Il mondo ha virato decisamente, e con anni di anticipo, verso una importante convergenza digitale. La pandemia è stata un potente amplificatore di esigenze che già c’erano, ma sono esplose nell’ultimo anno. Guardiamo contenuti, studiamo, ci informiamo, comunichiamo, lavoriamo come mai prima d’ora con strumenti digitali complessi.
Per intercettare la necessità di competenze digitali si sono mossi anche i Big del settore tecnologico. Google stessa ha pensato di creare una Università con piani di apprendimento totalmente rivisitati basati sul ruolo. E in Italia? C’è una startup, anzi una Business School, anzi entrambe, che si chiama AcademyQue. Ho fatto due chiacchiere col suo CEO.
Il gap digitale italiano
Partiamo da una domanda: cosa succede in Italia? Il gap tecnologico la fa da padrone. Le competenze digitali sono ancora al palo per una grande fetta di persone che cercano lavoro, o che vogliono trovarne uno nuovo dopo aver perduto quello che avevano. “Chi è escluso dal digitale,” dice Andrea Ciofani, CEO della Business School, “ne perde i vantaggi“. Vale per i singoli, vale per le aziende (che precipitano se non riescono a competere in un mondo di parametri sempre più precisi, che indirizzano le scelte anche attraverso i dati).
Andrea può dire di essere stato da entrambi i lati della barricata: Un passato da dipendente nel campo dell’ICT, ha cercato in prima persona risposta a una domanda che molti colleghi gli hanno fatto: come ripensare il proprio lavoro in ottica digitale. La risposta? AcademyQue, una “nuova scuola” di Business. Una scuola orientata al digitale, con dinamiche e strutture ad hoc. E l’ha fondata in convergenza con due player di settori strategici: un’agenzia digital (Gaudibilia) ed una società che seleziona profili professionali (Radar Consulting).
AcademyQue, “Nova Schola” dei due mondi
Una prima notazione che ci dice già tanto: AcademyQue ha una sede (a Milano), ma è nata ovunque. È nata in remoto. Potremmo dire che è la prima Business School “nativa del nuovo mondo”. E parte per questo dalla valorizzazione delle persone. Si rivolge a neolaureati, liberi professionisti e figure manageriali, e prevede percorsi tagliati su ciascuna di queste figure.
Ha corsi intensivi di 4-6 mesi, in streaming, con workshop e webinar anche on demand. Le competenze da sviluppare sono trasversali e quasi “sartoriali” rispetto a quelle digitali. Si può studiare per migliorare la propria azienda, o per migliorare sé stessi ed entrare in un mercato che ha fame di professionisti.
Anche ri-entrare?
“Se consideriamo l’outplacement anche come percorso di consapevolezza e di contestualizzazione rispetto a ciò che le aziende richiedono oggi ed in futuro, allora si porrà certamente il tema della valutazione delle skill digitali”, dice Ciofani. “L’esperienza accumulata negli anni in un certo settore può rivelarsi utilissima anche in altri settori. Questo è il momento in cui ‘si mescolano le carte’ e tutto può accadere, ma per giocare bisogna essere seduti a quel tavolo e conoscere il nuovo gioco.“
“Le possibili combinazioni tra conoscenza, metodo, qualità ecc sono molteplici e non credo che esista una formula magica che valga per tutti,” ribadisce Ciofani. “Per questo, in AcademyQue, i percorsi formativi sono erogati in modalità blended (mista): in tempo reale, on-demand, podcast o testo. Ciascun piano formativo utilizza solo un determinato mix. Ad esempio, nell’ambito delle risorse umane le sessioni in tempo reale sono privilegiate a quelle on-demand. Nell’ambito del marketing destinato agli imprenditori, invece, si fa più ricorso all’uso di lezioni on-demand intensive.“
La business school del futuro? “Dimmi cosa sai, e ti dirò cosa ti insegno”
Con AcademyQue un algoritmo di machine learning raccoglie le conoscenze del futuro studente dalle risposte a quiz psicoattitudinali sviluppati da uno psicologo clinico. In base a questi dati, raccoglie anche attitudini personali e rileva gli ambiti di miglioramento, per orientarlo anche successivamente nel percorso professionale.
Gli ambiti della business school? Molti. Anche quelli che prima non pensavano “digitale”. Le competenze più richieste sono quelle in e-commerce management, risorse umane, digital e social media recruiting, social media management. Se aggiungiamo Amministrazione, Finanza e Controllo di Gestione, Digital Marketing e Advertising per il Turismo abbiamo un panorama veramente ampio.
Competenze digitali, trend in crescita verticale
Secondo i dati di una recentissima indagine (aggiornata allo scorso mese) pubblicata dall’ osservatorio digitale di Excelsior Unioncamere, il fabbisogno di professioni digitali è gigantesco. Sono richieste competenze digitali in 6 assunzioni su 10. Servono molte risorse specializzate per ricoprire queste posizioni. E i candidati a ricoprirle spesso non hanno le competenze adatte.
L’obiettivo della Business School milanese (ma nata “in rete”) è quello di coprirle tutte. Già a partire dai primi Master e Micromaster che partono il prossimo mese. Percorsi che proseguono anche oltre la formazione con uno stage in una delle oltre 50 aziende partner, e con un programma di coaching che segue gli studenti per altri sei mesi, aiutandoli a scegliere l’azienda dove si può fare meglio, ed essere gratificati di più.
In futuro sarà molto difficile che si possa rinunciare ai benefici di queste nuove modalità. E’ più probabile che si ricorra a modelli formativi sempre più efficaci tra cui poter scegliere.
Andrea Ciofani, CEO AcademyQue
In altri termini la formazione del futuro sarà l’effetto di una selezione digitale, non naturale. i metodi capaci di dare più valore, competenza e cultura in modo efficace saranno quelli che domineranno il mondo della formazione. E nel business questa strada sarà ancora più battuta se saprà costruire direttamente un percorso tra l’apprendimento e il lavoro.