Per alcune persone con depressione difficile da trattare, un dispositivo personalizzato e impiantato nel cervello potrebbe fornire sollievo quando nient’altro può. Lo suggerisce un nuovo caso studio pubblicato lunedì su Nature Medicine. Per la prima volta i ricercatori hanno usato la stimolazione cerebrale profonda personalizzata per alleviare sostanzialmente l’attacco decennale di un paziente con grave depressione.
Ci sono molte domande circa la fattibilità di questa tecnologia su larga scala, ma questo potrebbe rivelarsi un incredibile progresso nel campo.
La stimolazione cerebrale profonda (DBS)
È già utilizzata con successo per trattare disturbi neurologici, tra cui il morbo di Parkinson e alcune forme di epilessia. L’idea alla base della DBS è quella di trasmettere impulsi elettrici per bilanciare i modelli irregolari di attività cerebrale associati al disturbo in questione. La procedura comporta l’impianto di elettrodi nel cervello e la loro regolazione con un dispositivo posto altrove nel corpo, un po’ come un pacemaker regola il cuore.
La stimolazione cerebrale profonda (DBS) per la depressione è stata un’area di studio confusa. Alcuni pazienti riportano miglioramenti significativi nell’umore dopo averla ricevuta, altri non mostrano alcuna risposta. Un gruppo di scienziati della University of California, San Francisco, ha voluto scoprire se la loro tecnica DBS era più efficace dei metodi esistenti. Hanno studiato diverse aree del cervello di pazienti depressi e poi hanno usato un algoritmo informatico per determinare quali di loro erano i migliori candidati per la nuova terapia.
I risultati sulla depressione grave
Quando una donna depressa, identificata come Sarah, ha iniziato un regime di droghe in cui prendeva due basse dosi di MDMA al giorno, ha sperimentato un sollievo immediato dai suoi sintomi di depressione. Due anni dopo, i suoi medici stavano ancora monitorando i suoi progressi. Questo suggerisce che questo tipo di terapia può produrre un miglioramento duraturo in pazienti che hanno avuto una storia di depressione per tutta la vita.
Quando ho preso coscienza di me stessa per la prima volta, mi sono sentita intensamente gioiosa. Allo stesso tempo, ho notato che la mia depressione non era colpa mia. Piuttosto, avevo una condizione medica che poteva essere trattata. Questa consapevolezza cambiò la mia visione della mia vita. La mia depressione non era più uno stato permanente; potevo provare di nuovo gioia.
“Sarah”, paziente trattata con questa metodologia
Che differenza c’è con altri tentativi simili?
Il trattamento che ha guarito la depressione grave di Sarah utilizza gli stessi impulsi elettrici, ma li varia secondo i modelli cerebrali specifici associati alla depressione. Questa nuova versione “personalizzata” della stimolazione cerebrale si usa per colpire una parte del cervello che è stata identificata come avente un’attività anormale durante gli episodi depressivi.
Gli impulsi sono diretti a una regione chiamata striato ventrale e a un’area chiamata amigdala, due aree cruciali nel processo decisionale. Il loro malfunzionamento provoca emozioni negative come la tristezza e la paura. Il trattamento cerca di correggere questo malfunzionamento innescando impulsi elettrici che interferiscono con l’impulso naturale del cervello a concentrarsi sulle emozioni negative e provoca invece una sensazione positiva.
Si tratta solo di un caso singolo, e chiaramente l’esperienza di Sarah va vista solo come una proof of concept. Serve altra ricerca per determinare se questo tipo di trattamento potrebbe essere applicato ad altre persone. La natura personalizzata del trattamento lo renderà difficilmente diffuso a breve: il costo attuale è di circa 30.000 dollari.
Ora tutto va perfezionato e reso più economico
“Per l’utente medio, questo strumento sarebbe probabilmente abbastanza facile da implementare e utilizzare”, dice Edward Chang, che ha contribuito a condurre la ricerca ed è stato anche l’autore principale di uno studio correlato pubblicato a febbraio sulla rivista ad accesso aperto PLoS One di BioMed Central. “Affinché questo possa aiutare più persone, sarà necessaria una semplificazione”. Ma, aggiunge, ci sono una serie di opportunità per pensare a come la tecnologia potrebbe essere utilizzata per aiutare e ridurre al minimo la quantità di lavoro manuale e il lavoro necessario per eseguire le “analisi davvero complete” che sono state necessarie.
In uno studio pubblicato nel numero di dicembre della rivista Science, i ricercatori hanno scoperto che un metodo per inserire materiale genetico nelle cellule staminali potrebbe migliorare i risultati in più modi.
“Abbiamo scoperto che possiamo identificare in modo affidabile le diverse parti del cervello. Quindi questo ci aiuterà a sviluppare nuovi approcci di trattamento per la depressione che si concentrano su specifici circuiti cerebrali”, dice Susan Scangos, assistente professore di psichiatria al Duke University Medical Center.
I colleghi di Zaharchuk stanno già cercando di identificare quali circuiti cerebrali sono associati alla depressione, e stanno cominciando a chiedersi se è possibile stimolare questi circuiti senza invadere il cervello.