Immaginate di rotolare giù dal letto su un pavimento di funghi viventi che attutisce la caduta. Le pareti e il soffitto: no, aspettate, L’INTERO CONDOMINIO, perfino l’impianto idraulico e quello elettrico, sono fatti di funghi.
Legno e cemento sono resti di un lontano passato: tutta la dannata città, dalle scuole ai negozi, gli ospedali, è in case fatte di funghi. Organismi viventi che crescono, o muoiono, o si rigenerano.
Questa è la visione mostrata in un nuovo paper che personalmente ho trovato davvero provocatorio. Il team di accademici europei che lo ha proposto afferma sia la prima esplorazione in assoluto del potenziale del fungo vivente come materia prima per “strutture monolitiche” futuristiche ed ecologiche. A loro dire, rivoluzionerebbe l’intero ambiente e l’economia come la conosciamo.
Vivere nei funghi (come i Puffi!)
“Proponiamo di sviluppare un substrato strutturale utilizzando micelio fungino vivo”, si legge nel documento. “Gli edifici fungini cresceranno da soli, costruiranno e si ripareranno da soli.”
L’idea è una risposta davvero creativa, lo dico da addetto ai lavori, alla prospettiva di catastrofici cambiamenti climatici.
Ricavare i nostri edifici da materiali biologici renderebbe l’edilizia meno dipendente dai combustibili fossili e dalle operazioni di estrazione dannose per l’ambiente.
“I materiali fungini possono avere una grande varietà di proprietà meccaniche che mimano moltissimi materiali: dalla schiuma al legno, al polimero, all’elastomero”. È ciò che dice Han Wösten, microbiologo dell’Università di Utrecht, in Olanda, coautore del documento (non ancora sottoposto a peer review).
“Il fatto che possiamo produrre materiali simili al legno implica che possiamo usarlo anche per l’edilizia”.
Han Wösten, microbiologo – Università di Utrecht
Funghi in edilizia, idea affascinante ma non nuova
L’architettura fungina non è una nuova idea: altri gruppi di ricerca hanno esplorato l’idea di coltivare materiali edili dal micelio e anche da altre materie viventi. Aldilà del fatto che i funghi sono sorprendenti per molti altri motivi.
La NASA, ad esempio, sta attualmente cercando di capire se i funghi possano crescere sul suolo marziano, per ottenere un modo economico di coltivare habitat spaziali in loco.
Tutti i progetti già visti, però, implicano tutti l’uccisione del fungo dopo la sua crescita. Un processo che lo rende ancora più robusto come materiale da costruzione.
Finora, dicono gli esperti autori dello studio, nessun altro aveva esplorato la possibilità di costruire strutture monolitiche da funghi viventi. Ok, ok. Sembrano molto interessati ad affermare la primogenitura di questa idea.
“Il punto di forza dei nostri materiali è che sono biodegradabili, e così contribuiscono a un’economia circolare”, ha detto Wösten.
Case di funghi: se si biodegradano, come facciamo a viverci dentro?
Wösten ha una risposta anche a questa domanda: per evitare che le case di funghi ci crollino in testa, dovremmo rivestirle. Un po’ come il legno, che rinforziamo con lacca e olio per renderlo più resistente e protettivo.
Con un rivestimento, dice Wöste, l’architettura fungina resterebbe viva: un architetto potrebbe ringiovanirla innaffiandola con semplice acqua e innescare un’ulteriore crescita se fossero necessarie riparazioni o cambiamenti.
Grazie ai rivestimenti, afferma il team, i funghi potrebbero essere utilizzati anche per sfruttare la struttura interna dei capillari del fungo per farci passare l’impianto idraulico di un edificio, i collegamenti elettrici o altro.
È bene notare, prima di avere la tentazione di chiamare Gargamella e chiedergli di debellare l’intero team, che gran parte della ricerca è piuttosto speculativa.
Andrew Adamatzky, scienziato informatico che ha anche steso materialmente il documento, ha detto che il team sta lavorando per costruire versioni fungine di circuiti ed altri dispositivi elettronici.
Ha ammesso che i fili convenzionali sono più economici e più facili da lavorare, ma ha aggiunto che “i circuiti viventi nelle case di funghi saranno auto-crescenti, auto-assemblanti e autoriparanti, cosa che nessun circuito tradizionale può fare”.
Case di funghi, sfida improba ma stimolante
Questa è davvero una sfida. Più che altro l’opportunità di esplorare una fisiologia, anzi una biologia delle costruzioni.