Gli esseri umani stanno creando o esacerbando le condizioni ambientali che potrebbero portare a una prossima pandemia. È la conclusione del nuovo studio realizzata dai ricercatori dell’Università di Sydney.
I modelli della Sydney School of Veterinary Science suggeriscono che la pressione sugli ecosistemi, i cambiamenti climatici e lo sviluppo economico sono fattori chiave associati alla diversificazione dei patogeni (come virus e batteri). Ciò ha il potenziale per portare a focolai di malattie e a una prossima, anzi a prossime pandemie.
La ricerca del dottor Balbir B Singh, del professor Michael Ward e del professore associato Navneet Dhand è stata pubblicata sulla rivista internazionale Transboundary and Emerging Diseases .
Come e quando arriverà
Il team ha scoperto una maggiore diversità di malattie zoonotiche (malattie trasmesse tra animali e esseri umani) nei paesi a reddito più elevato con aree terrestri più ampie, popolazioni umane più dense e una maggiore copertura forestale.
Lo studio conferma anche che l’aumento della crescita e della densità della popolazione sono i principali fattori di sviluppo delle malattie zoonotiche. La popolazione umana globale è aumentata da circa 1,6 miliardi nel 1900 a circa 7,8 miliardi oggi, mettendo sotto pressione gli ecosistemi, e crescerà ancora prima di conoscere un assestamento (ed un calo, aggiungo).
Con l’aumento della popolazione umana, aumenta anche la domanda di alloggi. Per soddisfare questa domanda, gli esseri umani stanno invadendo gli habitat selvatici. Ciò aumenta le interazioni tra la fauna selvatica, gli animali domestici e gli esseri umani, aumentando la possibilità che i virus facciano il salto di specie dagli animali agli umani
Navneet Dhand
Servono nuovi meccanismi di indagine per prevedere (e prevenire) la prossima pandemia
Ad oggi continuiamo a essere frustrati nel capire perché le malattie continuano a emergere. Per me è in atto un meccanismo di rimozione che ci impedisce di agire, perchè agire significa rendersi conto che siamo noi il problema. Solo capirlo può aiutarci a mitigare questa pandemia e a prevenire la prossima.
Non è passato molto tempo da quando altre malattie zoonotiche hanno colpito: tra SARS, influenza aviaria (H5N1) e suina (H1N1), Ebola, Zika e Nipah, un altro virus trasmesso dai pipistrelli. Non serve un genio a capire che questo processo sta diventando più intenso e più aggressivo, e lo fa a velocità folle.
Quali sono i fattori predittivi della pandemia
Metodologia: gli autori hanno utilizzato 13.892 combinazioni uniche di patogeno-paese e 49 variabili socioeconomiche e ambientali per sviluppare questo modello. Le informazioni provenienti da 190 paesi sono state analizzate utilizzando modelli statistici per identificare i driver per malattie emergenti e zoonotiche.
Nel loro studio, i ricercatori hanno scoperto fattori che predicono tre categorie di malattie: zoonotiche, emergenti (malattie scoperte di recente o malattie diventate più pericolose) e umane. Ecco un prospetto.
- Malattie zoonotiche: superficie terrestre, densità di popolazione umana e area forestale. Le aree con un’elevata diversità di malattie zoonotiche includono Europa, Nord America, America Latina, Australia e Cina.
- Malattie emergenti: superficie terrestre, densità di popolazione umana e indice di sviluppo umano. Le aree con un’elevata diversità di malattie emergenti includono Europa, Nord America,
- Malattie umane: spesa sanitaria pro capite elevata, temperatura media annua, superficie terrestre, densità di popolazione umana, indice di sviluppo umano e precipitazioni. Le aree con un’elevata diversità di malattie umane includono il Nord America, l’America Latina, la Cina e l’India.
“Si prevede che i paesi con una longitudine compresa tra -50 e -100 come il Brasile, i paesi sviluppati come gli USA e i paesi densi come l’India abbiano una maggiore diversità di malattie emergenti”, dice il professor Ward.
Le variabili meteorologiche hanno il loro ruolo
I ricercatori hanno anche notato che variabili meteorologiche come la temperatura e le precipitazioni, potrebbero influenzare la diversità delle malattie umane. A temperature più calde, tendono ad essere più patogeni emergenti.
Le analisi dimostrano che le variabili meteorologiche (temperatura e precipitazioni) hanno la capacità di influenzare la diversità dei patogeni. Questi fattori combinati confermano l’azione umana (incluso il cambiamento climatico) come corresponsabile dell’emergenza di malattie infettive, come COVID -19.
Tutti i paesi dovrebbero utilizzare questi modelli per informare le loro politiche di sanità pubblica e pianificare la risposta a una futura, prossima pandemia.
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