La situazione non è buona. Inutile girarci intorno. Il coronavirus ha raso al suolo il nostro divertimento, il futuro che avevamo in mente, talvolta il nostro conto bancario. È un incubo globale. Tutti vorremmo che non fosse mai successo. Ho il dovere di dirlo, anche per rispetto di chi ha perso la vita: ciò che non ti uccide, ti rende più forte. Si, è un luogo comune. I luoghi comuni sono retorici, banali, spesso stupidi. Ma spesso sono anche corretti. E questo potrebbe esserlo nel caso specifico. Il coronavirus potrebbe lasciarci un mondo migliore, dopo essersi abbattuto come uno tsunami sulle nostre vite.
Dirlo sembra una follia, vero? Ogni giorno ci sono sempre più morti, errori da parte delle autorità, persone che perdono il lavoro, teorie spaventose sul virus e previsioni cupe su come sarà questa nuova, Grande Depressione. Ma ancora una volta, il circo dell’informazione non mangia sano. Si nutre solo di due ingredienti: panico e rabbia. Non ci mostra un quadro ampio.
In parte non vuole. In parte non può. L’intera immagine è complessa. Nessuno ha la minima idea di cosa accadrà con questo coronavirus .
Tendiamo a considerare meno gli scienziati che avanzano timidi modelli sperimentali, perché ci sembrano troppo incerti. D’altra parte, diamo credito ad “esperti” che si lanciano in previsioni come se fossero degli stregoni. Perché?
Gli esseri umani hanno una predisposizione innata a credere alle persone che sembrano sicure di sé. Non è un caso che ci siano così tanti corsi che puntano a costruire o a migliorare l’autostima.
Questo blog ha spesso ospitato pareri degli uni e degli altri esperti, ma se chiedete a me non avrete certezze. Io non so cosa accadrà. Ma so che non è tutto già scritto. Gli eventi ci influenzano, ma il modo in cui reagiamo è nostra responsabilità. Possiamo passare questo tempo a preoccuparci di come cambierà il mondo. Oppure possiamo passare questo tempo di coronavirus per creare un mondo migliore.
Fabrizio De André aveva un punto di vista piuttosto chiaro: nella sua “Via del Campo” ha scritto che dai diamanti non nasce nulla, mentre dal letame nascono i fiori. In tempi di scienza tornano utili anche le parole del poeta, perché il coronavirus è davvero una valanga di letame. Potrebbe darci modo di unirci in una società più globale. O trasformarci in un pianeta di tribù diffidenti. Dipende da noi.
Perché è il momento di unire
Storicamente pestilenze e malattie hanno sempre ucciso più poveri. La peste nera in realtà ha aumentato il tenore di vita dei contadini. Ne ha uccisi così tanti che i sopravvissuti potevano chiedere e ottenere condizioni migliori.
È semplice, i poveri hanno spesso peggiori condizioni di salute generale. Quando sono sottoposti a una nuova malattia, si ammalano e talvolta muoiono più facilmente. L’ironia della sorte è che si tende a individuare la malattia come causa, e non la società.
Negli USA c’è un ampio dibattito sul fatto che il Covid-19 colpirebbe maggiormente alcuni gruppi, come le persone di colore. Ma è vero? L’epicentro della malattia era l’Europa fino a due settimane fa. E l’Europa è stata molto peggio della Cina.
Qualcuno avrebbe mai immaginato di guardare un grafico (basato sui dati che abbiamo, magari rivedibili) e vedere l’Iran fare esponenzialmente meglio degli USA?
Ricco e povero, bianco e nero, uomini e donne. Tutti prendono il virus . Gli anziani sono più a rischio, così come le persone con malattie croniche come diabete, obesità, ipertensione. Pur se in questa forma sinistra, il virus ci accomuna. Ci fa sentire uguali in altri modi. Siamo tutti insieme. E tutti esposti.
L’isolamento ci collega
Ci lamentiamo della quarantena che ci costringe in casa. Ma parliamoci chiaro: siamo stati fortunati. Le quarantene istituite nel medioevo punivano la disobbedienza con frustate e torture che comprendevano perfino il taglio delle orecchie. Ora ci sono le multe. Se non vi basta, pensate al fatto che nel medioevo non c’era il web. Da casa in questi mesi ho visto ordinare cibo, leggere, guardare e ascoltare praticamente tutto, parlare con chiunque, lavorare, seguire lezioni di ginnastica, laurearsi, sposarsi.
Non siamo isolati. Possiamo connetterci con il mondo intero. Vedere che gli italiani stanno avendo gli stessi problemi. E gli iraniani. I russi. Gli Americani. Non è mai esistita nella Storia una tale opportunità di connessione su scala globale.
Noi contro di lui
Gli umani sono sempre stati guidati dalla meccanica tribale “noi contro di loro”. Nella storia uomini sono stati sempre contro altri uomini. Di un altro paese, un’altra religione, un’altra inclinazione politica, un altro gruppo etnico.
Ma ora siamo “noi contro il virus”. Appiattire la curva dei contagi ci fa rimanere a casa per proteggere la comunità. Ci insegna a fare la nostra parte per il bene comune. Siamo stati molto bravi a dividerci, di solito. Spesso contro “gli altri”. Ora tutti, se vogliamo, possiamo essere “gli altri”.
Tutti stanno aiutando
Esempi di senso del dovere sono davanti a noi tutti i giorni. Vediamo persone in tutto il mondo che fanno la stessa cosa, e fanno spesso piccoli, grandi gesti verso gli altri. Per questo siamo più portati ad aiutarci a vicenda. Personale medico eroico, aziende che donano denaro o prodotti. Che cambiano la loro intera produzione, o portano cibo agli anziani e ai bisognosi.
Questa gentilezza non andrà via. Non torneremo ai livelli precedenti di egoismo. E sapete perché? Perché aiutare è un po’ come fare esercizio fisico. Non hai mai voglia di scendere dal dannato divano, ma quando lo fai, beh, è fantastico. Sia la riluttanza che la soddisfazione sono tratti evolutivi. La prima ci ha permesso di conservare energia e la seconda ci ha aiutato ad avere un ruolo.
Anche i dirigenti dell’azienda avranno una sorpresa dopo questo. L’obiettivo esplicito delle società è quello di realizzare profitti. È fantastico per gli azionisti, ma non altrettanto per i dipendenti. Nessuno si è mai sentito ispirato a “aumentare la fortuna di un miliardario di un altro mezzo milione”. Il profitto non è un obiettivo umano, è ciò che accade quando si dimentica ciò che significa umano.
Ora le aziende hanno superato il limite. Stanno facendo le cose per aiutare senza un profitto, spesso in perdita finanziariamente. Non è per altruismo. Principalmente lo fanno per avere un bell’aspetto. E poiché per la linea di fondo è pericoloso apparire insensibili. Il secondo argomento più discusso dopo le notizie sulla pandemia, sono le risposte dei marchi.
Quando la crisi finirà, a dirigenti (e dipendenti) non piacerà tornare a perseguire obiettivi aziendali come “un aumento dell’indice di fedeltà alla marca dello 0,5%”. Servono missioni nuove, perchè il sistema ha già mostrato pesanti limiti e se non si rinnova sui valori muore. C’erano già alcune aziende impegnate a fare del bene al mondo oltre al profitto. Ora la maggior parte di loro dovrà (ob torto collo) adottare questo obiettivo. Un mondo in cui le società flettono un po’ l’ossessione per il profitto potrebbe diventare, dopo il coronavirus, un mondo molto diverso e migliore rispetto a quello attuale.
Per la scienza, un “regno” nuovo e un modo diverso di “regnare”
Possiamo lavorare su un problema solo se ne abbiamo una comprensione condivisa. Anche nell’influenza spagnola del 1918 non c’era una comprensione condivisa della malattia. Le persone davano nomi diversi alla stessa malattia in diversi paesi. E ogni paese aveva una teoria diversa sui meccanismi di trasmissione. Bene: ci sono voluti quasi 90 anni per avere una pura approssimazione (nel 2005) del numero totale di persone infette. Con il Covid chiunque può aprire una mappa sul suo cellulare e vedere in tempo reale i dati. Certo, ci sono approssimazioni anche grandi, ma c’è una differenza abissale.
Gli ultimi dieci anni non sono stati promettenti per la scienza. Tra le tensioni “terrapiattiste” e l’avvento di “scienziati spettacolo” che non amano l’equilibrio ma si lasciano andare a saccenti spacconerie, ci siamo allontanati dalla scienza. Abbiamo unito la verità personale con la verità oggettiva e tutto è diventato una questione di opinione. Questo non funziona con un virus. Non importa cosa pensi. L’unica cosa che conta con il virus è se hai obiettivamente ragione.
Ecco perché le persone vogliono di nuovo scienziati VERI. Persone che ci aiutino con fatica, e non senza autocritiche (queste sconosciute in molti “fenomeni” recenti che vediamo nelle tv) a realizzare un modello di questa malattia. Una cosa che stiamo pian piano intravedendo nonostante l’enorme quantità di notizie false e di truffatori.
La fiducia nella scienza avrà importanza. Fornirà temi condivisi. E se abbiamo temi condivisi, lavoreremo insieme per rendere migliori gli scenari. Le nostre “echo chambers” ci tengono divisi come un moderno tribalismo. La scienza può forse diventare il collante dell’umanità.
Nuovi politici
Chi brama il potere non dovrebbe mai averlo. Spesso entrano in politica proprio le persone che non dovrebbero occuparsene. Chi ha a cuore cooperazione e questioni comunitarie o globali, o vuole fare del bene, evitano di coinvolgersi perchè la politica evoca in loro cose terribili. Il “politico” per tanti è un personaggio che evoca manipolazione emotiva, sensazionalismo, opinioni infondate e ipocrisia.
Da un po’ di tempo tante di queste persone stanno provando a “fare” politica. Questa crisi è abbastanza grave da indurre la maggior parte di loro a fare cose politiche, anche loro malgrado, pur di aiutare le persone. Questo sta facendo capire loro che dovranno sporcarsi le mani e farsi coinvolgere anche politicamente, altrimenti il mondo continuerà a fare schifo. Forse questa crisi del coronavirus farà emergere una nuova generazione di politici che tra qualche anno renderanno migliore il mondo e ancora di più l’attuale classe politica.
Strumenti globali
Molte istituzioni globali sono apparse dopo un’altra catastrofe planetaria: la seconda guerra mondiale. L’OMS era una di queste. Nella sua storia è riuscita a sradicare il vaiolo, una malattia che ha ucciso 300-500 milioni di persone. Ha impedito con successo a SARS, MERS, Ebola, e influenza suina di crescere in proporzioni pericolose. Si, sembra che non sia riuscita a fermare il Covid-19. Ma bisogna capire che non ha un vero potere. Non può costringere i paesi a fare nulla, può solo consigliare. E deve chiedere fondi, quindi rischia accuse di parzialità (le ultime, quelle del presidente USA Trump).
Gran parte dell’attuale scala del problema è dovuta al fatto che i paesi hanno ignorato i consigli dell’OMS. È giunto il momento di renderci conto che abbiamo bisogno anche di istituzioni globali per problemi globali. Ciò significa che l’OMS deve affrontare i problemi di salute globali. E significa una cooperazione internazionale molto migliore. I paesi avranno rapporti condivisi, monitoraggio e piani di risposta integrati. Ciò creerà un’identità più multinazionale rispetto a un’identità nazionale.
E penseremo anche di più ad altri problemi globali, come i cambiamenti climatici. Dopo il coronavirus potremmo (dovremmo) decidere di aver bisogno di un’organizzazione globale per far fronte alla crisi climatica, che contribuisca ad un mondo migliore sul piano ambientale.
La prevenzione è una maratona
Questa crisi è in fondo a breve termine. Quanto pensate che durerà? Sui libri di storia sorvoliamo in un attimo guerre che durano decenni, pestilenze ed eventi che condizionano interi secoli. Se i nostri nipoti leggessero che siamo stati chiusi in casa per un anno, due, anche tre anni, per loro che differenza farà? Certo, per noi è dura. Ma ci costringerà a pensare anche per chi verrà dopo. Ci farà imparare a ragionare un po ‘più a lungo termine. La maggior parte dei problemi dell’umanità è dovuto al nostro bisogno di gratificazione istantanea: mangiare e ingrassare, essere perennemente insoddisfatti, comprare compulsivamente, essere ansiosi.
Quella del coronavirus è una pandemia globale frutto della scarsa pianificazione a lungo termine.
Per un po’ adesso cercheremo di impedire che accada qualcosa di simile. E penseremo ad altre brutte situazioni che potrebbero essere prevenute. Presteremo maggiore attenzione al lungo termine, e questa è una cosa che storicamente porta a decisioni insolitamente buone. Perchè le tante persone sagge che ci hanno lasciato, i nostri cari nonni o anziani, non possono essere morti invano.