Il vaccino universale abbatterebbe tutti i virus dello stesso tipo, non solo il Covid.
La maggior parte di questi infetta solo uccelli o animali, ma 7 (per ora) sono passati agli esseri umani. 4 di loro portano solo sintomi lievi. 3 causano invece malattie gravi (SARS, MERS e COVID-19). Molti virologi pensano sia solo questione di tempo prima che emerga la prossima minaccia mortale.
“È già accaduto tre volte”, dice Daniel Hoft, virologo della Saint Louis University. “È molto probabile che accadrà di nuovo.”
L’importanza di un vaccino universale
I vaccini sono uno dei modi migliori per fermare la diffusione di una malattia infettiva, e il mondo ha approvato i suoi primi vaccini per il COVID-19 meno di un anno dopo l’inizio della pandemia: un risultato enorme, dato che il processo richiede solitamente un decennio.
Nonostante la rapidità, il virus ha già fatto milioni di morti, e ora sta sviluppando nuove varianti pericolose. Un approccio migliore, secondo l’esperto di malattie infettive Kayvon Modjarrad, consiste nel preparare un vaccino ancora prima che inizi una pandemia. Un vaccino universale.
Siamo stati veloci. Ma saremo ancora più veloci quando avremo a disposizione un vaccino universale fin dal primo momento in cui scoppierà una pandemia.
Kayvon Modjarrad
Non possiamo sviluppare un vaccino per un coronavirus che non esiste ancora. Potremmo però essere in grado di creare un vaccino universale contro tutti i coronavirus.
È una caccia mondiale
Diversi gruppi di ricerca sono ora al lavoro su un vaccino universale, e uno di loro ha appena annunciato promettenti progressi.
Il meccanismo di funzionamento di un vaccino universale
Quando il sistema immunitario incontra per la prima volta un agente patogeno, crea proteine chiamate anticorpi. Se infetta di nuovo il corpo, quegli anticorpi possono quindi identificare e disabilitare rapidamente l’invasore, oltre a innescare il sistema immunitario più ampio.
I vaccini proteggono dalle malattie producendo questi anticorpi prima di un’infezione. La maggior parte dei vaccini COVID-19 lo fa introducendo il corpo alla cosiddetta “proteina Spike”, una parte del coronavirus che attiva gli anticorpi.
Tutti i coronavirus hanno una loro proteina spike (è quella che crea l’aspetto simile a una corona, da cui prendono il nome). È il loro chiavistello: usano questa proteina per attaccarsi e infettare le cellule.
Come sta procedendo la creazione del vaccino universale contro i coronavirus
Per creare un vaccino universale contro i coronavirus, i ricercatori del CalTech hanno iniziato con una “cornice” chiamata “nanoparticella a mosaico”. Una sorta di griglia composta da 60 proteine identiche.
Hanno quindi progettato frammenti di proteine spike da otto coronavirus (il Sars-CoV-2 e i sette che per ora infettano solo gli animali, ma sono considerati una minaccia per l’uomo). Il risultato finale è stato un vaccino con molti frammenti di proteina spike di coronavirus diversi.
Quando il vaccino universale contro il coronavirus è stato iniettato nei topi, ha innescato la produzione di anticorpi che hanno reagito anche agli otto coronavirus e ad altri quattro. Tre di questi erano virus che infettano gli animali e uno era un coronavirus che infetta l’uomo: il SARS-CoV.
Questo suggerisce che il vaccino ha insegnato al sistema immunitario a riconoscere le caratteristiche comuni dei coronavirus.
Il vaccino universale, una “scuola di virus”
“Questo studio mostra che è stato possibile aumentare diverse risposte anticorpali neutralizzanti, anche contro i ceppi di coronavirus che non erano rappresentati sulla nanoparticella iniettata”, dice in un comunicato stampa la ricercatrice Pamela Björkman.
Questo test sui topi è un buon primo passo verso lo sviluppo di un vaccino universale contro il coronavirus, ma ci sono molti altri progressi in arrivo.
Anzitutto serve capire se il vaccino universale del CalTech può effettivamente prevenire infezioni o sintomi negli animali. In tal caso, seguiranno i test sull’uomo.
Se tutto andrà come vorremmo, la prossima volta che un pericoloso coronavirus colpirà gli esseri umani, potremmo esserne già immuni.
Prevenire una pandemia è di gran lunga preferibile che sconfiggerla.
“Nessuno di noi vuole ripetere tutto questo”, dice Matthew Memoli, virologo del NIAID. “E non vogliamo che i nostri figli lo vivano di nuovo, né i nostri nipoti, né i nostri discendenti tra 100 anni”.