Il vostro (o magari il mio) prossimo avvocato potrebbe essere un robot? Sembra inverosimile, ma i sistemi software di intelligenza artificiale (AI) sono sempre più utilizzati anche dalla comunità legale.
Prendete l’app DoNotPay, ad esempio. Il suo creatore Joshua Browder la descrive come “il primo avvocato robot del mondo”. Cosa fa DoNotPay? Semplice, si fa per dire. Aiuta gli utenti a redigere lettere legali, tanto per cominciare. Basta dire al suo chatbot qual è il problema (ad esempio fare ricorso contro una multa) e suggerirà il miglior linguaggio legale da usare.
Le persone possono digitare la propria versione di un argomento a parole loro, e il software con un modello di apprendimento automatico lo abbina a un modo legalmente corretto di dirlo.
Joshua Browder, DoNotPay
DoNotPay, storia di un capostipite
Le origini del primo “avvocato robot” risalgono al 2015, a Londra, quando Browder aveva 18 anni. “Ero un pessimo guidatore”, dice. “Beccavo un sacco di multe per mancato pagamento di parcheggi, e non potevo permettermi di pagarle”.
Dopo molte ricerche Browder alla fine ha trovato i modi migliori per contestare i biglietti. “Se conosci le cose giuste da dire, puoi risparmiare un sacco di tempo e denaro.” Piuttosto che copiare e incollare lo stesso documento ogni volta, Browder pensò che quello sembrava “il lavoro perfetto per un software”. Fu così che creò la prima versione di DoNotPay, in poche settimane.
“L’avvocato” si ingrandisce.
Da allora l’app si è diffusa nel Regno Unito e negli USA. Ora l’avvocato robot ha “esteso i suoi servizi”, e può aiutare l’utente a scrivere lettere che trattano una serie di problemi. Reclami assicurativi? Richiesta di visti turistici? Reclami ad aziende o autorità locali? Rimborsi per vacanze annullate o cancellazioni di iscrizioni in palestra? Nessun problema. E Browder riferisce anche che proprio questi ultimi due servizi sono aumentati vertiginosamente durante la pandemia.
DoNotPay ora afferma di avere 150.000 abbonati paganti. Come è giusto che sia, ovviamente l’avvocato robot ha i suoi haters. Alcuni dicono che la sua consulenza legale non è abbastanza accurata. C’è anche qualche estimatore, però, e dei risultati lusinghieri: l’anno scorso ha vinto un premio dall’American Bar Association per aver aumentato l’accesso legale.
Quante cause vince in realtà?
I dati forniti dall’azienda mostrano un tasso di successo complessivo dell’80%,(del 65% per i reclami del parcheggio, perché “‘alcune persone sono colpevoli”).
Che ne pensano i “colleghi umani”? Potreste pensare che un avvocato in carne ed ossa tema che l’IA invada il suo territorio. Niente di tutto questo, anzi: alcuni professionisti sono soddisfatti, poiché il software può essere utilizzato per esaminare rapidamente e ordinare grandi quantità di documenti relativi a casi. Come dire: non hai perso un lavoro, ma hai guadagnato un assistente.
Avvocato robot, il caso è tuo
Uno di questi felici utilizzatori è Sally Hobson, avvocato presso lo studio legale londinese The 36 Group, che si occupa di casi penali. Recentemente ha usato l’intelligenza artificiale perfino in un complesso processo per omicidio.
Il caso comportava la necessità di analizzare rapidamente più di 10.000 documenti. Il software ha svolto il compito quattro settimane più velocemente di quanto avrebbe richiesto agli umani, risparmiando 50.000 sterline nel processo.
Insomma, l’avvocato artificiale si fa voler bene: lo usano più di 300 studi legali in 55 paesi del mondo, lavorando in 80 lingue. L’intelligenza artificiale non aiuta solo gli avvocati a selezionare le prove documentali. Ora può anche aiutarli a preparare e strutturare il loro caso e a cercare eventuali precedenti legali pertinenti.
Altri esempi di utilizzo
Laurence Lieberman, che dirige il programma di digitalizzazione delle controversie dello studio legale londinese Taylor Wessing, utilizza tale software, che è stato sviluppato da una società israeliana chiamata Litigate.
“Carichi il riepilogo del tuo caso e le tue memorie, e lui capisce chi sono i soggetti chiave”, dice. “Infine l’intelligenza artificiale li collega tra loro e mette insieme una cronologia degli eventi chiave”.
Dal suo canto Bruce Braude, chief technology officer di Deloitte Legal, il braccio legale del gigante della contabilità Deloitte, afferma che il suo sistema software TAX-I può analizzare i dati storici dei tribunali per casi simili di ricorso fiscale.
L’azienda afferma di poter prevedere correttamente come verranno determinati i ricorsi il 70% delle volte. “Fornisce un modo più quantificabile di quale sia la tua probabilità di successo, che puoi utilizzare per determinare se dovresti procedere”, aggiunge Braude.
Il futuro avvocato robot: quanto siamo vicini?
Come vi ho scritto, insomma, l’intelligenza artificiale può aiutare a scrivere lettere legali o assistere un avvocato umano. Ma vedremo mai un tempo di “studi legali robot”, o persino di giudici robot?
Non credo accadrà a breve, sarò sincero. Ma non tutti la pensano come me.
Il professor Richard Susskind, che presiede il gruppo consultivo sull’AI del Lord Chief Justice of England, dice che negli anni ’80 era sinceramente inorridito dall’idea di un giudice informatico. Oggi non lo è più. Susskind sottolinea che anche prima del Covid “il Brasile aveva oltre 100 milioni di casi giudiziari arretrati”. Non c’è alcuna possibilità che giudici e avvocati umani possano smaltire un tale carico.
Un avvocato robot un giorno potrebbe. Pardon. Potrà.
Se un sistema di intelligenza artificiale potrà prevedere in modo molto accurato (diciamo con il 95% di probabilità) l’esito delle decisioni giudiziarie, forse inizieremo a pensare di trattare queste previsioni come determinazioni vincolanti, specialmente in paesi che hanno arretrati incredibilmente grandi.