A parte Skynet e quell’altro non-ricordo-cosa-fosse di Wargames, pochi sviluppi tecnologici sono terrificanti come la prospettiva di una paella cucinata da un freddo braccio robotico. Almeno per la comunità spagnola, dico.
Da quando è stato presentato a una fiera del settore dell’ospitalità il mese scorso, il primo paellero robotico al mondo ha suscitato un po ‘di scalpore. Imposti il programma, carichi il sofrito, il riso, il brodo e il pesce, vai via e quel coso cucina la paella. In tutte le ricette possibili: valenciana, catalana, sivigliana, mista, originale, di verdure, come vi pare.
Il paellero non fa prigionieri
Il robot che sa come cucinare la paella, un progetto congiunto tra la startup br5 (Be a Robot 5) e il produttore di stufe per paella Mimcook, ha finora suscitato l’interesse di catene di hotel e ristoranti, oltre che di un’azienda giapponese.
I puristi sbiancano (chiaramente) all’idea che un robot si avvicini soltanto al mitico piatto spagnolo, ma il CEO di Br5, che si chiama Enrique Lillo (si, Lillo. Lo so, non dite altro) insiste. È solo l’inizio, sostiene. Non gli darei torto, a conti fatti.
La paella robot è solo l’inizio
“È un robot multifunzione: in questo momento cuoce il riso perché è collegato a un Mimcook, ma potresti collegarlo a una friggitrice per fargli friggere le patate, o a una griglia per fargli fare degli hamburger e così via. Alla fine è un assistente”, dice Lillo.
È come le macchine per spremere le arance in cui metti le arance in alto e viene fuori il succo. È come un distributore automatico di caffè. Anche quelli sono robot. Nessuno dice alla spremiagrumi ehi! Sta rubando il lavoro alla gente”. No. Sta solo valorizzando la capacità umana.
Enrique Lillo, CEO di Br5
Tutto ciò di cui la macchina ha bisogno è una buona ricetta e gli ingredienti giusti. Per la paella, si assicurerà che il riso non bruci e che ci sia abbastanza brodo. E lo farà anche quando il cuoco avrà un meritato giorno di riposo, o se chi faceva così bene la paella sarà assunto dal ristorante concorrente.
Ad ogni modo, consapevole della furia che avrebbe scatenato, Lillo ha sottolineato che la sua macchina preparava piatti di riso e non paella, “altrimenti I valenciani si arrabbieranno davvero”. Poi ha rischiato lo stesso il linciaggio aggiungendo “ma è divertente far notare che la paella è la padella, non il cibo che cuoci con la padella”.
Allora te le cerchi.
A sua discolpa, vanno dette due cose. Prima: l’imprenditore giura che la bontà della paella fatta dal suo robot è sorprendente: perfetta, perfino nella tipica crosta croccante (detta socarrat). Bella forza: cucinare paella è tutto ciò che sa fare.
Seconda: Troppo spesso, dice, gli esseri umani facilmente distratti si sbagliano. In fatto di paella, poi, sembra una costante. “Non ha senso per noi mescolare il riso, soprattutto perché guarderai WhatsApp mentre lo fai e il riso si brucerà. Questo non accadrà con un robot.”