Molti transumanisti ipotizzano che un giorno potremmo essere in grado di scansionare il cervello umano e “caricarlo” su un computer.
Questo potrebbe consentire agli umani di sopravvivere alla morte in forma digitale, o di conservare una copia di se stessi che resti per molto tempo dopo la morte. Oggi non siamo neanche lontanamente in grado di farlo, ma possiamo conservare il cervello fino a quando la tecnologia non rendesse possibile la sua digitalizzazione? È la domanda che si è posto Robert McIntyre, fondatore di Nectome.
Nectome: prepariamoci all’upload
Nel 2015 McIntyre ha lanciato una startup chiamata Nectome, finalizzata allo sviluppo di tecnologie per conservare e digitalizzare il cervello. Non si tratta di ibernare una testa per trapiantarla su un altro corpo (di quello si occupano altri). È un’operazione più simile a quella di portare un archivio sul Cloud.
Oggi, Nectome è un po’ in ombra, e vi spiegherò più avanti perchè, ma il sogno di McIntyre (conservare il cervello umano per poterlo digitalizzare in futuro) è ancora vivo. Qual è lo stato attuale delle ricerche?
Partiamo dalla filosofia
Come ho fatto ragionando sul teletrasporto in questo post di qualche tempo fa, non posso evitare di partire da qualche considerazione preliminare di carattere filosofico. È importante, non sono dettagli.
Una copia digitale di un cervello può davvero essere definita come la sopravvivenza alla morte? Si tratta della stessa “persona”, o solo di una sua copia?
McIntrye sostiene di si. Anche se non raggiungeremo mai un punto in cui la coscienza potrà in qualche modo essere trasferita su un computer, dice, digitalizzare il cervello e ottenerne una copia è intrinsecamente una continuazione della vita.
Ogni scelta fatta in vita ha influenzato il modo in cui il cervello è diventato, quindi partire da quella “copia di salvataggio” è una sorta di prosieguo del viaggio dopo la morte.
Ma non sei più tu, giusto?
“Se parliamo della copia di una persona, ma si sta dicendo che non è la stessa persona, in un certo senso non lo è,” dice McIntyre. “Una copia appena creata non ha letteralmente vissuto gli eventi della vita di quella persona, perché ovviamente non lo è. D’altra parte, in un senso è la stessa persona perché il suo cervello è il frutto esclusivo delle esperienze di quella persona”.
Il difficile compito di conservare il cervello
La logica “vulcaniana” con cui McIntyre tende ad affrontare le cose ha fruttato a Nectome molte critiche un paio di anni fa.
La sua società aveva ottenuto finanziamenti e sostegno dal MIT e da diversi investitori. Sembrava avere un futuro promettente.
Poi, in un articolo del MIT Technology Review McIntrye descrisse tranquillamente il suo processo per conservare il cervello come “fatale al 100%”. La parola “eutanasia” iniziava a farsi strada tra le sue dichiarazioni, e la gente del MIT iniziò a prendere le distanze dall’azienda.
Come funziona il processo per conservare il cervello di Nectome
Nectome ha creato una soluzione chimica da iniettare nel corpo per “vetrificare” il cervello, poterlo conservare e poi digitalizzare quando la tecnologia sarà in grado di farlo.
C’è un dettaglio non da poco. Quello di Nectome è un processo che andrebbe effettuato mentre si è ancora vivi. Per questo McIntyre ha idea di coinvolgere nel progetto dei malati terminali.
Non sorprende che questo sia stato visto come molto controverso da alcuni. E lasciatevi dire che non si tratta di un problema scientifico quanto comunicativo.
Randal Koene, neuroscienziato e neuroingegnere che ha co-fondato Carboncopies, un ente di ricerca che studia come simulare perfettamente il funzionamento di un cervello, pensa che Nectome non abbia saputo comunicare i suoi piani e i suoi metodi. Questo avrebbe causato alla startup non pochi problemi.
È importante concentrarsi sulla comunicazione dei progressi scientifici senza confonderli con ipotesi speculative sui futuri protocolli medici. Specie se questi protocolli medici non sono ancora soggetti a linee guida etiche.
Randal Koene, Carboncopies
Nectome ha fatto studi rigorosi
Pur avendo comunicato male le sue ricerche Nectome è stata meticolosa nei suoi studi, tutti pubblicati e sottoposti a peer-review. I risultati, valutati dalla Brain Preservation Foundation e altri, sono di qualità eccezionalmente elevata secondo molti addetti ai lavori, tra cui lo stesso Koene.
McIntyre dice di capire perché le persone si spaventino di questi temi. La morte è una cosa spaventosa. Però lavora ancora per conservare il cervello umano alla perfezione, e crede davvero che il suo lavoro potrebbe cambiare la società per sempre.
Per come la vede lui, conservare e digitalizzare il cervello potrebbe cambiare la nostra percezione del mondo, della Storia e della realtà.
Una vera, completa memoria storica
“Il nocciolo della questione è che attualmente quando muori, tutte le informazioni nel tuo cervello vengono completamente distrutte. È così che si perde ogni generazione “, afferma McIntyre.
Ogni volta che la società sviluppa un meccanismo per preservare le informazioni e trasmetterle alla generazione successiva con maggiore fedeltà, produce cambiamenti radicali nella società. Si tratta di trasmissione di informazioni.
Proprio come la capacità di scrivere, l’invenzione della macchina da stampa e gli altri modi in cui siamo progrediti, conservare e digitalizzare il cervello umano avrà un impatto profondo sull’umanità.
Il processo di trasmissione non è facile nè vicino, per questo (per conservare una memoria più fedele di qualsiasi film, video, audio, libro mai realizzati) dovremmo imparare a conservare il cervello prima possibile.