La neuroplasticità (la capacità dei neuroni di cambiare struttura e funzione in risposta alle esperienze) può essere disattivata e attivata dalle cellule che circondano i neuroni nel cervello, secondo un nuovo studio sui moscerini della frutta.
L’idea alla base dello studio
Quando le larve dei moscerini invecchiano, i loro neuroni passano da uno stato altamente adattabile a uno stato stabile: perdono la capacità di cambiare.
Durante questo processo, le cellule di supporto nel cervello, chiamate astrociti, avvolgono le parti dei neuroni che inviano e ricevono informazioni elettriche. Quando il team ha rimosso gli astrociti, i neuroni nelle larve dei moscerini della frutta sono rimasti flessibili più a lungo, suggerendo che in qualche modo gli astrociti sopprimono la capacità di cambiamento dei neuroni.
I ricercatori hanno scoperto anche due proteine specifiche che regolano la neuroplasticità.
Perchè è importante
Il cervello umano è composto da miliardi di neuroni che formano connessioni complesse tra loro. La flessibilità in queste connessioni è uno dei principali motori di apprendimento e memoria, ma le cose possono andare storte se non è strettamente regolamentata.
Ad esempio, nelle persone, troppa plasticità nel momento sbagliato è collegata a disturbi cerebrali come l’epilessia e il morbo di Alzheimer. Al contrario, i livelli ridotti delle due proteine che controllano la neuroplasticità che i ricercatori hanno identificato sono collegati a una maggiore suscettibilità all’autismo e alla schizofrenia.
Nei moscerini della frutta, la rimozione dei freni cellulari sulla plasticità ha compromesso in modo permanente il loro comportamento. Sebbene i moscerini della frutta siano ovviamente diversi dagli umani, il loro cervello funziona in modo molto simile al cervello umano e può offrire preziose informazioni.
Dalla cura delle malattie all’apprendimento potenziato
Un ovvio vantaggio di scoprire l’effetto di queste proteine è il potenziale per il trattamento di alcune malattie neurologiche. La flessibilità di un neurone è strettamente legata all’apprendimento e alla memoria. Per questo, in teoria, i ricercatori potrebbero essere in grado di aumentare la plasticità in modo controllato per migliorare la cognizione negli adulti. Ciò potrebbe, ad esempio, consentire alle persone di imparare più facilmente una nuova lingua o uno strumento musicale.
I prossimi passi
C’è ancora molto lavoro da fare. La ricerca però è un primo passo verso trattamenti che utilizzino gli astrociti per influenzare il modo in cui i neuroni cambiano nel cervello più anziano.
Se i ricercatori saranno in grado di comprendere i meccanismi di base che controllano la neuroplasticità, saranno un passo più vicini allo sviluppo di terapie per trattare molti disturbi neurologici.