Questa settimana (non nel 2029 o nel 2036, non parlo dell’asteroide Apophis) le agenzie spaziali di tutto il mondo metteranno da parte ogni impegno. Si concentreranno a studiare una risposta di emergenza ad un asteroide che colpisce la terra. Fermi, non serve fare scorte di cibo in scatola e cercarsi una grotta. Non è stasera. E poi l’impatto è solo ipotetico, e la pianificazione fa parte di una simulazione per la 7° Conferenza IAA sulla difesa planetaria.
I membri del Planetary Defense Coordination Office (PDCO) della NASA si uniranno ad altri scienziati spaziali in una simulazione di come le agenzie, i governi e le persone normali dovrebbero/potrebbero rispondere se il nostro pianeta fosse minacciato da un asteroide. Non un pericolo “lato”, ma un vero asteroide in rotta di collisione con la Terra. Nell’arco di cinque giorni la simulazione ricalcherà lo scenario in via di sviluppo di un impatto, e le agenzie dovranno adattare le risposte ai dati (ovviamente fittizi) di questo asteroide in collisione con la Terra che via via cambieranno in corsa.
Questa simulazione di impatti è l’equivalente astronomico di un’esercitazione militare. Più o meno.
“Ogni volta che partecipiamo a una simulazione di questa natura, impariamo di più su chi sono gli attori chiave in un evento disastroso come la caduta di un meteorite. Capiamo inoltre chi ha bisogno di sapere quale notizia, quale direzione ricevere e quando”. A parlare è Lindley Johnson, ufficiale della difesa planetaria della NASA, in una dichiarazione.
Queste esercitazioni ci aiutano a comunicare meglio tra noi e con i nostri governi. Ci garantiscono che saremo tutti coordinati dalla migliore delle task force nel caso in cui in futuro venisse identificata una potenziale, visibile minaccia da impatto per dare un tempestivo “allarme cometa”.
Lindley Johnson
Ora vediamo meglio e prima. Ma se vedessimo qualcosa di brutto?
Ora disponiamo di un sistema sempre più sofisticato di telescopi in grado di individuare asteroidi o comete che si avvicinano alla Terra. Pardon: il termine preciso è “oggetti potenzialmente pericolosi (PHO)”. Ma come dovremmo rispondere se identifichiamo un tale oggetto in rotta di collisione con il pianeta? Questo è ciò che la simulazione intende considerare, come parte di una strategia complessiva per la protezione dall’arrivo di asteroidi sulla terra.
“I dettagli dello scenario sono tanti. La probabilità dell’impatto di un asteroide sulla terra, dove e quando potrebbe verificarsi l’impatto ed altri dati verranno diffusi per gradi ai partecipanti della simulazione,” dice Paul Chodas, direttore del Jet Propulsion Laboratory’s Center for Near Object Studies (CNEOS). “La comunicazione sarà volutamente parziale e progressiva proprio per simulare come potrebbe evolversi una situazione reale. I partecipanti, come nella realtà, non sapranno subito quando cade il meteorite sulla terra”.
Certo che senza Morgan Freeman (Deep Impact) e Bruce Willis (Armaggeddon) non sarà così realistico, ma vedremo di farcela bastare. Oggi ha avuto inizio il warm up della simulazione.
I risultati sono finiti in dirittura di arrivo 2 maggio. L’ultimo aggiornamento (si, alla fine l’asteroide è caduto) è raccontato in questo post di aggiornamento