“Il giornale di domani” comprende scenari futuri ipotetici e narrativi, certo, ma basati su fatti storici, speculazioni attuali e scienza reale. Questo scenario è tratto dalla serie “What if” di The Economist.
Ecco una scena che il Comitato del Nobel sperava caldamente di evitare. Mentre i vincitori dei premi di quest’anno prendevano posto alla Stockholm Concert Hall, dozzine di manifestanti (compresi alcuni ex vincitori) si sono scontrati con la polizia all’esterno. Si erano riuniti per esprimere la loro opposizione alla decisione senza precedenti di assegnare il premio Nobel per la medicina ad un’intelligenza artificiale.
Il comitato del Nobel ha riconosciuto YULYA (il soprannome di un sistema di apprendimento automatico noto come System for Automated Lymphoma Diagnosis) come scopritrice della “vulnerabilità accessoria”. Si tratta di un meccanismo per cui specifiche coppie di antibiotici, lavorando in tandem, possono dimostrarsi efficaci contro batteri che altrimenti sarebbero resistenti.
Si stima che nei primi 18 mesi dalla scoperta, avvenuta quando il tasso di mortalità dai batteri resistenti agli antibiotici era salito a circa 2,5 milioni all’anno, il lavoro di YULYA abbia salvato circa 4 milioni di vite. Risultati incredibili, ottenuti sia attraverso il trattamento diretto delle infezioni che consentendo la ripresa degli interventi chirurgici, compreso il taglio cesareo, ritenuti troppo pericolosi senza antibiotici.
YULYA ha posto fine alla peggiore crisi globale di salute pubblica
La soluzione, si potrebbe pensare, basterebbe per dare a chiunque (uomo o macchina) un premio Nobel. Ma la decisione si è rivelata estremamente controversa. Il comitato ha dato preminenza al riconoscimento per aver “conferito il massimo beneficio all’umanità” nell’anno precedente. E la cosa ha fatto superare la tradizione di conferire il premio solo a esseri umani. Un altro fattore dietro la rottura con la tradizione è stato un cambiamento nello stesso comitato dei premi Nobel. Quando due dei suoi cinque membri sono morti a causa di infezioni batteriche lo scorso anno, sono stati eletti dei sostituti più giovani: entrambi hanno utilizzato sistemi di apprendimento automatico nella loro ricerca di dottorato. Un cambiamento anche culturale, dunque.
YULYA è stata originariamente costruita per affrontare un problema diverso: trovare trattamenti contro il cancro più efficaci. Una delle reti neurali “causali” più avanzate al mondo, fa parte di una nuova generazione di sistemi di intelligenza artificiale. Sistemi che combinano le capacità di riconoscimento di schemi delle reti neurali convenzionali con la capacità di distinguere la causalità dalla semplice correlazione. Esaminando i dati dei pazienti e incrociandoli con un enorme numero di articoli medici e dati storici da aziende farmaceutiche, ha cercato di identificare i modelli di sintomi che hanno portato agli esiti più gravi. Lo scopo? Diagnosticarli in anticipo. È stato inoltre programmato per valutare l’efficacia di diversi trattamenti, comprese le combinazioni di trattamenti, per suggerire nuovi regimi terapeutici da testare nei pazienti.
La trasformazione e il lavoro da Nobel
La sua attenzione si è spostata quando un aggiornamento del software nel 2036 ha accidentalmente dato a YULYA accesso a tutti i documenti recenti su riviste mediche, non solo a quelli associati al cancro. YULYA ha debitamente iniziato a elaborare i dati relativi alla resistenza antimicrobica, che rappresentava una proporzione in costante crescita di documenti di ricerca medica man mano che la crisi si intensificava. All’inizio, i ricercatori hanno considerato un errore le sue richieste di maggiori dati e i suoi suggerimenti per nuovi approcci al trattamento, perché non riguardavano il cancro. Poi gli operatori si sono resi conto dell’accaduto, e hanno notato che l’intelligenza artificiale aveva usato le sue capacità di ragionamento per costruire un’ipotesi verificabile: il precursore di quella che sarebbe diventata la vulnerabilità accessoria.
YULYA ha evidenziato i dati che sarebbero stati necessari per convalidare l’ipotesi, comprese linee guida specifiche su come avrebbero dovuto essere raccolti.
Si è trattato di un vero e proprio programma di ricerca.
In circostanze meno eccezionali, tali processi potrebbero non essere mai stati autorizzati. Molti organismi di finanziamento richiedono agli scienziati di mettere a nudo il processo di ragionamento dei sistemi di intelligenza artificiale, per essere sicuri che le loro raccomandazioni non portino a conclusioni mortali. La dottoressa Rai e i suoi colleghi hanno ottenuto finanziamenti per il processo di YULYA minimizzando il suo ruolo nel suggerire l’ipotesi. Solo quando i risultati hanno mostrato risultati promettenti hanno pubblicato le proposte originali di YULYA .
La dottoressa Anisha Rai, a capo del team che ha lavorato seguendo le direttive dell’intelligenza artificiale, ha su questo le idee chiarissime. Continua a insistere sul fatto che YULYA abbia il merito esclusivo e debba ottenere il Nobel. Una posizione che l’ha messa in rotta con i suoi collaboratori, al punto che diversi hanno lasciato il suo team. Si è persino rifiutata di andare a Stoccolma per ricevere il premio Nobel per conto di YULYA dalla regina di Svezia. “Non è il mio premio”, dice.
Il ruolo sempre più importante delle AI nella medicina
Le AI sono ormai comunemente utilizzate in medicina. Servono a prevedere l’insorgenza di malattie come l’Alzheimer, a formulare raccomandazioni terapeutiche personalizzate e a migliorare le capacità diagnostiche dei medici. Anche l’uso dell’intelligenza artificiale nella scoperta di farmaci non è nuovo. Nell’ormai lontano 2020 un algoritmo sviluppato presso il Massachusetts Institute of Technology fece notizia quando identificò un nuovo antibiotico. Soprannominato Halicina (dal nome del computer nel film “2001: Odissea nello spazio”), si dimostrò efficace contro alcuni batteri resistenti, ma era limitato nella sua portata. “La vulnerabilità accessoria fa sembrare l’halicin un trattamento omeopatico, come un placebo”, dice oggi una ricercatrice presso l’Istituto Houssay di Buenos Aires.
Nonostante questo, il conferimento del premio Nobel alla “scoperta” di YULYA ha fatto arrabbiare coloro che la vedono come poco più di uno strumento intelligente. “ YULYA è un’AI capace di vincere un Nobel. Non è la stessa cosa di una normale intelligenza artificiale”, dice Hars Kritik dell’Istituto europeo di robotica di Praga. Anche le migliori AI sono utili solo in aree specializzate, dove grandi quantità di dati sono associate a metriche di successo ben definite. Dire che possono fare scoperte, dice, è “antropomorfismo imperfetto”. Ma YULYA ha travalicato queste aree, anche se in modo fortuito.
Ad ogni modo, visto il precedente, è improbabile che YULYA sia l’ultima intelligenza artificiale a vincere un premio Nobel.
Fonti all’interno della Fondazione Nobel affermano che sono state ricevute nomination simili per premi in fisica e chimica. Ormai i sistemi di intelligenza artificiale vengono utilizzati per cercare nuovi materiali e composti chimici adatti all’uso in batterie, pannelli solari e membrane di cattura della CO2.