Finalmente il 2020 è alle nostre spalle. Il 2021 ha tante potenzialità anche nel campo della salute digitale. Elementi emersi (o sottovalutati) anche lo scorso anno, che torneranno utili o saranno abbandonati in questo.
Ecco alcuni trend sulla salute digitale che possono fare il botto (in senso positivo o negativo) nel 2021.
Proteus ha fallito, ma le Smart pill no
Nel 2017, la Proteus Digital Health fece notizia per aver sviluppato la prima smart pill al mondo approvata dalla FDA. E nel 2019 l’azienda aveva raggiunto una valutazione di 1,5 miliardi di dollari. Nel 2020, come un fulmine a ciel sereno, bancarotta e fallimento.
Cattiva gestione e costi eccessivi per questo prodotto che abbinava pillole “intelligenti” a un sensore che ne verificava l’assorbimento. Ingoiavi una capsula e controllavi che arrivasse a destinazione e distribuisse correttamente i suoi principi attivi. Un presidio di salute digitale per la cura dei disturbi mentali.
Tuttavia, la caduta di un’azienda non significa necessariamente la caduta di questa tecnologia che appena 4 anni fa sembrava uscita dalla fantascienza. Le digital pill continuano a proporsi fortemente, e ad essere sviluppate in tutto il mondo. Altre società di salute digitale come etectRx e Infármate stanno lavorando a proprie smart pill. Ci vorrà un po’ più di attenzione, ma quest’anno la tecnologia potrebbe decollare.
Il tracciamento digitale dei contatti Covid è stato un flop
Con il rapido tasso di trasmissione di COVID-19, i governi di tutto il mondo si sono rivolti alla tecnologia di salute digitale per ottenere assistenza. Questa assistenza è arrivata sotto forma di app di tracciamento dei contatti. Una volta scaricata, questa era la possibilità, avrebbe aiutato i funzionari sanitari a determinare chi è stato nelle immediate vicinanze di una persona infetta.
Certo, l’uso di queste app comportava un rischio per la privacy e la sicurezza dei dati. In Corea del Sud, ad esempio, l’app ha messo a nudo per errore dati sensibili dei cittadini. Anche le app di tracciamento dei contatti utilizzate nel Regno Unito e in Qatar hanno mostrato vulnerabilità. In Italia, la nostra app Immuni non è mai decollata del tutto.
Milioni di euro investiti in questa soluzione di salute digitale non hanno fruttato granché. Il tasso di adozione è rimasto basso. Ad esempio, a New York solo il 5% circa della popolazione ha scaricato l’app di localizzazione dei contatti COVID Alert NY. I ricercatori dell’Università di Oxford stimano che circa il 60% della popolazione dovrebbe utilizzare queste app affinché siano efficaci.
La realtà mostra che non siamo pronti per queste app di salute digitale contro il Covid. Nel 2021 ci riproveremo?
Gli investimenti nella salute digitale fioriscono
Il 2020 è stato l’anno degli investimenti nella salute digitale. Nel 2016, la spesa mondiale era di 23 miliardi di euro. Nel 2019 era di 119 miliardi. Nel 2027 sarà di 890 miliardi, con un incremento annuale di circa il 27%. Fate un po’ voi.
Inutile dire che questa spinta agli investimenti che l’industria della salute digitale ha ricevuto è stata ulteriormente accelerata dalla pandemia. I prossimi investimenti di rilievo? Saranno diretti alle aziende che offrono servizi sanitari on demand e teleassistenza.
Gli eventi virtuali hanno sostituito quelli di persona
Ogni anno, prima del Covid, si tenevano migliaia di conferenze mediche in presenza. La necessità di limitare i contatti fisici ha costretto a posticipare o annullare gli eventi medici di persona nel 2020. Questa battuta d’arresto ha dato agli eventi medici l’opportunità di adattarsi ai tempi, superare l’età del PowerPoint e passare al digitale.
Se ben realizzati, gli eventi virtuali non offrono solo un’alternativa agli eventi fisici, ma possono essere ancora più utili. Dare più informazioni, in modo più efficace. Una realtà da conservare anche dopo, per dare agli eventi fisici la palma del “team building” e della socialità, lasciando a quelli virtuali la capacità di informare a distanza, rapidamente, completamente.
La telemedicina è diventata mainstream
I lockdown e la necessità di praticare il distanziamento sociale pur continuando a fornire l’accesso all’assistenza sanitaria hanno catapultato la telemedicina verso orizzonti impensabili nel 2019.
Prima della crisi della sanità pubblica COVID-19, l’ 82% dei consumatori non utilizzava servizi di telemedicina. Con lo scoppio della pandemia, l’uso di alcuni servizi è aumentato di un incredibile 158%. L’adozione ha dimostrato che le visite ospedaliere fisiche non necessarie sono evitabili e la telemedicina può fungere da ponte per questo scopo.
La salute digitale sta assumendo una forma globalizzata
Nell’ambito della definizione di salute digitale viene spesso sottolineata la democratizzazione dell’assistenza sanitaria. Le aziende che offrono servizi di salute digitale di qualità, dai fitness tracker ai test del microbioma a casa, possono raggiungere pazienti e consumatori ovunque si trovino. La pandemia COVID-19 ha contribuito a chiarire anche questo punto.
I pazienti di mezzo mondo si sono rivolti in massa a soluzioni di salute digitale, anche se l’azienda fornitrice era in un altro paese o continente. I malati di cancro hanno continuato il loro trattamento grazie alla telemedicina . La domanda di app per il benessere e di dispositivi indossabili per il fitness è aumentata. Anche gli anziani hanno abbracciato la tecnologia sanitaria durante la pandemia.
Questa tendenza è destinata a continuare, il treno ormai è partito. Serviranno però normative rigorose per garantire che sia offerta la qualità sia nella prestazione del servizio che nella protezione dei dati.
Non tutte le tecnologie di salute digitale arrivano sul mercato
Anche se gli investimenti in salute digitale hanno ricevuto un enorme impulso e tecnologie come la telemedicina e le app per il benessere sono diventate comuni nel 2020, non tutte le tecnologie sono arrivate sul mercato lo scorso anno.
C’è una soluzione promettente in particolare che aspettiamo da qualche anno ormai: gessi stampati in 3D. Superano le prestazioni del gesso tradizionale. E lo fanno in molti modi: sono adattati su misura, impermeabili, facilmente rimovibili e prevengono persino infezioni e atrofia muscolare. Tuttavia, sono calchi ancora poco visti nella pratica comune.
Questa scarsa adozione è attribuibile a diverse cause. Prime fra tutte la lentezza nella produzione e il costo: un gesso stampato in 3D costa circa 100 euro.
La pandemia ha accelerato la richiesta di stampanti 3D negli ospedali, per provvedere alla creazione interna di pezzi di ricambio. La loro diffusione può far diventare più comuni anche i calchi stampati in 3D. Ci sono anche aziende come Xkelet e CastPrint che spingono avanti la soluzione nella speranza di affermarsi. Il futuro, comunque, è un passo ancora più in là con gusci “biomorfici” che imitano la natura e non immobilizzato gli arti (qui ho parlato di SCALED, un fantastico progetto di tutore dinamico).
L’era dei pazienti “smartwatch” richiede un cambiamento culturale
Quando qualcuno si presenta in ospedale perché il suo smartwatch gli presenta dati cardiaci sballati, è un paziente in più. Se poi la lettura dello smartwatch o del tracker si rivela anche un falso positivo, il caos è servito, e il sistema sanitario è inutilmente sovraccaricato.
Il boom dei dispositivi che tracciano le nostre condizioni di salute e i nostri parametri vitali presenta grandi opportunità e problemi da prevenire.
Serve una trasformazione culturale. Di pari passo con l’adozione di questi strumenti, tutti gli attori in scena (dai politici ai medici, passando per i pazienti e le aziende produttrici) dovranno cambiare mentalità.
Anzitutto servono standard più omogenei. Serve poi considerare che questi dispositivi di salute digitale richiedono una piccola curva di apprendimento. Serve formare pazienti e medici all’uso e alla consultazione di questi strumenti.
Serve poi predisporre canali di monitoraggio e di intervento specifici.
Insomma, di lavoro ce n’è. In questo senso, il 2021 non vedrà rivoluzioni.