Molto prima dell’attuale battibecco politico sui cambiamenti climatici, perfino prima dell’Unità d’Italia e della prima guerra civile americana, una scienziata chiamata Eunice Foote documentò le cause scientifiche che avrebbero fatto da base alla crisi attuale.
Correva l’anno 1856
Il breve articolo scientifico di Eunice Foote fu il primo a descrivere lo straordinario potere della CO2 di assorbire il calore, la forza trainante del riscaldamento globale. Nel 1856 l’idea che l’atmosfera trattenesse il calore era nota, ma non era nota la causa. A quella pervenì la scienziata con il suo studio.
La CO2 spiegata in 20 secondi
L’anidride carbonica è un gas inodore, insapore e trasparente che si forma quando le persone bruciano combustibili, inclusi carbone, petrolio, benzina e legno. Quando la superficie terrestre si riscalda, si potrebbe pensare che il calore si irradierà di nuovo nello spazio. Ma non è così semplice. L’atmosfera rimane più calda del previsto principalmente a causa dei gas serra come l’anidride carbonica , il metano e il vapore acqueo atmosferico, che assorbono tutti il calore in uscita. Sono chiamati “gas serra” perché, proprio come il vetro di una serra, intrappolano il calore nell’atmosfera terrestre e lo irradiano sulla superficie del pianeta, producendo vasti cambiamenti climatici.
Lo studio di Eunice Foote
La Foote condusse un semplice esperimento. Inserì un termometro in ciascuno di due cilindri di vetro, pompò anidride carbonica in uno e aria nell’altro e poi posò i cilindri al sole. Il cilindro con l’anidride carbonica diventava molto più caldo di quello con aria e la scienziata si rese conto che l’anidride carbonica avrebbe assorbito fortemente il calore nell’atmosfera.
La scoperta di Foote dell’elevato assorbimento di calore del gas anidride carbonica la portò a concludere che
Se all’aria si mescola una proporzione maggiore di anidride carbonica rispetto a quella attuale, si verificherà un aumento della temperatura.
Pochi anni dopo
Nel 1861, sei anni dopo, anche il noto scienziato irlandese John Tyndall misurò l’assorbimento di calore della CO2 e fu così sorpreso che qualcosa “così trasparente alla luce” potesse assorbire così fortemente il calore. Fece centinaia di esperimenti. E anche lui riconobbe i possibili cambiamenti climatici, non solo causati dall’anidride carbonica, ma anche dal metano.
Non deve sorprendere la tempistica della previsione, quanto la sua natura. Nel 1800, le attività umane stavano già aumentando drasticamente l’anidride carbonica nell’atmosfera. Bruciare sempre più combustibili fossili, carbone e infine petrolio e gas, ha aggiunto poi una quantità sempre crescente di anidride carbonica nell’aria.
Le prime stime
Ai primi esperimenti rivelatori sulla natura della CO2 seguirono stime quantitative del cambiamento climatico. Ed il novecento neanche era iniziato. La prima in assoluto fu opera di Svante Arrhenius, scienziato svedese e premio Nobel. Nel 1896 calcolò:
La temperatura nelle regioni artiche aumenterebbe di 8 o 9 gradi Celsius se l’anidride carbonica aumentasse a 2,5 o 3 volte il suo livello attuale
La stima di Arrhenius era perfino prudente: dal 1900 l’anidride carbonica atmosferica è aumentata da circa 300 parti per milione a circa 417 ppm a causa delle attività umane e l’Artico si è già riscaldato di circa 3,8 C (6,8 F).
Nel 1901 si aggiunse Nils Ekholm, meteorologo svedese.
L’attuale combustione del carbone fossile è così grande che se continua dovrà senza dubbio causare un aumento molto evidente della temperatura media della terra.
Tutto questo è stato compreso ben più di un secolo fa.
Inizialmente, gli scienziati pensavano che un possibile piccolo aumento della temperatura terrestre potesse essere un vantaggio, ma non potevano prevedere i successivi enormi aumenti nell’uso di combustibili fossili. Nel 1937, l’ingegnere inglese Guy Callendar documentò come l’aumento delle temperature fosse correlato all’aumento dei livelli di CO2.
Grazie alla combustione del carburante, l’uomo ha aggiunto all’aria circa 150.000 milioni di tonnellate di anidride carbonica nell’ultimo mezzo secolo, e le temperature mondiali sono effettivamente aumentate”.
Guy Callendar, 1937
Segnali d’allarme sui cambiamenti climatici
Dal 1958, osservazioni fatte alle isole Hawaii hanno mostrato perfino le variazioni delle concentrazioni di CO2 in corrispondenza di ascesa e caduta delle stagioni.
Nel 1965, un team scientifico avvertì il presidente USA Lyndon Johnson del crescente rischio di cambiamenti climatici, concludendo così:
L’uomo sta conducendo inconsapevolmente un vasto esperimento geofisico. Nel giro di poche generazioni sta bruciando i combustibili fossili che si sono lentamente accumulati nella terra negli ultimi 500 milioni di anni. Assisteremo a temperature più elevate, calotte glaciali in scioglimento, innalzamento del livello del mare e acidificazione delle acque oceaniche.
Da allora, un altro mezzo secolo. Altro ghiaccio si è sciolto , il livello del mare è aumentato e l’acidificazione dovuta alla CO2 è diventata un problema critico anche per gli organismi oceanici.
Qualcuno ha continuato a dormire
Le osservazioni delle Hawaii a partire dal 1958 mostrano l’ascesa e la caduta delle stagioni man mano che le concentrazioni aumentano.
Credito: Scripps Institution of Oceanography
La ricerca scientifica ha nel tempo rafforzato la conclusione che le emissioni generate dall’uomo dalla combustione di combustibili fossili stanno causando un pericoloso riscaldamento del clima e una serie di effetti dannosi. I politici, tuttavia, sono stati drammaticamente lenti a rispondere sui cambiamenti climatici. Alcuni hanno seguito lo stesso approccio delle aziende di idrocarburi: hanno negato e messo in dubbio la verità. Altri ancora hanno abbracciato la filosofia “aspettiamo e vediamo”, a dispetto di prove più che schiaccianti.
Oggi la realtà sta rapidamente superando i modelli scientifici. Mega siccità, ondate di calore e incendi massicci, piogge intense e implacabili: tutti precursori di una crescente distruzione del clima.
In sintesi: il mondo conosce da più di un secolo il rischio di riscaldamento rappresentato da livelli eccessivi di CO2. Conosce questo rischio da prima che inventassero le automobili e le centrali elettriche a carbone! Una scienziata, una delle pochissime del suo tempo, ci mise in guardia 165 anni fa.