Per tanti sono giorni di mare, e in tanti stanno scegliendo uno smartwatch per fare esercizi all’aria aperta. Magari per fare lunghe nuotate, purchè siano resistenti all’acqua. E se vi dicessi che stanno tirando fuori uno smartwatch che nell’acqua è in grado di dissolversi? Uno smartwatch “solubile”?
I ricercatori dell’Università di Tianjin hanno utilizzato un materiale nanocomposito a due metalli per creare un prototipo di smartwatch perfettamente funzionante che si dissolve quando viene immerso in acqua.
Ma perché?
Secondo il paper pubblicato su ACS Applied Materials & Interfaces, dispositivi indossabili e solubili potrebbero essere una soluzione per combattere i rifiuti elettronici. Mentre l’elettronica più grande può essere disassemblata per riciclare parti, i dispositivi più piccoli come smartwatch e cinturini per il fitness richiedono un processo molto più difficile. I componenti devono essere recuperati a mano e questo può comportare processi pericolosi come combustione a cielo aperto o lisciviazione acida.
Seguendo questa linea di pensiero, i ricercatori hanno ipotizzato che uno smartwatch solubile potrebbe risolvere questi problemi.
Solubile ma duraturo
La sfida qui è che gli smartwatch e i cinturini per il fitness devono essere durevoli. Anche se non tutti sono sicuri per la piscina o la doccia, la maggior parte afferma di resistere a cose come lavare i piatti, sessioni di allenamento (con relative sudate) e temporali.
I ricercatori hanno modificato un materiale nanocomposito a base di zinco precedentemente utilizzato per creare un circuiti temporaneo solubile. Per rendere il materiale sufficientemente conduttivo per l’elettronica di consumo, i ricercatori hanno aggiunto nanofili d’argento. Hanno quindi stampato la soluzione su un polimero degradabile in acqua e “hanno solidificato i circuiti applicando piccole gocce d’acqua che facilitano le reazioni chimiche e poi evaporano”
Come è fatto lo smartwatch solubile?
Usando questo metodo, i ricercatori hanno creato più circuiti stampati alloggiati poi all’interno di una custodia di alcol polivinilico stampata in 3D. (L’alcol polivinilico è un materiale solubile in acqua e biodegradabile.) Il prototipo di smartwatch includeva anche sensori in grado di leggere la frequenza cardiaca, il conteggio dei passi e i livelli di ossigeno nel sangue. Era anche in grado di connettersi a un’app del telefono tramite Bluetooth. Uno smartwatch, l’ho detto. In piena regola.
Durante i test, i ricercatori hanno scoperto che il dispositivo era in grado di registrare accuratamente i dati biometrici, oltre a inviare emoji, ID chiamante e messaggi da un telefono associato. È stato anche in grado di resistere agli schizzi di gocce d’acqua, il che indica che lo smartwatch potrebbe tollerare un (piccolo?) grado di umidità. Tuttavia, quando è stato immerso per 40 ore in acqua, il prototipo si è completamente disintegrato. Solubile, anche questo ho già detto. Tutto ciò che è stato lasciato indietro sono stati componenti come lo schermo OLED e il microcontrollore.
Rifiuti elettronici: un “alibi legittimo”
Nel 2019, il mondo ha generato 53,6 milioni di tonnellate di rifiuti elettronici , di cui solo il 17,4% è stato riciclato. E già pochi anni prima, la quantità di rifiuti elettronici globali era sufficiente per costruire 4.500 Torri Eiffel. Il problema non fa che peggiorare grazie all’obsolescenza programmata. Poiché le aziende aggiungono rapidamente nuove funzionalità ai gadget ogni anno o smettono di aggiornare quelli più vecchi, i consumatori sono incentivati a buttare via dispositivi perfettamente funzionanti.
Certo, i giganti della tecnologia hanno fatto un grande clamore negli ultimi anni (molto greenwashing) sui loro sforzi per la sostenibilità e il 2020 ha visto una riduzione dei rifiuti elettronici a causa della pandemia, ma non è abbastanza. L’elettronica solubile non arriverà presto sugli scaffali, ma forse un giorno potrebbe aiutare a rendere il riciclo un po’ più semplice.