Anche se finora non abbiamo trovato alcuna prova di vita nello spazio, non vuol dire che dovremmo essere impreparati al giorno in cui le cose potrebbero cambiare. Dopotutto, molti scienziati pensano che la vita aliena sia una possibilità concreta, se non una probabilità assoluta .
I laboratori di mezzo mondo sono impegnati in questa ricerca da anni, con l’ultima arrivata, la Cina, agguerrita anche in questo campo. Se (o quando) troveremo mai quella prova, una nuova prospettiva scientifica della NASA ci dice che dobbiamo essere pronti, prepararci all’evento.
Nel paper, guidato nientemeno che dal capo scienziato dell’agenzia spaziale, James Green, i ricercatori della NASA sostengono il motivo per cui abbiamo bisogno di stabilire un quadro per riportare prove di vita nello spazio.
Da grandi poteri derivano grandi responsabilità.
“La nostra generazione potrebbe realisticamente essere quella che scoprirà prove di vita oltre la Terra”, scrive il team di ricerca. “Da questo potenziale privilegiato deriva la responsabilità”. Secondo i ricercatori, è improbabile che la scoperta della vita aliena da parte dell’umanità sia un evento “sì o no”, tutto o niente. È più probabile che l’individuazione della vita nello spazio sarà un processo in continua evoluzione di indagini e scoperte scientifiche. Prima lo capiremo, meglio sarà.
“La storia include molte affermazioni sul rilevamento della vita che in seguito si sono rivelate errate o ambigue se considerate in termini esclusivamente binari”, spiegano i ricercatori. Per poter valutare a più livelli cosa potrà essere considerato “vita nello spazio” e cosa no, abbiamo bisogno di una scala progressiva. Qualcosa di simile alla scala del livello di prontezza tecnologica (TRL) che la stessa NASA usa per monitorare i progressi degli strumenti di volo spaziale, in tutto il processo che va dalla loro ideazione al loro utilizzo in missioni reali.
Una scala di rilevamento della vita nello spazio
Nel contesto delle rilevazioni astrobiologiche della vita, la NASA afferma che potremmo usare una sorta di scala di “confidenza di rilevamento della vita”. L’individuazione iniziale di potenziali biofirme sarebbe classificata con livelli più bassi, le prove specifiche e certe di organismi viventi avrebbero livelli più alti.
Realizzare una scala progressiva di questo tipo e classificare tutte le varie scoperte in ordine di importanza aiuterebbe la comunità scientifica del mondo ad interpretare qualsiasi nuova scoperta legata alla vita nello spazio.
Stabilire le migliori pratiche per comunicare sul rilevamento della vita nello spazio può servire a stabilire aspettative ragionevoli sulle prime fasi di un’impresa estremamente impegnativa. Può costruire la fiducia del pubblico chiarendo che le false partenze e i vicoli ciechi sono previsti. Può essere perfino potenzialmente produttiva del processo scientifico.
Da un estratto dell’articolo
Qualunque sia l’esito del dialogo, l’importante è che avvenga. Solo così le autorità nel campo saranno davvero efficaci nel comunicare i risultati delle loro ricerche sulla vita nello spazio senza cadere in annunci eclatanti o in resoconti noiosi e frustranti.
La prospettiva è stata pubblicata su Nature.