrebbero innamorarsi e costruire “vere” relazioni con intelligenze artificiali.
Cupido artificiale
Il Dr. Maciej Musial dell’Università di Adam Mickiewicz a Poznan, in Polonia, ha sottolineato che presto le persone cadranno tra le braccia di robot umanoidi e app di intelligenza artificiale. La ricerca suggerisce che un nuovo fenomeno che sta diventando frequente è la formazione di base delle relazioni emotive tra l’uomo e l’intelligenza artificiale in diverse vesti.
Tendiamo già a dare ai robot le caratteristiche degli esseri viventi. Formiamo da tempo legami affettivi rudimentali perfino con oggetti “stupidi” come elettrodomestici o con le nostre automobili, cui talvolta diamo nomi affettuosi.
Il divario tra l’intelligenza artificiale e gli umani è destinato a ridursi, e questo ci porterà a sviluppare legami emotivi sempre più strutturati e complessi. E chissà, un giorno lontano formare legami con macchine complesse potrebbe diventare una pratica socialmente accettata, addirittura normata.
David Hanson, creatore del famoso robot realistico Sophia, va oltre. Di recente ha dichiarato che gli umani sono solo a pochi decenni dal matrimonio con i robot. Entro il 2035, dice, saranno in grado di realizzare quasi tutto ciò che fanno gli umani. Ed entro il 2045, si spinge a ipotizzare, gli umanoidi avranno gli stessi diritti degli umani.
Ammiro Hanson e la sua attività, ma sono napoletano e certa vis filosofica viene fuori con potenza. Perdonate, devo opinare: in 25 anni dovremmo dare ai robot diritti che in millenni non siamo stati ancora in grado di dare ai nostri simili?
Amore e intelligenza artificiale: come finirà?
Scopriremo “solo vivendo” la verità su queste previsioni. Ma sulla base dei segnali odierni sappiamo che gli umani tendono ad antropomorfizzare gli oggetti con cui interagiscono. E sviluppano un attaccamento emotivo a dispositivi che mostrano comportamenti simili all’uomo.
Il confine tra il mondo reale e il mondo virtuale verrà progressivamente ridotto. In alcune enclaves addirittura sarà azzerato in un “limbo” nel quale un uomo non sembrerà più un uomo, e una macchina non sembrerà più una macchina. Il divario tra un sentimento e la simulazione di un sentimento diventerà pressoché indistinguibile. E per qualcuno, forse tanti, le relazioni con una intelligenza artificiale saranno più soddisfacenti delle relazioni tradizionali.
Con uno svantaggio di fondo: al matrimonio non si potrà invitare anche la famiglia dell’intelligenza artificiale, e le spese ricadranno tutte sulla parte umana.