Mercoledì scorso la concentrazione di CO2 nell’atmosfera è stata misurata in 415 parti per milione (ppm). Il livello più alto nella storia umana, e cresce ogni anno.
Il Gruppo intergovernativo di esperti sui cambiamenti climatici (IPCC) afferma che neanche l’impegno annunciato dalle nazioni basterà ad evitare livelli pericolosi di riscaldamento globale. Il mondo deve rimuovere la CO2 già presente nell’atmosfera, con un processo spesso descritto come “emissioni negative”.
Come si può rimuovere la CO2?
La rimozione della CO2 può essere eseguita in due modi. Il primo è migliorare lo stoccaggio del carbonio negli ecosistemi naturali. Ad esempio piantando più foreste. Il secondo è l’utilizzo della tecnologia di cattura diretta dell’aria (DAC) per rimuovere la CO2 dall’ambiente e immagazzinarla sottoterra o trasformarla in prodotti.
Una ricerca statunitense pubblicata la scorsa settimana su Nature ha suggerito che il riscaldamento globale potrebbe essere rallentato. Come? Col dispiegamento di emergenza di una flotta di “scrubber CO2” per rimuovere la CO2 con la tecnologia DAC.
Servirebbe un “modello Covid,” però. Un’azione coordinata, un sostegno economico quasi da tempi di guerra. Rimuovere la CO2 con la cattura diretta dell’aria vale uno sforzo politico ed economico di questa portata?
Qualche dettaglio in più sulla tecnologia DAC per rimuovere la CO2
Il termine “cattura diretta dell’aria” si riferisce a qualsiasi sistema meccanico che può rimuovere la CO2 dall’atmosfera. Gli impianti attualmente in funzione utilizzano un solvente liquido o un assorbente solido per separare la CO2 dagli altri gas.
L’azienda svizzera Climeworks gestisce 15 macchine per la cattura diretta dell’aria in tutta Europa. Tra queste, il primo sistema DAC commerciale al mondo. Ogni “scrubber” utilizza una sorta di ventilatore per aspirare l’aria in un “collettore”, nel quale un filtro selettivo cattura la CO2. Quando il filtro è pieno, come succede per un aspirapolvere, il collettore viene chiuso e la CO2 viene immagazzinata nel sottosuolo.
I sostenitori di questa tecnologia si dicono certi che i loro progetti siano destinati a investimenti e implementazioni su larga scala nei prossimi anni. A livello globale, il valore di mercato della tecnologia DAC potrebbe raggiungere i 100 miliardi di dollari entro il 2030, secondo alcune stime.
Grandi sfide all’orizzonte
Prima di incidere in modo forse decisivo sul cambiamento climatico, la cattura diretta dell’aria deve superare alcuni ostacoli.
La tecnologia DAC è attualmente costosa, rispetto a molti modi alternativi di catturare CO2: potrebbe diventare più economica man mano che la tecnologia cresce. La fattibilità economica sarebbe aiutata dalla recente comparsa di nuovi mercati del carbonio in cui è possibile scambiare emissioni negative.
Altra difficoltà: le macchine DAC elaborano un enorme volume di aria e, come tali, consumano molta energia. Le previsioni per ridurre questo consumo del 75% sono lunghe, si parla addirittura del 2100: tuttavia, le nuove macchine DAC in fase di sviluppo avranno già consumi leggermente ridotti.
Ci sono anche dei pro, ad ogni modo: per rimuovere la CO2 la tecnologia DAC utilizza meno terra e acqua rispetto ad altre tecnologie a emissioni negative come piantare foreste o immagazzinare CO2 nel suolo o negli oceani. Ed è forse per questo che sta guadagnando sempre più il sostegno delle grandi aziende. Microsoft, ad esempio, l’anno scorso ha incluso la tecnologia nel suo piano di taglio delle emissioni.
Guardiamo avanti
L’urgenza di rimuovere la CO2 dall’atmosfera sembra una sfida enorme. Ma non agire comporterà sfide molto più grandi: più clima e condizioni meteorologiche estreme, danni irreversibili alla biodiversità e agli ecosistemi, estinzione di specie e minacce alla salute, al cibo, all’acqua e alla crescita economica.