Sta per prendere il via la costruzione di una vasta gamma di telescopi dedicati alla rilevazione di fonti naturali e artificiali di luce ottica e infrarossa. Una volta operativo, il sistema, chiamato PANOSETI, sarà in grado di scansionare l’intero cielo, aumentando significativamente le nostre possibilità di rilevare segnali laser o di altra natura da altri pianeti.
In sviluppo dal 2018, PANOSETI, che sta per SETI ottico a infrarossi (Search for ExtraTerrestrial Intelligence), è costituito da due prototipi di telescopi posizionati all’Osservatorio Lick vicino a San Jose, in California. Telescopi che hanno iniziato a raccogliere dati grezzi, consentendo ai ricercatori, guidati dal fisico e astronomo Shelly Wrigh, di testare il nuovo progetto.
È un piccolo inizio: l’intero array potrebbe alla fine essere costituito da centinaia di telescopi.
Questo progetto è una collaborazione tra UC San Diego, UC Berkeley, University of California e Harvard. Lo scopo è quello di costruire un osservatorio ottico SETI in grado di scansionare l’intero cielo osservabile.
Il sistema sarà usato per osservare fenomeni naturali come esplosioni radio veloci, misteriosi impulsi di energia che emanano dall’esterno della nostra galassia. PANOSETI potrà anche essere usato per studiare Pulsar e altri fenomeni celesti noti e sconosciuti.
Tutto molto importante, ma il vero scopo di PANOSETI è rilevare segnali alieni.
A differenza della radio SETI, questi telescopi cercheranno brevi ma potenti lampi di luce ottica, nonché rapidi scoppi di radiazione infrarossa.
Il tradizionale SETI, nato negli anni ’60 (e descritto in “Contact”, il film del 1997), cerca di rilevare segnali radio intelligenti da fonti extraterrestri.
PANSETI è simile, ma il suo focus principale è sulla luce, come i brevi lampi di raggi laser.
La luce laser non degrada con la distanza come fanno le onde radio, ed è perciò una fonte di segnale ideale per una civiltà aliena che cerca di entrare in contatto con i propri vicini extraterrestri. Tale luce laser potrebbe arrivare sotto forma di impulsi simili al Codice Morse che suggeriscono l’origine artificiale piuttosto che quella naturale.
“È difficile prevedere cosa potrebbero fare altre civiltà. Che tipo di tecnologia potrebbero usare per la comunicazione, la navigazione, la protezione planetaria e come possiamo rilevare la loro presenza. Per questo la migliore strategia in SETI è una strategia multipla, per cercare diversi tipi di segnali e artefatti della possibile tecnologia extraterrestre”.
Lo ha spiegato Dan Werthimer, membro del team PANOSETI e capo tecnologo presso il centro di ricerca SETI della UC Berkeley. Ha aggiunto che “la radio è buona per la comunicazione omnidirezionale, i laser sono buoni per la comunicazione ad alta velocità dati da punto a punto”.
Che la vita intelligente possa esistere altrove nella galassia è una delle domande senza risposta più profonde della condizione umana.
A caccia di sfere di Dyson
PANOSETI sarà anche in grado di rilevare le radiazioni infrarosse (IR), che potrebbero aiutare a rilevare le sfere extraterrestri di Dyson – ipotetiche megastrutture rese popolari dal compianto Freeman Dyson.
Costruite da civiltà avanzate, queste enormi strutture avvolgerebbero un’intera stella allo scopo di estrarre energia solare. Queste strutture non sarebbero completamente invisibili dall’esterno, poiché perderebbero radiazioni infrarosse in determinate bande. PANOSETI potrebbe, in teoria, rilevare questa luce infrarossa.
Werthimer ha avvertito che il sistema “non è progettato specificamente pensando alle megastrutture”. Aggiunge che è “possibile” che PANOSETI possa essere usato in questo modo, ma il sistema funziona meglio per rilevare brevi lampi di luce, piuttosto che una lenta dispersione di infrarossi.
Che siano ottici o infrarossi, dimostrare che questi segnali provengono da una fonte aliena porterebbe una serie completamente diversa di sfide; ma questa è un’altra storia.
Naturalmente, non sappiamo se gli alieni esistono o se qualsiasi tipo di strategia SETI è in grado di rilevare gli alieni, ma dobbiamo provarci.
PANOSETI eseguirà ricerche esaustive a risoluzioni senza precedenti. Il sistema sarà in grado di rilevare segnali su scale temporali di nanosecondi (un miliardesimo di secondo!) e scansionare l’intero cielo osservabile. Ogni telescopio osserverà una macchia di cielo che misura 10 gradi per 10 gradi (in confronto, la Luna occupa circa 0,5 gradi di cielo).
Una volta online e pienamente operativo, il sistema guarderà in uno spazio in gran parte inesplorato.
PANOSETI: con gli occhi bene aperti
La maggior parte dei SETI è concentrato sulle frequenze radio e molto poco è stato fatto a livello visibile e IR, molto poco alla scala del miliardesimo di secondo e nessuno con un ampio campo visivo come PANOSETI in grado di rilevare eventi rari.
“La maggior parte delle ricerche SETI guarda un milionesimo di cielo alla volta,” dice Werthimer. È come guardare attraverso una cannuccia: se il segnale non è sempre attivo è quasi impossibile rilevarlo osservando solo una piccola parte di cielo alla volta. “
Il team PANOSETI sta ancora valutando le possibili posizioni dell’array. Werthimer ha lasciato intendere che l’Osservatorio Palomar di San Diego è un candidato di spicco. Dovrebbero sistemare “un paio di parabole nell’emisfero meridionale e dall’altra parte del nostro pianeta”. L’inizio della costruzione è previsto per il 2021.