I cambiamenti nella cultura e nello stile di vita portano le coppie ad attendere più a lungo prima di provare a concepire. Ma c’è spesso la sensazione di correre contro il tempo, poiché la qualità e il numero di ovuli diminuiscono nelle donne mentre si avvicinano alla mezza età.
Ora i ricercatori dell’Università del Queensland hanno invertito questo processo di invecchiamento nelle uova dei topi, usando un composto metabolico che potrebbe portare a nuovi farmaci per la fertilità femminile.
Sebbene il fenomeno sia diverso da persona a persona, si ritiene in gran parte che il numero degli ovuli inizi lentamente a declinare intorno ai 30 anni, e crolla dopo circa 45 anni.
Non è un precipizio così ripido come spesso raccontano i media, ma l’età è senza dubbio un fattore nella pianificazione familiare. Non è un mistero, pertanto, che si cerchino di rallentare (o bloccare, o addirittura invertire) gli effetti della menopausa o dell’infertilità.
Fertilità femminile, il nuovo studio
I ricercatori hanno collegato una molecola specifica alla perdita di qualità delle uova nei topi. Hanno scoperto che nei topo l’avanzare dell’età è accompagnata da un calo dei livelli di nicotinamide adenina dinucleotide (NAD +). Un composto importante per il metabolismo. Ciò a sua volta influisce sulla qualità delle uova rimanenti, portando a problemi di fertilità negli esemplari femminili più anziani.
Quindi, il team ha studiato il modo in cui questa molecola può essere ripristinata, e se ciò potrebbe aiutare a ritardare o addirittura a invertire l’infertilità. Hanno somministrato ai topi per via orale un composto precursore chiamato nicotinamide mononucleotide (NMN). Le cellule usano NMN per produrre NAD +, quindi l’innalzamento dei livelli del precursore dovrebbe aiutare ad aumentare i livelli di NAD + e, per estensione, migliorare la fertilità. A quanto pare funziona.
“Le uova di qualità sono essenziali per il successo della gravidanza. Forniscono praticamente tutti gli elementi costitutivi richiesti da un embrione”, dice Hayden Homer, a capo dello studio. “Abbiamo trattato i topi con basse dosi di NMN nell’acqua potabile per quattro settimane e siamo stati in grado di ripristinare in modo drammatico la qualità delle uova e aumentare le nascite vive durante una sperimentazione di allevamento”.
Fertilità femminile, una strada anche per gli umani
Se i risultati arrivassero agli umani (il che è ancora ovviamente in discussione in questa fase iniziale) si potrebbe aprire una nuova opzione per le coppie che cercano di migliorare le loro possibilità di concepimento.
“I nostri risultati suggeriscono che potrebbe esserci anche negli umani un’opportunità. Si potrebbe ripristinare la qualità degli ovuli, e a sua volta la funzione riproduttiva femminile. La strada sarebbe la stessa, la somministrazione orale di agenti che potenziano il NAD. Sarebbe molto meno invasivo rispetto alla fecondazione in vitro”, afferma Homer.
“È importante sottolineare, tuttavia, che sebbene promettenti, i potenziali benefici di questi agenti rimangono da testare negli studi clinici.”