Un team di accademici gallesi ha sviluppato un nuovo metodo per supportare gli operatori sanitari nel prendere decisioni cliniche su persone che potrebbero essere a rischio di suicidio.
Non è cosa da poco: il suicidio è la dodicesima causa di morte nel mondo. Nel 2020 si stima che abbia provocato 1.5 milioni di morti. Uno strumento che permetta ai sanitari di poter esprimere un giudizio professionale strutturato su chi potrebbe tentare il suicidio è di cruciale importanza.
Suicidio: serve capire cosa accade, e sapere come intervenire
I ricercatori delle università di Swansea e Cardiff hanno messo insieme il Risk of Suicide Protocol (RoSP) che guida un professionista nell’esame di 20 aspetti della vita di una persona che può essere a rischio suicidio. Possono quindi formulare quali sono i problemi della persona e come possono aiutarla.
In due studi il team ha prima esaminato se il RoSP potesse identificare i suicidi tra le morti accidentali di persone note ai servizi di salute mentale. In secondo luogo, se poteva determinare chi avrebbe tentato il suicidio in un ospedale di cura per le persone ad alto rischio clinico.
La ricerca, appena pubblicata dalla principale rivista internazionale Frontiers in Psychiatry, ha mostrato quanto sia efficace il RoSP in entrambi i contesti.
Un “previsore” di suicidio
La professoressa Nicola Gray, dell’Università di Swansea, lavorava con pazienti ad alto rischio clinico al momento dello studio. Ha detto: “Il RoSP è nato mentre stavamo formando gli operatori sanitari su come identificare nei propri pazienti la violenza verso gli altri. I medici hanno detto di aver ancora più difficoltà cliniche a individuare e gestire la propensione dei pazienti a farsi del male”.
Esaminando attentamente le linee guida delle migliori pratiche siamo stati in grado di mettere insieme un elenco di indicatori di rischio noti. Indicatori ragionevolmente facili da identificare per i medici e in grado di prevedere il rischio di suicidio
Nicola Gray, Università di Swansea
Serve ancora cautela
Il professor Robert Snowden, dell’Università di Cardiff, dice che c’è ancora bisogno di cautela: “Non individueremo mai tutti i casi né impediremo ogni suicidio. Molte persone muoiono per suicidio senza aver mai visto un professionista. Tuttavia, speriamo che l’uso del RoSP aiuti coloro che sono in cura da un professionista della salute mentale.”
Il RoSP può essere un buon mezzo per monitorare “a tappeto” ambienti come i reparti di pronto soccorso, le carceri, gli ambulatori medici e altri luoghi in cui potrebbero esserci persone a rischio di suicidio.