Gli ultimi rumors parlano di 200 milioni di dollari spesi dalla Mela per acquisire Xnor.ai, società nel campo dell’intelligenza artificiale di frontiera con sede a Seattle.
L’acquisto di Xnor.ai è uno dei tanti per la casa di Cupertino, solitamente abilissima nella scelta delle startup tecnologiche, e ci dà una visione del pensiero dell’azienda sui prossimi dispositivi Apple.
Il lavoro di Xnor.ai sull’intelligenza artificiale è iperefficiente e a bassa potenza. Non richiede un’elaborazione potente o una connessione al cloud (l’elaborazione avviene in locale sul dispositivo) e si inserisce perfettamente in alcune aree su cui Apple sta attualmente lavorando.
Come si integreranno le conoscenze di Xnor.ai nel lavoro di Apple?
Di solito Apple non fornisce mai ai media i motivi per cui acquisisce determinate aziende, né svela come intende alla sua tabella di marcia futura. Però possiamo speculare su come il lavoro di Xnor.ai si adatterà al piano generale.
Super Siri
I miglioramenti delle prestazioni derivanti dalla gestione di attività come l’elaborazione del linguaggio naturale (Siri) o il riconoscimento facciale sono interessanti. Accelerare (anche di qualche millisecondo) le decisioni prese da un guidatore, per esempio, ha evidenti benefici.
Quello che sembra davvero promettente nella “Super Siri” che abiterà nei prossimi dispositivi Apple sono le implicazioni dell’AI sulla privacy.
Una AI che lavora anche offline può restare efficiente anche senza alcuni dati sensibili
Siri era rimasto indietro rispetto all’ Alexa di Amazon e all’Assistente di Google, con questa acquisizione Apple potrebbe mirare a un obiettivo completamente diverso: dare agli utenti il controllo completo dei dati estremamente personali.
L’enorme quantità di informazioni necessarie per “alimentare” un servizio come Assistant implica anche la fornitura di tali informazioni. Se dai un’occhiata all’impostazione di tracciamento “Attività Web e app” sul tuo telefono Android, noterai che Google essenzialmente monitora e archivia quasi tutto ciò che fai sul tuo telefono o sul tuo assistente vocale.
I dati che trasmetti “addestrano” e migliorano gli assistenti, al punto che senza connessione questi prodotti diventano poco più che stupidi, buoni a momenti solo come altoparlanti bluetooth.
Questo livello di intimità non piace a qualcuno. Invero, tra i dati sanitari sensibili sfruttati da Google e le conversazioni trascritte da Facebook, gli scandali fanno capire che questa violazione non piace a nessuno.
Per questo Apple, che rifiuta perfino ai governi (almeno ufficialmente) di svelare i dati dei suoi clienti, sta cercando di capitalizzare questa cosa sui prossimi dispositivi.
Sul tema della privacy i prossimi dispositivi Apple andranno in un’altra direzione rispetto ai concorrenti
Insomma, da un lato Google che apre nuovi orizzonti costruendo Duplex, un’intelligenza artificiale che può prenotare tavoli da ristorante per tuo conto chiamando e parlando come un vero essere umano, o l’enorme investimento di Facebook sull’intelligenza artificiale dei suoi sistemi Portal. Entrambe le aziende migliorano i prodotti grazie a noi, e quindi sono avide dei nostri dati, anche quelli più sensibili.
Dall’altro lato c’è Apple, che appare ben lontana dalla creazione di servizi come Google Duplex, ma tiene le tue informazioni al sicuro nel dispositivo. Lo stesso vale per i dati di riconoscimento facciale incorporati nei prossimi dispositivi di sicurezza Apple. E per qualsiasi altra elaborazione AI che in genere richiederebbe l’invio, la memorizzazione, l’analisi e l’utilizzo dei dati per qualsiasi scopo.
Sia Google che Facebook sbandierano miglioramenti sulla privacy dei loro prodotti, ma è chiaro che Apple sta seguendo un percorso diverso.