Ecco un’intervista esclusiva per Futuroprossimo con Cathleen Southwick, Chef Information Officer di Pure Storage, una leader di successo con 20 anni di esperienza nella definizione e nell’esecuzione di strategie IT per aziende di Fortune 100. Nell’intervista, Cathleen ci spiega la relazione profonda tra la tecnologia del futuro e le scienze umane, necessarie a creare lavoro e obiettivi in un mondo che cambia di continuo.
Il mondo è sempre più focalizzato sulle discipline STEM (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica). È vero che le cosiddette “soft skills” come le competenze comunicative, l’empatia e la capacità di osservazione saranno sempre più fondamentali nel mondo del lavoro? Che co aiuteranno a comprendere la tecnologia del futuro?
C’è una corsa alla trasformazione. È un’epoca digitale e data-driven, la tendenza è quella di basarsi in maniera predominante sulla tecnologia per risolvere determinati aspetti di un problema. Ma il vero segreto del successo consiste invece in un approccio più equilibrato.
Lo vediamo nel mondo retail dove i consumatori desiderano differenti modalità per connettersi con i brand. Online attraverso l’e-commerce o i social media. Offline con esperienze più diversificate all’interno dei punti vendita tradizionali. Allo stesso modo, nel momento in cui i chatbot basati sull’AI sono diventati un perno centrale del customer service, ci si è resi conto che non è sufficiente dotarli di caratteristiche umane. Se un chatbot non è in grado di rispondere correttamente, i consumatori vorranno parlare con un assistente in carne ed ossa.
Che competenze serviranno?
L’automazione e l’elaborazione del linguaggio naturale sono in grado di apportare enormi vantaggi alle aziende e a chi vi lavora. Tuttavia, rendono evidente la necessità di un nuovo tipo di competenze: la capacità di risolvere problemi tecnici secondo modalità tipicamente umane. Pensando a quello che servirà per il lavoro del futuro, nei prossimi anni rischiamo di focalizzare l’attenzione solo sulle discipline STEM (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica) a discapito, invece, di un approccio più equilibrato incentrato sulle scienze umane, sull’intelligenza emotiva e sul pensiero critico trasversale.
Competenze come la comunicazione, la capacità di osservazione, l’empatia e il ragionamento logico – quelle che in occasione di un recente intervento del World Economic Forum sono state definite “fondamentali” – sono le chiavi per formare la prossima generazione di leader e preparare i dipendenti ai lavori del futuro. Una ricerca condotta dalla Royal Bank of Canada ha evidenziato una crescente richiesta a favore di tali competenze considerate essenziali nell’ambito di 300 occupazioni professionali, con 2,4 milioni di nuove offerte di lavoro previste nel prossimo decennio. “Abbiamo rilevato una criticità silente”, è stato sottolineato nel report “con troppe persone formate per lavori che potrebbero scomparire, anziché essere dotate di competenze che saranno sempre più richieste”.
Il lavoro del futuro: quali sono le stime e i numeri a riguardo?
La realtà è che le professioni STEM supereranno la crescita complessiva dei posti di lavoro nel prossimo futuro. Al ritmo attuale, nel 2026 saranno aumentate del 10,8% rispetto ai livelli del 2016. In generale, secondo il centro di ricerca americano Pew, nel periodo 1990-2016 l’occupazione nelle professioni STEM, comprese le attività legate alla sanità, è cresciuta del 79%.
Eppure, l’automazione ha ridotto significativamente le difficoltà per accedere al settore della programmazione e di altre professioni puramente tecniche. Di conseguenza, sta aumentando la consapevolezza del fatto che occorra ben più che la sola attenzione nei confronti delle discipline STEM per avere successo nei moderni ambienti di lavoro. Anche quelli che implicano un utilizzo intensivo di tecnologia e dati. Potrebbe benissimo accadere che le persone che non possiedono un background strettamente scientifico finiscano paradossalmente col disporre di un vantaggio decisivo.
Con il talent management che oggi è così importante nel settore della tecnologia e dell’IT, le aziende dovrebbero chiedersi come fare per attirare e poter disporre nel tempo dei talenti necessari e in che modo fornire ai team le dovute opportunità di sviluppo e crescita.
Quali sono, allora, le azioni da intraprendere?
Un’opportunità consiste nello sfruttare le potenzialità dell’automazione per sgravare i dipendenti dalle attività più ripetitive. In questo modo potranno offrire un contributo decisivo per le attività a maggior valore aggiunto in linea con gli obiettivi di business. I vantaggi dell’automazione non sono riservati solamente alle grandi aziende. Un esempio è quello delle PMI che magari dispongono solamente di un paio di system administrator. Potrebbero essere sufficienti per automatizzare tutto quel che occorre da un punto di vista IT per l’ingresso di un nuovo dipendente, dalle liste di distribuzione della posta elettronica alle autorizzazioni applicative e così via. Può sembrare banale, ma la mole di lavoro richiesta per operazioni di questo genere diventa davvero consistente quando devono essere eseguite manualmente.
L’implementazione di chatbot è un altro esempio di come poter ridurre il tempo dedicato alle attività meno strategiche in un’organizzazione in crescita. La tecnologia del futuro è collaborativa. Un dipendente può rivolgersi ad esempio ad un bot per resettare una password o per richiedere una licenza software, con un decisivo risparmio di tempo sia per l’utente finale che per il collega. Specie quest’ultimo viene così lasciato libero di dedicarsi ad attività di più ampio respiro e maggiormente strategiche.
Mi chiedono spesso se automazione significhi outsourcing piuttosto che riduzione del personale. Nessuna delle due: l’automazione implica l’evoluzione del ruolo dell’individuo all’interno del moderno ambiente di lavoro. Focalizzare l’attenzione su compiti maggiormente strategici e rivolgersi ai dipendenti per attività che richiedono un ragionamento superiore e complesso. Solo un’educazione umanistica è in grado di fornirla, è importante non solo per le organizzazioni IT. È importante per il business in generale.
In che modo è possibile sostenere la prossima generazione di leader?
Abbiamo bisogno delle scienze umane oggi più che mai, ha recentemente scritto il presidente della Yale University, Peter Salovey. Peter ha affermato: “In un mondo complesso e interconnesso come il nostro abbiamo bisogno di leader capaci di immaginazione, comprensione e intelligenza emotiva”. Dalla storia e dalla letteratura veniamo a conoscenza di problemi che si ripresenteranno e che dovranno essere nuovamente affrontati, impariamo a conoscere quelli che riguardano le persone che vivono al di fuori dei nostri contesti, impariamo a decifrare gli avvertimenti e a formare la nostra comprensione della condizione umana.
Tutto ciò è essenziale non solo per la prossima generazione di leader ma per tutti i dipendenti. Le sfide che le aziende cercano di risolvere non sono monodimensionali. Una rinnovata attenzione nei confronti delle discipline umanistiche può essere un ingrediente chiave per spostare l’ago della bilancia a proprio favore.
Le aziende apprezzano oggi più che mai il talento. Una qualità in grado di apportare un livello superiore di ragionamento e di operatività. I dipendenti più talentuosi dovrebbero focalizzare l’attenzione su quella che sarà la tecnologia del futuro e sui cambiamenti che comporterà per le aziende.
Questi sono gli aspetti fondamentali per i quali le macchine non potranno sostituire l’uomo.