Un team di fisici teorici che lavorano con Microsoft ha pubblicato ieri uno straordinario documento di ricerca pre-stampa che descrive l’universo come un sistema autodidatta delle leggi evolutive.
In sintesi? Saremmo all’interno di un computer che impara.
L’universo autodidatta
Il tema della simulazione di Nick Bostrom è un tema caldo negli ultimi tempi nei circoli scientifici, é questo studio si inserisce a perfezione in questo filone.
Soprannominato “The Autodidactic Universe”, “L’universo autodidatta”, e pubblicato oggi su arXiv, l’articolo presenta in 80 pagine una teoria del tutto nuova e suggestiva.
Provo a dirvi cosa ho capito
Ecco la mia opinione: in base alla mia interpretazione di questo articolo, l’universo poteva esistere o non esistere. Il fatto che esista ci dice come ha funzionato. Qualunque legge gli abbia consentito di esistere ha preparato il terreno per qualunque altra legge successiva.
L’articolo sostiene che le leggi che governano l’universo sono un sistema di apprendimento evolutivo. In altre parole: l’universo è un computer e, anziché esistere allo stato solido, si perpetua attraverso una serie di leggi che cambiano nel tempo.
Come funziona l’universo autodidatta? Ecco la parte difficile
I ricercatori spiegano l’universo come un sistema di apprendimento facendo l’esempio dei sistemi di apprendimento automatico. Proprio come possiamo insegnare alle macchine a svolgere funzioni di dispiegamento nel tempo, cioè a imparare, le leggi dell’universo sono essenzialmente algoritmi che funzionano sotto forma di operazioni di apprendimento.
È poetico, se ci pensate. Comprendiamo le leggi della fisica mentre le osserviamo, quindi ha senso che la legge fisica originale sia incredibilmente semplice, che si autoalimenti e sia in grado di apprendere ed evolversi. Che sia, in una sola parola, autodidatta.
Forse l’universo non è iniziato con un Big Bang, ma una semplice interazione tra particelle, e poi da cosa è nata cosa. I ricercatori alludono a questa umile origine affermando che “le architetture dell’informazione in genere amplificano i poteri causali di raccolte piuttosto piccole di particelle”.
Cosa significa? Se me lo chiedete, per me significa che il gioco è truccato.
Gli scienziati descrivono le leggi dell’universo in continua evoluzione come irreversibili.
Un’implicazione è che se l’evoluzione delle leggi è reale, è probabile che sia unidirezionale. Perché un nuovo stato non è casuale, ma deve soddisfare determinati vincoli, mentre lo stato passato immediato ha già soddisfatto i vincoli.
Per spiegarlo meglio, i ricercatori fanno l’esempio di un esperto di medicina legale che cerca di ricreare il modo in cui un determinato programma è arrivato a un risultato.
In un caso, l’esperto può semplicemente controllare i segni magnetici lasciati sul disco rigido. In questo modo, i risultati del programma sono reversibili: esiste una cronologia della loro esecuzione.
Ma se lo stesso esperto cercasse di determinare i risultati di un programma esaminando la CPU, probabilmente l’entità più responsabile della sua esecuzione, sarebbe molto più difficile da fare. Non esiste una registrazione interna intenzionale delle operazioni eseguite da una CPU.
Per capire come funziona quel programma, si dovrebbe esaminare come ogni particella che ha interagito con le sue porte logiche durante le operazioni è cambiata.
Universo autodidatta: implicazioni e conseguenze
Se l’universo funziona tramite una serie di leggi che, sebbene inizialmente semplici, sono autodidattiche e quindi in grado di evolversi nel tempo, potrebbe essere impossibile per gli esseri umani unificare la fisica.
Secondo questo documento, le regole che hanno governato concetti come la relatività potrebbero aver avuto conseguenze operative diverse 13,8 miliardi di anni fa rispetto a 100 miliardi di anni. E questo significa che la “fisica” è un bersaglio in movimento.
Naturalmente, questa è tutta una speculazione di fisica teorica. Sicuramente i ricercatori non intendono letteralmente che l’universo sia un computer, giusto?
L’Universo è un computer che apprende.
Parte della teoria sembra indicare che l’universo è un computer per l’apprendimento, in quanto le leggi da cui è attualmente vincolato non erano scolpite nella pietra al suo inizio.
Non possiamo invertire l’universo come processo, perché non esiste alcuna registrazione verificabile internamente dei suoi processi, a meno che non ci sia un “hard disk cosmico” che fluttua là fuori nello spazio da qualche parte.
Questo è un articolo preliminare, ma i ricercatori lavoreranno per aggiungervi i tipi di algoritmi e sistemi di reti neurali che un tale universo genererebbe e di cui, di fatto, sarebbe governato.