Lo sappiamo: la pandemia sta trasformando l’economia globale. In termini produttivi, la sicurezza sta diventando quasi più importante dell’efficienza. Quali saranno i prossimi cambiamenti?
Il coronavirus non andrà via presto. Le speranze di un ritorno alla normalità sono vane, fuorvianti. La consapevolezza dei pericoli cambierà anche le nostre abitudini, ed il futuro dell’economia.
Il distanziamento sociale continuerà a guidare le nostre interazioni, i ristoranti cambieranno faccia, gli uffici open space verranno partizionati e si andrà molto meno in ascensore. Le aziende stanno cercando di rendersi più resistenti agli shock economici improvvisi, la resilienza sarà il nuovo principio guida.
I produttori di macchine industriali hanno iniziato a spostare le priorità dal rendere la catena di approvvigionamento più economica possibile al renderla più sicura possibile. I commerciali hanno usato chat video anziché andare in giro per il mondo. La piattaforma di videoconferenza Zoom oggi è quotata come le 7 principali compagnie aeree mondiali.
Per mesi, forse per anni, gli Stati riprenderanno un ruolo di guida, o almeno di indirizzo, anche per l’economia industriale. Dovranno fronteggiare la pandemia, ridurre le sue conseguenze economiche e sostenere la ripartenza. Dare aiuti di emergenza, prestiti a basso costo, incentivi economici. Garantire un salario minimo, e combattere le speculazioni. Un compito titanico.
Benvenuti sulla Terra negli anni ’20
Un mondo in cui sicurezza e governi saranno centrali. Qualcuno pensa che molte cose cambieranno in meglio, che rallentando l’economia e aumentando i principi di solidarietà la società sarà migliore. Qualcun altro pensa che le persone non imparino mai dalle catastrofi, prova ne sono le prime speculazioni su prodotti sanitari e prestiti bancari.
Comunque la si veda, questa crisi non ci dà alternative: dobbiamo tracciare percorsi diversi dal passato. I trend globali, dopotutto, sono quelli che hanno in qualche modo prodotto questo stato di cose. Mobilità, eccessiva urbanizzazione, devastazione dell’ambiente: dobbiamo mettere tutto ciò sotto processo per costruire il futuro dell’economia.
Quali saranno le sentenze?
Globalizzazione e debito pubblico sono i principali imputati. Due elementi la cui persistenza limiterà le scelte della società per gli anni, forse i decenni a venire. La tecnologia avrà un ruolo ancora più importante, sperando che all’abuso sia sostituita una cultura del suo buon uso. In realtà abbiamo bisogno di costruire una relazione sana con la tecnologia, non è una questione di quantità: attualmente non abusiamo della tecnologia. Siamo abusati dalla tecnologia, è diverso.
Internalizzazione
Chi era rimasto indietro sul piano della globalizzazione, tenendo il più possibile all’interno dell’azienda il suo ciclo produttivo, ha subito meno gli effetti della pandemia e si prepara a una ripresa più rapida. Poter contare su un indotto locale anziché affidarsi a una produzione distribuita su scala planetaria è una chiave di volta in questo periodo.
Sicurezza
Oltre alla necessità di rendersi “impermeabili” dalla crisi che può derivare da una eccessiva esternalizzazione, anche la sicurezza è fondamentale per la supply chain. Al momento, la sua preminenza sul prezzo è totale: sia le aziende che i clienti sanno che conviene avere cose un po’ meno economiche, purché più sicure. Un altro colpo alla globalizzazione, con la necessità di avere sotto controllo la filiera e non prelevare dall’altra parte del pianeta parti da montare a migliaia di chilometri di distanza.
Aziende che hanno abitudine di produrre internamente solo il 5% (faccio un esempio su tutti: Adidas) si preparano ad affrontare un periodo di intensa mareggiata.
La percezione ricavata da questa pandemia è profondamente trasformativa per i quarantenni, categoria cui appartengo. Le persone come me, pur crescendo in un pianeta “a due blocchi”, hanno vissuto dalla caduta del comunismo un costante processo di globalizzazione e di apertura delle frontiere.
Assistiamo oggi a una profonda inversione di tendenza, immaginata prima ancora che attuata.
Accumulare scorte
In tempi di magra, mettere fieno in cascina è l’istinto primario. Ma l’economia mondiale andava da tempo in direzione opposta, facendo circolare molto rapidamente il capitale. Flessibilità, agilità, niente magazzini, produzione on demand, o come si dice “just in time”. Era un sogno per tanti, oggi è un incubo (ne ha parlato magistralmente Bianca Stancu in questo post su Futuroprossimo di qualche settimana fa). I magazzini stanno per tornare di moda.
Gli effetti
Internalizzare nuovamente aumenterà la sicurezza e anche i prezzi, riducendo i margini di profitto. E come limiterà i danni il sistema produttivo? Probabilmente con la forte automatizzazione. Un’altra protagonista probabile nel futuro dell’economia.
I robot industriali svolgono tutti i tipi di lavori che prima erano occupati dai lavoratori. Prima della pandemia l’industria si preparava al grande salto della customizzazione spinta, realizzando prodotti del tutto personalizzati (anche automobili) a prezzi da prodotto in serie.
I robot possono essere usati tutto il giorno, non si ammalano e non devono andare in vacanza. Non devono rispettare alcun distanziamento sociale. In breve, consentono alla produzione di continuare.
In sintesi, il futuro dell’economia
De-globalizzazione, alta automazione, localizzazione spinta, sostegno statale ai cittadini rimasti senza lavoro, incentivo alla movimentazione delle conoscenze e alla conversione delle capacità lavorative, digitalizzazione dei processi.