Un team dell’Università del Missouri ha sviluppato un metamateriale artificiale che può rispondere all’ambiente che lo circonda, prendere una decisione in modo indipendente ed eseguire un’azione senza la direzione di un essere umano.
L’esordio sembra fantascientifico, per cui conviene fare un esempio di applicazione. Pensate a un drone che effettua una consegna: con questo metamateriale potrebbe valutare il contesto (inclusa la direzione del vento, la velocità o la fauna selvatica) e cambiare automaticamente e autonomamente rotta per completare la consegna in sicurezza.
Come è possibile?
Guoliang Huang è titolare di una cattedra di ingegneria presso l’Università del Missouri e coautore dello studio pubblicato su Nature Communications. Afferma che il design meccanico di questo nuovo metamateriale incorpora tre funzioni principali presenti anche in materiali trovati in natura: rilevamento, elaborazione delle informazioni e attuazione, o movimento.
“Fondamentalmente, stiamo controllando il modo in cui questi metamateriali risponde ai cambiamenti negli stimoli esterni trovati nell’ambiente circostante”, dice Huang.
Ad esempio, possiamo applicare questo metamateriale alle strutture aerospaziali. Può aiutare a controllare e ridurre i rumori provenienti dall’aereo, come le vibrazioni del motore, e aumentare le capacità multifunzionali del velivolo.
Guoliang Huang, Università del Missouri
Prossimi passi per il metamateriale
Il metamateriale appena sviluppato utilizza un chip per computer per controllare o manipolare l’elaborazione delle informazioni necessarie per eseguire le azioni richieste. Per acquisire energia meccanica, poi, utilizza l’energia elettrica.
Prima a di scoprire cosa fa il team, è tempo di dire serenamente che utilizza l’energia elettrica per convertire quell’energia in energia meccanica. Il prossimo passo dei ricercatori è implementare la loro idea in un ambiente reale.
I finanziamenti? Come spesso accade sono di matrice militare. Provengono dall’Ufficio per la ricerca scientifica dell’aeronautica militare, dall’Ufficio per la ricerca dell’esercito e dalla borsa di studio per la ricerca universitaria della National Science Foundation. Un bel po’ di finanziatori, per un progetto che si sta rivelando ambiziosissimo.
Fonte: Università del Missouri