È improbabile che la domanda mondiale di benzina, un tempo insaziabile, riprenda i livelli pre-pandemici, secondo un rapporto dell’Agenzia internazionale per l’energia.
Il consumo di benzina è letteralmente precipitato durante la pandemia. Le città sono state chiuse e molte persone hanno iniziato a lavorare da casa, una tendenza che probabilmente continuerà anche con l’attenuarsi della crisi del COVID-19. Molti governi hanno anche spinto per alternative a basse emissioni di carbonio, quello UK su tutti.
E il petrolio?
La domanda di petrolio, dice sempre la IEA, dovrebbe continuare a crescere (per me neanche quella) trainata dai paesi in via di sviluppo e dalla loro popolazione in crescita. Ad ogni modo, non si prevede che torni ai livelli pre-pandemici fino al 2023.
È improbabile che la domanda di benzina recuperi. Molto improbabile. L’aumento della domanda nei paesi in via di sviluppo sarà compensato dal passaggio dei consumatori ai veicoli elettrici, dai produttori che migliorano l’efficienza del carburante e dalle aziende che aumentano lo smartworking.
Intanto i prezzi aumentano ovunque
Nel frattempo, i prezzi della benzina sono aumentati. Gli italiani pagano circa il 5% in più per litro rispetto al mese di febbraio e il 20% in più rispetto al febbraio di un anno fa, fonte il neonato MITE, Ministero della Transizione Ecologiche.
Un mini picco che spiega un po’ di cose per il presente, e tante di più per il futuro. È stato causato in parte dalle tempeste in Texas che hanno interrotto l’energia elettrica a milioni di residenti e tagliato fuori diverse raffinerie di petrolio. Il prezzo della benzina, di conseguenza, è stato anche spinto dai prezzi del petrolio che sono aumentati insieme alle aspettative di ripresa economica con la distribuzione dei vaccini contro il coronavirus.