I primi autoritratti robotici al mondo, dipinti da un androide chiamato Ai-Da, sono appena stati svelati in una nuova mostra d’arte a Londra. Immagini sorprendentemente accurate che mettono in discussione il ruolo dell’intelligenza artificiale (AI) nella società umana e sfidano l’idea che l’arte sia esclusivamente un tratto umano, secondo i suoi creatori.
Si possono fare autoritratti senza avere “un sé” da ritrarre?
Ai-Da è un artista androide a grandezza naturale alimentato dall’intelligenza artificiale. È in grado di dipingere, scolpire, gesticolare, sbattere le palpebre e parlare. Ai-Da è progettato per apparire e comportarsi come una donna umana con una voce femminile. Un team di programmatori, esperti d’arte e di robotica, e psicologi dell’Università di Oxford e Leeds in Inghilterra ha trascorso due anni a svilupparlo. Prende il nome da Ada Lovelace, la pionieristica matematica inglese considerata una delle prime programmatrici di computer.
In passato, il lavoro di Ai-Da consisteva in dipinti astratti. Ci ha tirato su bei quattrini: oltre un milione di dollari in vendite. Oggi però l’androide è passato agli autoritratti: i primi autoritratti di una macchina. Tre di questi “selfie pittorici” sono esposti dal 18 maggio al Design Museum in una mostra intitolata “Ai-Da: Portrait of the Robot“, fino al 29 agosto.
“Queste immagini hanno lo scopo di sconvolgere”, dice Aidan Meller, il gallerista dietro la creazione di Ai-Da. “Hanno lo scopo di sollevare domande su dove stiamo andando. Qual è il nostro ruolo umano se così tanto può essere replicato attraverso la tecnologia?”
Selfie robot
I nuovi autoritratti di Ai-Da sono una combinazione di AI e robotica avanzata. Gli occhi dell’androide sono in realtà telecamere che permettono di “guardare” ciò che sta dipingendo o scolpendo, in questo caso se stesso, e replicarlo. Anche le braccia robotiche sono controllate dall’intelligenza artificiale.
È un ottimo momento per riflettere sul nostro rapporto con la tecnologia: mai come in questi ultimi due anni ci siamo affidati a lei per superare difficoltà e limitazioni. Dopo il provocatorio progetto di “terzo occhio”, quello degli autoritratti robotici sembra una conseguenza naturale.
Ai-Da è un’artista di autoritratti o un’opera d’arte?
Sebbene Ai-Da sia spesso etichettato come “l’artista androide” i cui autoritratti sono considerabili arte, anche la sua stessa esistenza e il suo personaggio sono considerabili opere d’arte. Ma dove finisce l’influenza umana e dove inizia l’AI dell’androide?
Una domanda che ha portato a discussioni controverse e stimolanti.
Alcune persone pensano che sia la cosa peggiore di sempre e si sentono minacciate, mentre altre sono davvero eccitate. La sua stessa esistenza è in qualche modo sbagliata, e ne siamo consapevoli.
Aidan Meller