I detrattori delle batterie elettriche possono mettere il cuore in pace. Qualche settimana fa uno studio ha mostrato come l’auto elettrica sia più ecologica e conveniente di quella con motore a scoppio. Perfino quando la sua energia deriva da fonti tradizionali.
Oggi un nuovo studio mostra che le batterie esauste (oggetto dei dubbi degli ultimi scettici) possono tornare a nuova vita, con molti meno sprechi e inquinamento.
Le solar farm potrebbero offrire una seconda vita alle batterie dei veicoli elettrici. Uno studio mostra che i sistemi di riutilizzo delle batterie potrebbero essere redditizi sia per le società di veicoli elettrici sia per le operazioni solari su scala di rete.
Il futuro è arrivato. I veicoli elettrici cresceranno rapidamente in popolarità in tutto il mondo, e presto ci sarà un’ondata di batterie usate le cui prestazioni non saranno più sufficienti a garantire accelerazione e autonomia affidabili.
Gli scettici sul futuro elettrico dell’auto puntano proprio su questo particolare. “E le batterie che fine fanno, poi? Altro che scelta ecologica!”. Salvo poi affidarsi al motore a scoppio, residuato dell’età del petrolio, e dunque della pietra.
Questo nuovo studio toglie l’ennesimo argomento alle tentazioni reazionarie. Dimostra che le batterie esauste delle auto elettriche possono ancora avere una seconda vita utile e redditizia come storage di backup per installazioni fotovoltaiche su scala di rete. E possono svolgere questo ruolo meno impegnativo per oltre un decennio dopo “il pensionamento” da un’automobile.
Lo studio, pubblicato sulla rivista Applied Energy, è stato condotto da sei ricercatori del MIT, tra cui Ian Mathews e Tonio Buonassisi, a capo del laboratorio di ricerca fotovoltaica.
In cosa è consistita la ricerca
Come modello, i ricercatori hanno esaminato in dettaglio un’ipotetica fattoria solare collegata a una rete elettrica. Il team ha studiato l’economia di diversi scenari. Primo, costruire una fattoria solare da 2,5 megawatt. Secondo, costruzione dello stesso tipo di fattoria solare abbinata a un nuovo sistema di archiviazione della batteria agli ioni di litio. Terzo, costruendo una fattoria solare usando anche batterie EV che erano scese sotto il punto in cui la loro capacità è considerata troppo debole per l’impiego su un veicolo.
La cosa più interessante è che un sistema correttamente gestito di batterie EV usate potrebbe essere anche redditizio, purché il valore di tali batterie scenda a meno del 60% del loro prezzo originale.
Come si “resuscitano” le batterie?
Il processo potrebbe sembrare semplice, ed è anche già stato implementato in progetti su scala ridotta, ma espanderlo su scala di rete non è così semplice, spiegano i ricercatori. “Ci sono diversi problemi tecnici da affrontare. Come mettere insieme batterie di macchine diverse in modo da sapere che funzioneranno bene e non si avrà una batteria molto più scarica delle altre, che trascina giù le prestazioni del sistema?“.
Anche questo ci fa capire come il sistema dell’auto elettrica deve crescere su basi solide e tenendo conto dei plus della precedente esperienza basata sui motori a scoppio. Tanto per dire, la benzina è uno “standard”. A parte qualche differenza, con la stessa benzina oggi si riempiono tutti i motori.
Perché non realizzare uno standard per le batterie? Stessa densità, magari modulare, dimensioni simili ed altro. Solo così sarà irrisorio fare lo swap, o “riciclare” le batterie esauste per altri usi.
Un recente rapporto di McKinsey Corp. mostra che, poiché la domanda di archiviazione di backup per progetti di energia rinnovabile cresce tra oggi e il 2030, le batterie EV di secondo utilizzo potrebbero potenzialmente soddisfare la metà di tale domanda. Alcune aziende di veicoli elettrici, tra cui Rivian, stanno già progettando le loro batterie in modo specifico per rendere questo “passaggio a nuova vita” il più semplice possibile.
Batterie esauste: quanto dureranno?
Un altro fattore sconosciuto è quanto a lungo le batterie possono continuare a funzionare utilmente in questa seconda applicazione. Lo studio ha assunto un presupposto prudente, secondo cui le batterie sarebbero state ritirate dal loro servizio dopo essere diminuite al 70% della loro capacità nominale, dal loro 80% iniziale (il punto in cui erano state ritirate dall’uso di veicoli elettrici). Ma potrebbe essere, afferma Mathews, che continuare a operare fino al 60% della capacità o anche a un livello inferiore potrebbe rivelarsi sicuro e utile.
“Molti stati stanno davvero iniziando a vedere i vantaggi che l’archiviazione può offrire”, afferma Mathews.